Argo tre anni dopo. Tanti ne sono passati da quando siamo sul web. Festeggiamo tentando di fare ad alta voce un bilancio del nostro lavoro. Anche per far crescere ulteriormente questa piccola esperienza di informazione di base.
Un progetto semplice
Avevamo iniziato con un progetto molto semplice: fare da sponda e da amplificatore alle espressioni più significative delle diverse testate locali. L’idea, nata all’interno di un gruppo ecclesiale, è stata poi sviluppata da uno staff più allargato nel quale convergono esperienze culturali, professionali e umane molto diverse, accomunate da un gusto e da un giudizio sulla realtà. Nessuno aveva, né ha, velleità di giornalismo professionale, anche se qualcuno proviene da quell’ambito. Scriviamo innanzitutto per noi stessi, per tenere gli occhi aperti su quanto accade attorno a noi, per riflettere assieme e per individuare, quando possibile, ipotesi di soluzione ai problemi della collettività.
Target, un post al giorno
Inizialmente, i nostri primi articoli, erano solo degli abstract, riprendevano, cioè, informazioni di altri siti. Abbiamo successivamente sentito il bisogno di ampliare la ricerca e approfondire la documentazione, riuscendo a pubblicare articoli del tutto originali. In questi 3 anni l’uso delle immagini e dei filmati è molto aumentato. Ma anche qui dobbiamo crescere ancora. Ci siamo dati l’obiettivo di pubblicare un post al giorno, un target ambizioso , e ci siamo, finora, riusciti. Il nostro è un racconto-riflessione che ha la pretesa non solo di ricostruire storie, spesso ignorate, ma anche di trasformare i dati in conoscenza e presa di coscienza, di cercare problemi, di stimolare attenzione e costruire memoria. Con un punto di osservazione sempre locale ma non localistico. Abbiamo, insomma, la pretesa di mettere in luce quello che spesso passa inosservato. Parliamo di scuola, di volontariato, di servizi pubblici, di politica ed economia, di lavoro e occupazione, di ambiente e territorio, di immigrazione, di avvenimenti culturali.
Una struttura agile
La nostra struttura è agile e funzionale: ci vediamo una sera a settimana oppure ogni quindici giorni e discutiamo liberamente di tutto, scambiandoci dubbi, informazioni, problemi. Si passa poi alla fase operativa in cui ognuno propone gli argomenti che considera più interessanti. Alla fine si fa una selezione e una programmazione, che spesso tuttavia subisce variazioni se, nel frattempo, individuiamo nuove notizie. Ognuno di noi prende in carico alcuni articoli che, una volta messi in bozze, sono leggibili da tutti i redattori. Chi di noi vuole può intervenire per correggere, integrare, modificare.
Nessuno firma, firmano tutti
Non firmare i post è una scelta redazionale. Ogni scritto è frutto, a monte, di una riflessione collettiva e, a valle, di una elaborazione alla quale tutti possono contribuire. Fino ad oggi abbiamo pubblicato solo ciò che ci vede unanimemente concordi. I post, quindi, sono firmati da tutto lo staff che trovate, nome e cognome, nel sito.
Una testata di nicchia
Il numero dei nostri lettori, sia pure lentamente, è andato aumentando: lo verifichiamo rilevando quotidianamente il numero di accessi al sito, ma anche attraverso la rapida crescita del nostro gruppo facebook. Siamo consapevoli comunque di essere una testata di nicchia, molto caratterizzata nelle sue posizioni politiche e culturali e, come tale, non vocata a platee oceaniche. Fra i nostri desideri/sogni vi è tuttavia quello di costruire con i nostri visitatori-lettori e un dialogo più serrato, aperto anche a ulteriori collaborazioni.
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ci siete riusciti : avete tenuto gli occhi bene aperti e siete diventati un appuntamento prezioso per tentare di resistere insieme. bravi e grazie.
tanti cari AUGURI a tutta la “ARGOredazione” per un 2012 ricco di buone nuove!!!!!!!!!!!!!!!!
Eleonora
Primo pensierino dell’anno: che possa Argo crescere ed estendere sempre più la propria nicchia nel 2012 e che gli occhi diventino mille!
Grazie per il fine ed arguto lavoro che avete fatto.
Lunga vita ad Argo! Se non ci foste bisognerebbe inventarVi! 🙂
Se è vero che, a dirla con Dostoevskij, l’uomo è un essere che si abitua a tutto e, tanto per non dimenticare Demostene, si pensa come si vive, allora occorrono cento, mille, un milione di occhi spalancati su Catania per ridare la vista e risvegliare chi si è abituato al fango e al silenzio che oscurano mente e cuore, che occludono orecchie e bocca. Non scenderemo nel gorgo muti…