Oggi, nelle nostre tavole, dopo a pausa invernale, le nespole arrivano prima di tanti frutti “tardo primaverili”. Eppure, in alcune ottave siciliane possiamo trovare questo distico: Quannu viditi nespuli chianciti / chistu è l’urtimu fruttu di la stati (Quando vedete nespole piangete/
500 anni di assenza non sono pochi. Ma nel 1992 le cicogne bianche, che non avevano più nidificato in Sicilia, sono tornate e adesso, dopo venti anni, ben 70 coppie hanno i loro nidi tra la Piana di Gela e la Piana
Sti cappidduzza nun pozzu suffriri; Chi si mìntunu ncutti a passiari! E, ncorchi bota, rarreri li rini e, Na pitratuna ci l’agghiu a ncugnari. La ghiammèrica lcontadinionga e li sulini, Scumpuònunu a li figghi re massari. E su passati ca sugnu a
E’ un libro lieve, leggero come l’aria, l’aria pulita di Mosè, nella campagna agrigentina. Ma reca in sé la forza, la consistenza della memoria. Ed é denso dei sapori e dei profumi della cucina siciliana. E’ “Un filo d’olio” di Simonetta Agnello
La giornata sulla immigrazione ci dà lo spunto per riflettere sullo sfruttamento della manodopera straniera. Dal sito Terrelibere due articoli su Rosarno, uno dei tanti paesi agricoli del Meridione: uno di Antonello Mangano (La specificità del caso Rosarno. Oltre lo sfruttamento il razzismo mafioso),