Occhi piccoli e ammiccanti e un sorriso tra lo scettico e il burlesco; andatura dinoccolata e portamento eretto. Così i giornali descrivono Gésa Kertész, calciatore ungherese e celeberrimo allenatore del Calcio Catania negli anni ’30, che sacrificò la sua vita per lottare
Metz Yeghérn, il “Grande Male“. Così gli Armeni chiamano il massacro del proprio popolo che viene commemorato proprio oggi, 24 aprile. Che si possa definire o meno un genocidio, che sia stato o meno il primo genocidio del Novecento (questioni divenute oggetto
“Da cosa ci sentiamo realmente minacciati? Da un’invasione nemica o piuttosto dalla crisi economica, dalla mancanza di lavoro, dal rischio idrogeologico e dalle variazioni climatiche?”La legge di iniziativa popolare “Un’altra difesa è possibile: campagna per la difesa civile, non armata e nonviolenta”
Niscemi 4 aprile 2015. Nei volti dei tanti giovani e meno giovani che hanno dato vita alla manifestazione davanti alla base della Marina militare statunitense si leggeva la gioia di una prima vittoria e la voglia di ribadire il no, senza se
“Rivoluzioni violate. Primavera laica, voto islamista”. L’ultimo lavoro della giornalista Giuliana Sgrena è diventato occasione per discutere, a Catania, di diritti dei migranti, integrazione multiculturale e derive terroristiche. In un mondo sempre più complesso e
I lavori relativi all’installazione delle parabole, stiamo parlando del Muos di Niscemi, “sono iniziati e proseguiti in assenza di valido titolo autorizzativo dovendosi qualificare, quindi, come abusivi”. Questa la considerazione, probabilmente più importante, contenuta nel
Non basta essere tutti Charlie; occorre essere anche -e con forza anche maggiore- nigeriani. Non foss’altro perchè lì a morire sono stati in tanti, davvero troppi. Una vera e propria strage, un genocidio. Non foss’altro perchè si usano piccole donne inermi per
Solidarietà alla Francia e alle vittime dell’attentato al Charlie Hebdo è stata dimostrata venerdì pomeriggio a Catania nel corso di una manifestazione che ci viene oggi raccontata da Ersilia, una studentessa collaboratrice di Argo. Un report arricchito dalle riflessioni sugli
L’Udi, Unione donne in Italia, riconosce la Palestina e lo dice chiaro e tondo con una dichiarazione inviata al presidente del Consiglio Renzi e al ministro degli Esteri Gentiloni. Vi si chiede che Parlamento e Governo riconoscano a loro volta lo stato
“Primavera araba, una rivoluzione in divenire”. Questo il titolo del seminario tenuto giovedì scorso, alla Scuola Superiore di Catania, da Mahmoud Cherif Bassiouni, professore emerito di Diritto presso l’Università DePaul di Chicago, nonchè politologo e storico. Egiziano di nascita e studi, ha