“In Sicilia, far vivere i valori di libertà e democrazia significa combattere contro chi, come la mafia, vuole corrompere questi valori”. Con queste parole, agganciandosi al 25 aprile appena trascorso, il Magnifico Rettore Giacomo Pignataro ha introdotto il convegno dal titolo “Mafia,
Ieri, ventesimo anniversario della strage di via D’Amelio, Paolo Borsellino è stato ricordato, a Catania e in Sicilia, con vari eventi. Noi vogliamo rievocare alcuni aspetti della sua personalità che rischiano di essere dimenticati. Borsellino è divenuto oggetto di attenzione da parte
Eroe moderno della nostra democrazia. Così Antonio Ingroia definisce Borsellino nella prefazione al libro di Giorgio Bongiovanni e Lorenzo Baldo che ricostruisce i 56 giorni intercorsi tra la strage di Capaci e l’attentato di Via D’Amelio (Gli ultimi giorni di Paolo Borsellino,
Non è più solo una proposta. Il Consiglio dei ministri ha approvato il 3 agosto la normativa impropriamente detta Codice antimafia perchè priva di organicità e soprattutto inefficace a contrastare un fenomeno pervasivo e complesso come le mafie. Se ne discuteva da
L’informazione è impegno. Lo hanno ribadito tutti i relatori intervenuti alla presentazione de “I quaderni de L’ora”, la rivista mensile nata nel febbraio scorso e che si richiama allo storico quotidiano palermitano per decenni in primissima fila nella lotta alla mafia. Nell’auditorium del
Forse è stato solo un pretesto la presenza del collaboratore di giustizia Vincenzo Calcara. Fatto sta che a Castelvetrano, il paese del boss Matteo Messina Denaro, Antonio Ingroia si è ritrovato solo. Solo, a ricordare Paolo Borsellino, in un teatro comunale vuoto.