Un processo, quello a Mario Ciancio, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, che dovrebbe essere, vista l’importanza del personaggio, al centro dell’attenzione. Il dibattimento procede, invece, a fari spenti, come se alla Città non interessasse interrogarsi sulla propria storia. Per rompere
Un’azienda confiscata alla mafia che non è riuscita a restare in modo competitivo sul mercato e sta per chiudere. E’ Riela Group, azienda di trasporti messa in serie difficoltà dalla famiglia mafiosa che la
Libertà e responsabilità, due facce di una medaglia e due parole chiave nella vita di Giorgio Ambrosoli, il commissario liquidatore della Banca privata italiana, assassinato l’11 luglio del 79, dalla criminalità organizzata e da esponenti del mondo politico-finanziario degli anni 70. Lo
Integerrimo nell’analisi, severo nella ricerca della parola giusta e senza mai una di troppo, dotto e ricercato nello stile, “Eresie” è un piccolo libro che raccoglie gli articoli scritti per la rivista “Città d’utopia” da Giambattista Scidà, già presidente del tribunale per
Hanno voluto dare spazio anche ai miglioramenti, ai piccoli passi che fanno sperare in un graduale ritorno ad una festa più vicina alla tradizione e sottratta alle pratiche illegali, ma non hanno taciuto il permanere delle zone d’ombra e i molti interrogativi
Il suo motto era: “Meglio morire in piedi che vivere in ginocchio” e ancora “La forza dell’uomo civile è la legge, quella del bruto e del mafioso la violenza fisica e morale”. Tra i numerosi sindacalisti (almeno 36) uccisi in Sicilia tra
“Fava è stato ucciso dalla Città, una Città che marciva, che non gli perdonava di chiamare i boss boss e i mafiosi mafiosi, di denunciare i ‘cavalieri dell’apocalisse’ e la protezione di cui godevano da parte delle Istituzioni”. Così Francesco Merlo, nel corso
A 30 anni dalla morte di Giuseppe Fava, giornalista, scrittore, drammaturgo, sceneggiatore siciliano, Argo ripropone un filmato quasi inedito, di cui solo una piccola parte è stata inserita nel docufilm “I ragazzi di Pippo Fava”. E’ il discorso fatto da Fava agli
Raccontano di case, cascine e castelli che erano abitati da assassini e hanno preso il nome delle loro vittime, Alessandra Coppola, giornalista del Corriere della Sera, e Ilaria Ramoni, avvocato esperto in legislazione antimafia, nel libro-inchiesta “Per il nostro bene”. “Casa Caponnetto,
In principio – sono già passati due anni- erano soprattutto gli autotrasportatori, i ‘padroncini’ e i piccoli produttori agricoli siciliani che tentavano di mettere in ginocchio la già traballante economia dell’isola. Si erano messi in fila dietro il simbolo dei forconi e
L’unico condannato con sentenza di morte definitiva e irrevocabile è stato lui, Pierantonio Sandri, che purtroppo non ha avuto dal suo tribunale nessuna possibilità di grazia. Ma il suo sacrificio, grazie alla testimonianza di sua madre Ninetta, si è trasformato in impegno