Per ritrovare Tempio, o meglio, per trovarlo, chè il poeta catanese è misconosciuto persino nella sua città. Oppure conosciuto male, ridotto a macchietta, a barzelletta lubrica. Per rivalutarlo l’italianista Antonio Di Grado e il regista e drammaturgo Nino Romeo hanno varato un progetto
“In petra, trasfigurazione scenica de L’imprudenza o Lu mastro Staci”. Qui si incontrano ancora Micio Tempio e Nino Romeo, da tempo accoppiata vincente. Per la componente erotica e l’esplicito richiamo al sesso nei lavori dell’uno e l’altro? Non proprio e non
E’ stato “lu cuntu” delle donne di famiglia a permettere a Ersilia Mazzarino di ricostruire la storia travagliata di suo padre, Turiddu, partigiano catanese morto in circostanze misteriose quando lei aveva appena due anni. Da qui nasce il
Il porticciolo di Ognina, le barche a vela latina che escono in mare o tornano a riva, i poveri frutti della pesca, le onde che si infrangono sugli scogli tra nuvole di spruzzi. Questo e altro negli 8 minuti di filmato di
Matteo Collura, dalla fascetta rossa che abbraccia la copertina, la paragona a Filumena Marturano; lo storico Tino Vittorio alla civitota Cicca Stonchiti. Altri chiamano in causa addirittura Molly Malone, procace pescivendola dell’omonimo inno irlandese che per la strade di Dublino grida: “Vongole
Scarafaggi, Mafia, Cattivo, Boss, Silenzio, Paura, Bullo, Omertà, Coraggioso, Solidarietà, Libertà, Vittoria. 12 parole, rigorosamente in neretto, per scandire una storia sulla mafia raccontata ai bambini. Marco Rizzo, giornalista e scrittore, e Lelio Bonaccorso, fumettista e illustratore, entrambi siciliani, hanno scelto la
Giovedì 10 gennaio 2015, La Città Felice e il circolo Olga Benario hanno presentato a Catania il libro di Angela Lanza “La storia di uno è la storia di tutti”. Ci propone una sintesi dell’iniziativa Carmina Daniele de La Città Felice. Dal
Tossiche cioè velenose, dannose, letali. Così possono essere le parole ad uccidere civiltà e democrazia. “Noi siamo le parole che usiamo” -dice la sociologa della comunicazione Graziella Priulla che nei giorni scorsi ha presentato nella libreria Feltrinelli di Catania il suo ultimo
Benefattore come Robin Hood? Vignettista come Altan o Elle Kappa? Pittore di talento? Politico dalla vista acuta e amministratore onesto? Perseguitato perchè anarchico e omosessuale? Oppure volgare malvivente? Tanti modi per descrivere Paolo Ciulla, il più grande falsario italiano la cui vita
“Faccia di piru cottu, di pummaroru sfattu, dimmi cosa ti ho fatto, perché non mi ami più?!” Cesare, questa canzoncina, la cantava in classe agli alunni e la scuola, con lui, non era mai una fatica; era sempre qualcosa di divertente. Non