Tutti convocati nel salone di Palazzo dei chierici, prefetto, assessori regionali e comunali, enti, associazioni, e chi più ne ha, più ne metta. Un incontro che – sulla base dell’invito – avrebbe dovuto essere di “concertazione” sugli interventi da effettuare a San Cristoforo con i fondi del cosiddetto decreto Caivano, un’occasione per confrontarsi dopo il lungo silenzio seguito all’assemblea della Salette.
E invece no. Una convocazione in una sala dalla pessima acustica, con microfoni malfunzionanti e mal posizionati, per non sentire quasi nulla. E, quando qualcosa si riusciva a sentire, per ascoltare qualche vaga proposta, corredata da qualche “se” e molti “ma”.
Il sindaco Trantino ha dovuto ammettere di stare ricorrendo a esercizi di rilassamento zen per portare avanti il discorso nonostante gli ostacoli tecnici. Un prezzo da pagare perché il tempo per la consegna dei progetti è quasi scaduto e si doveva dare l’impressione che una concertazione avesse avuto luogo.
Ma sarebbe stato più efficace un post su Facebook, in cui il sindaco è maestro, possibilmente con una mappa chiara degli interventi che il Comune ha già (quasi) deciso. Ci si è accontentati di far circolare pochi dossier cartacei e proiettare slide non sempre utili.
Di più, in effetti, non si poteva dato che – come i presenti hanno appreso – il confronto con il governo era avvenuto appena poche ore prima ed erano ancora in corso contatti telefonici tra il Commissario Ciciliano e il sindaco. C’erano, quindi, ‘dettagli’ (non proprio tali) da chiarire.
Non solo, in sostanza, il pubblico non era stato convocato per discutere ma solo per ricevere comunicazione degli interventi stabiliti, ma ancora non si sapeva bene neanche quali fossero.
Era stato, infatti, appena assodato (possibile che non si sapesse già?) che gli interventi si possono fare solo su spazi di proprietà comunale, e non era ancora chiaro se, essendo Catania l’unico comune in dissesto tra quelli indicati dal governo, potevano esserci delle deroghe.
Insomma ancora ‘se’ e ancora ‘ma’. Una strana concertazione tra chi non ha ancora chiare le regole (l’amministrazione) e chi non ha le informazioni (la città).
Tanto per fare un esempio, non c’è stata nessuna comunicazione su tutte le altre proposte che l’Amministrazione ha ricevuto da parte di cittadini e associazioni. Neanche un piccolo, schematico elenco. Solo qualche foto di edifici segnalati come oggetto di possibile intervento, ma senza la minima spiegazione.
Quanto alle scelte compiute dall’Amministrazione, abbiamo appreso che ruotano attorno all’asse di via Plaia, che verrebbe riqualificata, a quanto pare a partire dalla piazza Federico di Svevia, quindi dall’attuale via Angeli Custodi. Su via Plaia il Comitato Federico II aveva presentato una circostanziata proposta di riqualificazione, ma nessuno ne ha parlato. Non è stato detto se, e in che misura, essa sia stato presa in considerazione.
Sempre su via Plaia, poco oltre il Tondicello, si trova la sede dell’ex Livio Tempesta, oggi accorpata alla Dusmet-Doria, edificio non attrezzato per poter ospitare una scuola a tempo pieno. L’idea era di acquisire gli spazi della limitrofa ex conceria ormai ridotta a rudere, per costruire ex novo la scuola, i cui locali attuali sarebbero stati adibiti ad altri usi. Non essendo possibile, secondo le nuove disposizioni, acquisire terreni privati, pare che si stia ripiegando sulla soluzione di abbattere i locali scolastici attualmente esistenti per ricostruirli con i criteri adeguati ad una scuola a tempo pieno.
Analogo discorso riguarda la ‘Rita Atria’ di via Gramignani, accanto alla quale sussiste un terreno privato in stato di abbandono che si sarebbe voluto utilizzare per farci dei campi di calcio. Per i motivi sopra detti, anche questa ipotesi sembra che non possa essere perseguita.
Altrettanto nebuloso l’esito di un altro intervento immaginato: per realizzare una palestra coperta si pensava di utilizzare gli spazi del vicino Istituto della Divina Provvidenza, che le suore concederebbero per cinquanta anni in comodato d’uso. Ma si tratterebbe di un investimento pubblico su una proprietà non comunale.
Il fatto che, oltre alla sistemazione della via Plaia, l’attenzione si sia concentrata sulle scuole ci sta bene. Nessun contrasto alla devianza minorile o alla dispersione scolastica è possibile senza partire dalla scuola, spesso unica presenza dello Stato nei quartieri difficili. E senza che la scuola sia attrattiva, nelle strutture più accoglienti, nell’offerta formativa più varia e più efficace, comprese le attività gradite e utili ai ragazzi come lo sport. Per il quale servono spazi, interni ed esterni. E questo è chiaro anche al sindaco.
