Che Catania sia povera di verde è risaputo. Così come il fatto che la mancanza di verde renderà più pesante l’aumento delle temperature dovuto ai cambiamenti climatici. Ma i comportamenti e le scelte, sia dei privati sia degli enti pubblici, non sembrano trarre le conseguenze di queste verità. Contunua a prevalere l’interesse immediato, senza nessuno sguardo al futuro, nella totale passività degli amministratori.
Prendiamo il caso di uno dei pochi spazi rimasti liberi in una zona nodale della città, l’area compresa tra via Vittorio Veneto, via Patanè Romeo e via Vagliasindi, attualmente occupata da un parcheggio.
Circondata da alti edifici tra loro contigui, con relative botteghe e supermercati, e da strade molto trafficate, l’area – di ragguardevoli dimensioni – poteva diventare, opportunamente, un polmone verde. Ed in effetti a verde pubblico l’ha destinata il vigente Piano Regolatore, i cui vincoli espropriativi sappiamo essere scaduti da tempo.
Interessati ad avere un ritorno economico da questo terreno, i proprietari hanno richiesto al Comune una “rideterminazione urbanistica” dell’area, vale a dire che le venga attribuita una nuova destinazione urbanistica. Una richiesta legittima a cui il Comune ha il dovere di rispondere, il che non significa che i proprietari abbiano diritto a pretendere la destinazione a loro più gradita. La decisione, infatti, spetta al Consiglio Comunale, al quale l’Urbanistica può proporre una variante al PRG o – secondo quanto prevede la legge regionale del 2020 – un accordo con i privati che tenga conto anche del pubblico interesse.
Cosa troviamo invece? Non un accordo e nemmeno una variante. Troviamo una ditta, SDM Veneto Immobiliare, che chiede una “edificabilità secondo gli indici di zona viciniori prevalenti” per attività residenziale, direzionale e commerciale. Chiede cioè che su questo terreno si possano costruire, con un indice di edificabilità altissimo (6.5 mc/mq), palazzoni simili a quelli adiacenti, con appartamenti botteghe e uffici, per sfruttare al massimo il valore del suolo in una zona elegante e appetibile.
Non un accordo, quindi, ma solo la richiesta di un privato che l’Ufficio, evidentemente, non vuole scontentare, tanto da rispondere con provvedimento ‘originale’, una verifica di fattibilità della proposta, non prevista dalla normativa.
Per questa verifica vengono coinvolte altre Direzioni e altri Enti, chiedendo il consenso di Sidra, Protezione Civile, Autorità di Bacino, FCE, e via discorrendo. E’ evidente che né Sidra né l’azienda del gas abbiano competenze o preoccupazioni urbanistiche, essendo interessate al massimo alla possibilità di fare passare qualche tubo, così come aziende tipo FCE non hanno motivo di porre ostacoli ad una edificazione che non li coinvolge.
Perchè allora tirarle in ballo? Per far apparire che “tutti” sono d’accordo? Per aprire la strada, nel caso che l’Ufficio non volesse procedere, ad un intervento del Tar e alla nomina di un commissario ad acta che decida per tutti?
L’unica cosa chiara, in questa faccenda, è che manca la difesa dell’interesse pubblico, la cura della città e del benessere dei cittadini.
Quel verde pubblico a cui l’area è stata destinata viene dimenticato. Evidentemente non lo si considera utile né tantomeno necessario nonostante l’altissima densità di edificazione che caratterizza questa zona. Anche il “no al consumo di suolo”, che ricorre nelle dichiarazioni di principio, viene ignorato, sebbene venga ribadito nelle linee di indirizzo del nuovo Piano regolatore, il PUG, di recente approvate dalla Giunta e redatte dalla stessa Direzione Urbanistica.
A proposito di PUG, in prossimità della redazione del nuovo Piano (ammesso che non sia solo sbandierata) ha senso stabilire una nuova destinazione per le aree cittadine ancora non edificate? E ha senso farlo con provvedimenti che contraddicono i principi affermati nelle linee d’indirizzo, in cui si parla di “città sostenibile”, “processo rigenerativo” e quant’altro?
In passato, in casi simili, quando bisognava riclassificare aree a verde pubblico, gli uffici assegnavano una destinazione che lasciasse ai privati la possibilità di impiantare attività anche lucrose (campi da tennis, calcio a cinque, ecc.), ma senza edificazioni o quanto meno con strutture di piccola cubatura da adibire a spogliatoi e servizi. Nulla di comparabile con l’altezza degli edifici e la quantità di cemento che vengono proposte nell’area di cui discorriamo.
E sebbene la legge regionale 19/2020 e il provvedimento stesso dell’Urbanistica sottolineino l’importanza di bilanciare interessi pubblici e privati, è evidente che in questo caso l’interesse pubblico sia del tutto assente.
Anche la proposta di perequazione che lascerebbe al Comune un lotto in cui realizzare “servizi/attrezzature di pubblica utilità” appare inconsistente. Quale lotto e di quale estensione non è chiaro, non si sa cosa se ne potrebbe fare e l’Ufficio non ha nemmeno chiesto ai privati di realizzare a spese loro quanto meno un giardinetto pubblico attrezzato. Eppure il guadagno del privato, con questo progetto edilizio, sarebbe molto consistente, e ben altro avrebbe dovuto imporre il Comune per realizzare il previsto bilanciamento con l’interesse pubblico.
A restare ‘fregata’ sarà la città, che perderà un altro spazio ancora inedificato e la possibilità di farne, anche se in futuro, qualcosa di utile alla colletività.
non so se avete seguito l’ultimo comizio che la Garbatellara ha tenuto ad Atrejou.Ha detto che lei lotta la MAFIA. Ma quale Mafia? quella dei terreni edificabili oppure quella dei TAXI? Se avete avuto la fortuna di seguire la vicenda dei TAXI vi renderete conto a quale mafia si riferisce la Garbatellara. Si è schierata dalla parte dei Tassinari ed ha lottato gli NCC ed Huber nonostante fossero evidenti le presioni e gli interessi della categoria dei tassinari , legati a doppio filo alle autorità comunali a scapito del libero mercato del trasporto urbano. Financo Milei , presidente dell’argentina, ha vantato il libero mercato dei tassinari. Ma la nostra Garbatellara non intende tutelare il libero mercato . Ha preferito la categoria proptetta e mafiosa dei tassinari che si tramandano da padre in figlio e da amici ad amici le licenze a suo tempo ottenute . E le vendono ; ne fanno commercio illergale. Ecco chi tutela la mafia o meglio la prepotenza dei assinari.