As a woman I have no country. As a woman I want no country. As a woman my country is the whole world. “Combattere è sempre stato un’abitudine dell’uomo, non della donna. […] Come possiamo comprendere un problema che è solo vostro,
Per alcuni giorni Nazra Palestine Short Film Festival mette a disposizione in streaming alcuni dei suoi cortometraggi per permettere ad un pubblico ampio di conoscere meglio la Palestina. Come sappiamo già, per averne più volte parlato, Nazra, che in arabo significa sguardo,
Giacomo Biondi, archeologo e ricercatore presso il CNR di Catania, da sempre impegnato, anche, nella ricerca di testimonianze sul secondo conflitto mondiale nella zona di Centuripe, ci propone un’ulteriore riflessione su quel conflitto, di grande attualità oggi che la guerra è presente
Argo si misura oggi con una novità, un audio da ascoltare, magari dopo aver letto l’introduzione che spiega l’origine del ciclo di letture sulla guerra che qualcuno si è sentito in dovere di “mettere in campo”. La voce è quella di Andrea
Bombe, morte, massacri, armi, tante armi. Queste le parole che risuonano continuamente attorno a noi e che rendono difficile parlare di Pasqua, di resurrezione, di pace. Ma dovremmo anche chiederci da dove
26 febbraio, Castello Ursino – Catania. Centinaia di cittadine e cittadini partecipano alla manifestazione promossa dalla rete Restiamo umani/Incontriamoci, che ha aderito all’appello lanciato da Peacelink contro la guerra in Ucraina. “Contro l’escalation militare è
Ancora qualche giorno per visitare una mostra molto interessante in cui sono esposte edizioni rare di fumetti, noti e meno noti, che Bruno Caporlingua ha messo a disposizione del pubblico dalla propria collezione privata. La mostra è ospitata dal Comune di Viagrande
Un aeroplano guidato da una scimmia. Con questa immagine Giulietto Chiesa ha concluso (ieri sera presso il salone della Camera del Lavoro di Catania) il suo intervento alla presentazione del libro scritto in collaborazione con Pino Cabras, “Barack Obush”, promossa dal circolo
Metti insieme ragazzi provenienti da paesi in guerra tra loro, cresciuti nel contesto di uno di quei conflitti che generano inevitabilmente paura, sfiducia e sospetto, permetti loro di vivere insieme per due anni, mangiare alla stessa tavola, studiare l’uno accanto all’altro, usare la stessa macchina,