Chiedere agli stranieri immigrati il rispetto della legalità è giusto. E’ più che giusto. Ma anche noi italiani, e ancor più noi catanesi, dovremmo imparare il rispetto della legge. E anche il rispetto tout court. Il rispetto degli altri, di tutti gli altri.
Non sempre questo avviene sia da parte di noi semplici cittadini sia da parte di chi ricopre compiti istituzionali, come i vigili urbani o i poliziotti.
Non parliamo poi della propensione a fare di tutta l’erba un fascio, a considerare tutti gli stranieri extracomunitari come tendenzialmente portati a delinquere o addirittura come venuti proprio per delinquere.
Possiamo vedere dall’articolo di Pinella Leocata (“I Senegalesi chiedono progetti di integrazione”, in La Sicilia 11/01/09) che molti di loro non solo hanno regolari permessi di soggiorno, ma cercano spazi in cui praticare legittimamente la loro attività di venditori. Alcuni desiderano anche acquisire delle competenze tecniche da spendere in patria, dove contano di tornare.
Non sempre legale, invece, il comportamento di chi li vuole sanzionare. Questi stranieri, infatti, non solo vengono spesso trattati in modo ostile e violento, ma sono anche oggetto di prepotenze ingiustificate e di comportamenti non legittimi. Alcuni, ad esempio, hanno dichiarato che la loro merce è stata sottratta dalle forze dell’ordine senza che fosse redatto il relativo verbale. Che fine avrà fatto questa merce? Chi ha dimostrato uno scarso senso della legalità?
Ci sono poi testimonianze toccanti, come quella di Ndyaie, a cui non sono bastati un permesso di soggiorno e una licenza rilasciata dalla Camera di Commercio per evitare alcuni giorni di carcere e un processo. Leggi «Non ho aggredito alcuno . Chi ha visto testimoni»