As a woman I have no country. As a woman I want no country. As a woman my country is the whole world.
“Combattere è sempre stato un’abitudine dell’uomo, non della donna. […] Come possiamo comprendere un problema che è solo vostro, e, quindi, come rispondere alla domanda, in che modo prevenire la guerra? Non avrebbe senso rispondere, basandoci sulla nostra esperienza e sulla nostra psicologia: che bisogno c’è di combattere? È chiaro che dal combattimento voi traete un’esaltazione, la soddisfazione di un bisogno, che a noi sono sempre rimaste estranee. Una vera e totale comprensione si potrebbe ottenere soltanto con una trasfusione completa del sangue e della memoria – ma la scienza non è ancora giunta a tanto.
Combattevano contro l’oppressione dello stato patriarcale come voi combattete contro l’oppressione dello stato fascista. […] Noi non facciamo che portare avanti la lotta iniziata dalle nostre madri e dalle nostre nonne. […] Ora voi provate sulla vostra persona quello che hanno provato le vostre madri quando furono escluse, quando furono imprigionate perché erano donne. Ora voi siete esclusi, ora voi siete imprigionati, perché siete ebrei, perché siete democratici, per ragioni razziali, per ragioni religiose.
E che diritto abbiamo noi, Signore, di predicare ad altri paesi i nostri ideali di libertà e di giustizia”?
Siamo alla vigilia della seconda guerra mondiale, e Virginia Woof risponde alla domanda posta da un avvocato, segretario di un’associazione antifascista, che le chiedava di fare qualcosa per prevenire la guerra. Da questa domanda nasce il libro “Le tre ghinee”, in cui l’autrice riflette sulla guerra ma anche sull’essere donna, per constatare la subalternità e l’esclusione delle donne, ma anche per riconoscerne la differenza. Un’idea successivamente sviluppata da tutta una corrente di pensiero femminista.
Grazie bellissimo frammento del pensiero di una delle più intense e consapevoli scrittrici femministe della storia delle donne e non solo!!…Grande riferimento per tutta l’ umanità che crede e lotta per quel salto di civiltà che già mattone su mattone stiamo costruendo…