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Rifiuti, un Commissario per aggirare le regole

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emissioni da inceneritore

Siamo il paese delle emergenze fatte sistema, e una di queste è sicuramente quella dei rifiuti, che – in verità – è solo una cattiva gestione che perdura da anni, anzi da decenni. Una emergenza è, invece, un fatto straordinario e transitorio, a cui si deve rispondere con disposizioni straordinarie e transitorie.

Ecco perché non è giuricamente fondato il decreto (n. 800) con il quale la Presidente del Consiglio dei Ministri, nel febbraio 2024, ha nominato Renato Schifani commissario straordinario “…per il completamento, nella Regione siciliana, della rete impiantistica integrata che consenta nell’ambito di un’adeguata pianificazione regionale del sistema di gestione dei rifiuti, il recupero energetico, la riduzione della movimentazione dei rifiuti e l’adozione di metodi e di tecnologie più idonei a garantire un alto grado di protezione dell’ambiente e della salute pubblica.” Un incarico della durata di due anni, che può essere prorogato e rinnovato.

Un incarico, in sostanza, per realizzare gli inceneritori. Prospettati da tempo in numero e con collocazione differenti, sono stati da qualche mese – con grande soddisfazione – annunciati come di imminente esecuzione, uno a Palermo e uno a Catania, e tali da risolvere in modo ottimale ed economico l’annoso problema dei rifiuti.

Prima di smontare le promesse relative a questi impianti, che non toglieranno – come i cittadini si aspettano – la spazzatura dalle strade perché non modificheranno il sistema di raccolta e non saranno, in ogni caso, pronti prima del 2028 (ammesso che lo siano entro questa data…). Prima di contestare la pretesa che siano innocui per la salute e sostenibili dal punto di vista energetico ed economico (perché allora in tutta Europa vengono via via dismessi e anche caricati di specifiche tasse?), entriamo del merito del decreto che ha affidato a Schifani il compito di portare avanti questo progetto.

Un decreto che conferisce al Presidente della Regione un potere che va in deroga alle leggi ordinarie e che le associazioni Zero Waste Sicilia, Legambiente Sicilia e WWF Sicilia Nord Occidentale ritengono giuridicamente illegittimo. Tanto da aver presentato – con il supporto tecnico di Giampiero Trizzino, avvocato ed esperto di diritto ambientale – un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica.

Un ricorso che non solo pubblichiamo per intero a questo link, ma su cui ci baseremo per evidenziare alcune importanti criticità.

Come leggiamo nel documento, il potere di deroga concesso a Schifani sarebbe giustificato solo in casi assolutamente eccezionali e sulla base di una dichiarazione dello stato di emergenza (legge n.225/1992).

Nell’aggiornamento del Piano dei rifiuti, effettuato nel febbraio 2024, non troviamo, tuttavia, nessun riferimento ad un possibile stato di crisi del sistema di gestione dei rifiuti, così come non esiste nessuna dichiarazione di stato di emergenza, nemmeno all’interno del Decreto n.800. Nè si fa cenno a situazioni emergenziali o a particolari criticità che non possano essere fronteggiate con il ricorso alle Leggi ordinarie.

Anche l’arco temporale individuato per l’incarico, due anni con possibilità di proroga e di rinnovo, viene considerato – nel ricorso – non legittimo. Come le associazioni ricordano, l’emergenza è una condizione straordinaria, determinata da una circostanza improvvisa, imprevista ed imprevedibile, che richiede l’assunzione di rimedi immediati e di misure eccezionali circostritte nel tempo.

Anche il Consiglio di Stato ritiene “incompatibile con il concetto di emergenza un intervento di durata pluriennale, che finirebbe per realizzare una sovrapposizione di un sistema amministrativo e di gestione alternativo a quello ordinario” (sentenza n.6809 del 13 dicembre 2002).

Sulla base dei poteri ricevuti, infatti, il Commissario può by-passare le norme esistenti e accelerare le procedure autorizzative ignorando regole che, nella maggior parte dei casi, sono poste a tutela della salute umana, dell’ambiente e della partecipazione dei cittadini ai processi decisionali.

Di più. Per evitare un’arbitraria ed incondizionata gestione del potere attribuito al Commissario, è previsto dalla giurisprudenza che il conferimento di poteri straordinari contenga l’indicazione delle norme derogabili in modo tale che venga specificato “il nesso di strumentalità tra lo stato di emergenza e le norme di cui si consente la temporanea sospensione” (Corte Cost. sentenza n. 418, 22 ottobre 1992).

A Schifani è stato invece assegnato un incarico di durata pluriennale e privo di limiti precisi e controllabili, proprio quello che, come leggiamo nella sentenza n. 6809 del Consiglio di Stato (13 dicembre 2002), “finirebbe per realizzare una sovrapposizione di un sistema amministrativo e di gestione alternativo a quello ordinario”.

I margini discrezionali, ampi e non circoscritti, lasciati al Commissario straordinario sono quindi, secondo gli autori del ricorso, un elemento pericoloso soprattutto in un settore, come quello dei rifiuti, già di per sé, estremamente tecnico.

Nella parte conclusiva il documento delle associazioni si sofferma sull’uso del termine termovalorizzazione al posto di incenerimento, un uso che appare strumentale perché consente di eludere le disposizioni dell’Unione Europea che, nella Direttiva UE 2018/850, prevede il divieto di conferire in discarica i rifiuti idonei al riciclaggio o al recupero a partire dal 2030. E l’incenerimento dei rifiuti urbani viene equiparato dall’Europa al conferimento in discarica perché viola la gerarchia di gestione dei rifiuti, che individua come prime azioni la prevenzione, il riuso e il riciclo, e accetta solo in seconda battuta il recupero energetico e lo smaltimento in discarica.

Legambiente, Zero Waste e WWF concludono richiedendo all’organo giudicante di “annullare e/o disapplicare l’atto impugnato, anche previa rimessione degli atti alla Corte Costituzionale o alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea”, essendo state disattese le prescrizioni contenute nelle recenti Direttive europee sulla gestione dei rifiuti.

Non a caso, infatti, la Commissione europea ha deciso che l’incenerimento non sarà finanziato con fondi del PNRR e che gli inceneritori saranno tassati, a partire dal 2026. Dovranno pagare per le emissioni climalteranti prodotte, oggi più che doppie “di quelle mediamente generate in Europa dalla produzione di energia elettrica”. Altro che economicamente convenienti!

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