A quarant’anni dal 5 gennaio 1984, giorno dell’assassinio mafioso di Giuseppe Fava, la memoria del giornalista-scrittore è ancora viva e rappresenta un punto di riferimento fondamentale per coloro che vogliono liberarsi delle mafie. Ciò è certamente dovuto all’ autorevolezza, alla profondità –
Sono passati quasi quarant’anni e l’assassinio di Pippo Fava continua ad interrogare la città, il suo passato e il suo presente. Ed è davvero difficile cercare di spiegare ad un ragazzo il contesto in cui maturò l’uccisione di uno dei più grandi
Raccontare la verità, questo il fine che Pippo Fava perseguiva non solo nella scrittura, da giornalista, scrittore e autore di teatro, ma anche nella pittura. La produzione pittorica di Fava è stata studiata soprattutto da Giovanna Berenice Mori, autrice del saggio “Giuseppe
“Pippo Fava muore il 5 gennaio del 1984. Gli sparano cinque colpi alla testa. Tutti mirati alla nuca. Per ammazzarlo e per sfregiarlo. Chi nasce al Sud sa bene che non tutti i modi di ammazzare sono uguali. Alle mafie non basta
La Fondazione Fava ricorda “con affetto e gratitudine” il giornalista Nino Milazzo, venuto a mancare qualche giorno fa. Lo ricorda pubblicando le parole da lui pronunciate, il 4 gennaio 2015, da presidente del Teatro Stabile, in occasione del pomeriggio di
Una sala dedicata a Pippo Fava, con un murale che lo rappresenta al tavolo di lavoro, accanto alla sua macchina da scrivere. L’inaugurazione è avvenuta giovedì 23 luglio, negli Uffici della Geotrans, alla zona industriale, in un contesto che
Per raccogliere l’eredità di Pippo Fava, dobbiamo permettere a chi vuole fare buon giornalismo di poterlo farlo, con tutte le garanzie, compresa la modifica della legge sulla stampa che risale al 1948. Un impegno che la
A raccontare una città dominata dall’intreccio di imprenditoria, politica e criminalità organizzata, saldate insieme dal monoplio mediatico dell’editore Mario Ciancio Sanfilippo, è Antonio Fisichella nel suo “Una città in pugno. Informazione, affari, politica e mafia: Catania al tempo di Mario Ciancio. Una
La storia del vecchio San Berillo e del suo ‘risanamento’ fu raccontata da Giuseppe Fava in “Processo alla Sicilia”, inchiesta giornalistica in trentacinque puntate che, nell’estate-autunno 1966, apparve sulle
Pippo Fava ricordato da uno dei suoi “carusi” nel giorno in cui è stato assassinato ma non ucciso, trentaquattro anni fa. Da più di trent’anni, ogni volta che penso al Giuseppe Fava che ho conosciuto, non penso mai ai potenti che vollero