Dall’intervento della dirigente Agata Pappalardo (alla presentazione dell’Ufficio Diocesano)

L’invito del Papa e del nostro Arcivescovo di aprirci all’ascolto ha rappresentato l’input di partenza per le attività dell’ufficio. Pertanto, abbiamo iniziato col metterci in ascolto dei bisogni reali dei ragazzi e delle famiglie, a partire dalle scuole e dalle comunità ecclesiali per poi interpellare le istituzioni, le associazioni, gli enti del terzo settore, gli altri uffici pastorali. Ogni soggetto, fino ad ora ascoltato, ha avuto modo di raccontarsi e le loro narrazioni stanno divenendo una fonte preziosa di ispirazione per la prosecuzione del nostro cammino e per la riflessione sulla nostra vera identità, sul contributo che siamo chiamati ad offrire come organismo ecclesiale che deve contraddistinguersi per lo spirito di comunione e per la piena accoglienza delle varie fragilità sociali, con particolare attenzione per quelle dei ragazzi a rischio, nel segno dell’amore ad esse, della chiarezza e della concretezza, con convinta adesione all’intima disposizione della Chiesa a proporsi come comunità che ama il Cristo in coloro che Lui ha più amato. Per questo, sentiamo chiaramente la chiamata a partire “dal basso” e la necessità di fare rete nella ricerca di risposte concrete a temi molto complessi come quelli della povertà educativa, del disagio giovanile, della devianza minorile.

La metodologia scelta è stata quella del “laboratorio-cantiere” suggerito dal percorso sinodale previsto dalla CEI per questo anno pastorale. Questa metafora ci rappresenta in pieno, perché l’ufficio non è una realtà definita una volta per tutte, ma un vero e proprio cantiere in costruzione ed in continua evoluzione, che cresce grazie al contributo di tutte le realtà che hanno a che fare con i bambini, i ragazzi e i giovani della città e della diocesi. Non si tratta di un retorico invito alla partecipazione, ma di una richiesta ufficiale ad intraprendere insieme un cammino, un viaggio che, partendo dalle aree più svantaggiate, marginali e difficili della nostra città, ci permetta di scoprire nuove strade, nuovi linguaggi, nuove pratiche sempre più rispondenti ai bisogni e alle aspirazioni delle ragazze e dei ragazzi, che ci renda più incisivi sulle condizioni delle famiglie e dei loro contesti di vita; un viaggio che ci permetta di dare fiducia, di costruire reti di sostegno e di solidarietà per i ragazzi ed i giovani gravati non solo dalla povertà educativa ed economica, ma anche dalla conseguente mancanza di progettualità e di speranza in un futuro migliore; di accompagnare la comunità locale, quella del quartiere, della parrocchia e del territorio, nel graduale processo di trasformazione in una vera comunità educante, capace di affrontare le sfide educative del nostro tempo.

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