Ma la scuola non ha solo bisogno di edifici, ha bisogno di attrezzature e soprattutto di personale. Una questione che esula dai poteri dell’Amministrazione, che dovrebbe tuttavia protestare per la china presa dall’attuale governo, che continua ad accorpare e a tagliare. Di più. Non vorremmo che un enorme problema formativo fosse trasformato in una questione edilizia, come se l’ennesimo appalto e nuovo acciaio e cemento consentissero di contrastare il disagio sociale e gli alti livelli di dispersione scolastica e criminalità minorile che di esso si nutrono.
L’attenzione su san Cristoforo, come ha detto anche Trantino, non può finire con questo progetto. Ma il lavoro da fare è enorme. Dopo decenni di incuria e di esclusione dai radar, tornare ad occuparsene significa elaborare un piano organico su tutta l’area, che però non abbiamo visto. Significa, inoltre, utilizzare altre linee di finanziamento possibile, risorse di provenienza comunitaria alle quali si è fatto cenno. Tanto più che anche quelle del cd Decreto Caviano sono risultate più leggere di quanto annunciato, 20 milioni e non 25, IVA compresa.
C’è un però. Le azioni su cui il Comune sta puntando, come ha rilevato nel suo intervento don Marcello Mazzeo, direttore della Salette, sono troppo “spostati a destra”, non in senso politico ma spaziale. I salesiani che operano in zona da oltre settanta anni e conoscono bene il territorio e i sotto-quartieri in cui è diviso, e a cui i residenti sono legati, avevano tenuto presente questa situazione nella loro proposta. Essa prevede, infatti, tre hub collocati in tre diverse aree, per spingere verso un cambiamento più omogeneo.
A quello di don Mazzeo sono seguiti altri interventi, non tutti congruenti con il tema trattato: qualcuno si è attardato in citazioni dotte, qualcuno nella rievocazione di pianificazioni passate o nel ripensamento sugli errori commessi. Tutte belle cose ma poco funzionali al tema in discussione.
L’esortazione a lavorare insieme, portata avanti nei suoi documenti dal Cantiere per Catania, non sembra aver trovato adeguato riscontro. Così come temiamo che le diverse e puntuali proposte avanzate dalle associazioni possano essere sfuggite ad un’Amministrazione concentrata solo sull’intervento edilizio.
Concludendo, consideriamo la convocazione di martedì, impropriamente definita ‘concertazione’, un’ulteriore occasione mancata. E non solo perché l’acustica fosse pessima e i microfoni non funzionanti.
Ecco un riepilogo delle proposte su San Cristoforo, presentate all’Amministrazione e pubblicate sul nostro sito: dal Comitato per il Parco Monte Po-Acquicella – da CGIL,Sunia,Auser – dal Comitato Cittadino Federico II – dalla comunità della Salette – dal Cantiere per Catania
Saltati i campetti sportivi in via Gramignani accanto alla scuola Rita Atria e la palestra coperta accanto all’Istituto della Divina Provvidenza perché entrambi previsti in proprietà privata con la conseguente impossibilità di finanziamento con fondi stanziati dal DL 31 dicembre 2024, n. 208. Circostanza nota all’Amministrazione che per analogo motivo ha rinunciato a trasferire la scuola Dusmet Doria in luogo della poco distante ex conceria parimenti privata.
Il rovescio della medaglia è che il Comune, nell’auslicato caso di conversione in legge, entro dopodomani 1 marzo, del decreto, sarebbe costretto nei successivi 30 gg a riprogrammare l’uso dei finanziamenti destinati a campetti e palestra: un’occasione, quindi, che si presenta alle 82 associazioni coordinate da Cantiere per Catania, per tornare a cercare di incidere, sinora senza successo, sulla programmazione.
Torno a suggerire in luogo dei due inerventi improvvidamente previsti, la messa a norma dell’esistente ma degradato campo di calcio, tanto per una scuola calcio per i ragazzi cristoforini che per ospitarvi i campionati di quartiere (essendo venuta meno, al momento, la possibilità di fruizione di quello regolamentare di Monte Po sebbene comunale) e una scuola di ospitalità nel comunale ex mercato di via Belfiore, se disponibile, e/o negli ex cinema Midulla e Concordia, pure comunali e in atto inattivi, in cui formare gli operatori dei tanti B&B che continuano a moltiplicarsi nel quartiere e per la quale trono a garantire le competenze non retribuite della direzione nazionale di Federturismo che ha analogamente proceduto al Cairo in cooperazione internazionale con indiscusso successo.
Al 2° capoverso, non “auslicato” ma auspicato, e
all’ultimo non “trono” ma torno.
Mi scuso per eventuali altri refusi.