Un paese dove tortura, processi sommari ed esecuzioni sono all’ordine del giorno, il potere viene esercitato in modo brutale da un dittatore che ha spazzato via libertà e democrazia e impedisce l’accesso agli
“Il dramma dei migranti non conosce fine”. Ogni giorno nuove tragedie nel Mediterraneo, notizie che non fanno più notizia, morti che diventano numeri. Donne, uomini, bambini che non hanno più volti, nomi. A Catania, sabato scorso, il corteo “No Frontex” ha provato
Naufragi, muri, filo spinato, respingimenti ed espulsioni: così la “civile Europa” risponde a chi fugge da guerra e povertà. Per dire no a tutto questo sabato 16 aprile a Catania decine di organizzazioni della società civile hanno promosso una manifestazione euromediterranea, che
Un piccolo segnale di speranza. Così è stato percepito, nel campo profughi di Idomeni, l’intervento dei quasi 300 attivisti che hanno condiviso per un paio di giorni la situazione difficile delle migliaia di persone ferme da mesi in questo accampamento improvvisato lungo
C’è un’Europa dei diritti che scende in campo, denuncia le politiche antimigranti e si schiera a fianco chi fugge da guerre e violenze. In questi giorni centinaia di volontari si trovano presso il campo di Idomeni, al confine tra Grecia e Macedonia,
E’ alta l’attenzione mediatica riservata alle terre – le nostre – in cui i migranti sbarcano, quasi assente quella per le terre di esodo. Esordisce così Daniela Melfa, del Centro studi CoSMICA, introducendo la tavola rotonda, da lei presieduta con garbo e
Una diminuzione di quasi il 30% di minori stranieri sbarcati in Sicilia, contro un aumento del 50% su tutto il territorio nazionale, secondo i dati forniti da Save the Children: I dati locali sono quelli della Procura minorile di Catania e riguardano le
In India, in Siria, nelle zone calde del mondo, ma non a Pozzallo. L’organizzazione umanitaria Medici senza frontiere, che cerca di assicurare il diritto alla cura in molti teatri di guerra e in situazioni di povertà e bisogno di tutto mondo, non
Hotspot, cioè “punto caldo“. E’ la denominazione dei centri chiusi di primo approdo previsti dal piano operativo (roadmap) stilato dall’Italia per rispondere alle richieste dell’Unione Europea, che vuole che i migranti in arrivo vengano tutti identificati e non lasciati -distrattamente- allontanare verso
Un’accoglienza modello. Per essere divenuta un modello di accoglienza dei richiedenti asilo, Sutera, piccolo centro in provincia di Caltanissetta, ha avuto l’onore di un articolo sul Time di Londra, “Come un paese siciliano ha imparato ad amare i migranti”, di Lorenzo Tondo.