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Comune di Catania, la resa dei conti. Ripiomberemo nel disavanzo?

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municipio Catania

All’inizio del nuovo anno la nostra Città saprà qual è lo stato delle sue finanze: l’Organismo straordinario di Liquidazione, nominato dopo la dichiarazione di dissesto, concluderà, infatti, a fine gennaio la propria attività. In particolare, verificherà se tutti i debiti accumulati dal Comune di Catania sono stati effettivamente pagati. Se così non fosse, e molti dati confermano questa preoccupazione, c’è il rischio, come scrive Maurizio Caserta (docente di economia politica nell’Università di Catania e attualmente consigliere d’opposizione nel Consiglio comunale cittadino), “di compromettere gli equilibri finanziari fin qui raggiunti”.
Sarà lo stesso Caserta ad accompagnare i lettori di Argo in questa fase e più in generale nella comprensione delle questioni economico-finanziarie cittadine. Pubblichiamo oggi il suo primo intervento su ECONOMIA, FINANZA E RICCHEZZA DEL COMUNE DI CATANIA, propedeutico agli approfondimenti successivi.

Come qualsiasi soggetto economico l’ente ‘Comune di Catania’ genera un reddito, che spende; accumula crediti e debiti; dispone di un patrimonio. Come qualsiasi soggetto economico prova a non spendere più del suo reddito, in modo da non accumulare debiti e non intaccare il patrimonio. Come qualsiasi soggetto economico non sempre ci riesce. Può dover o voler spendere più del suo reddito. Ciò è possibile solo ricorrendo a un prestito, esponendosi quindi verso l’esterno e mettendo in pericolo il patrimonio. Per rientrare bisogna spendere meno per generare avanzi sufficienti a ripagare i debiti e, se occorre, ridurre anche il patrimonio. Non sempre ciò si fa volontariamente; a volte si è costretti a farlo (fallimenti e dissesti).

Come è noto il Comune di Catania si è trovato in queste condizioni. Avendo accumulato troppi debiti è stato costretto a ridurre le spese e a mettere a disposizione il suo patrimonio, dichiarando lo stato di dissesto. Ha quindi messo a disposizione di un organismo all’uopo designato (Organismo Straordinario di Liquidazione) il suo patrimonio per pagare i debiti fino a quel momento accumulati. E ha provato a riequilibrare il suo bilancio di crediti e debiti. Questo stato di cose continua ancora oggi. A quanto è dato sapere non tutti i debiti sono stati pagati, sicché è possibile che al termine dell’attività dell’Organismo di Liquidazione, prevista per il prossimo mese di gennaio, i debiti residui siano restituiti all’amministrazione ordinaria, con il rischio di compromettere gli equilibri finanziari fin qui raggiunti.

Gli equilibri finanziari, infatti, sono stati raggiunti. Il risultato di amministrazione, che segnala l’esposizione verso l’esterno dell’ente, ossia la differenza tra i residui attivi, con le disponibilità di cassa, e i residui passivi è, infatti, positivo. Da qualche anno è positivo al lordo degli accantonamenti e, nell’ultimo anno, anche al netto degli accantonamenti. Ciò ovviamente è stato possibile solo per aver ridotto le spese all’essenziale e aver trasferito il debito accumulato fino alla dichiarazione del dissesto all’Organismo di Liquidazione. Bisognerà aspettare il report finale dell’OSL per capire se l’ente non ripiomberà in uno stato di disavanzo.

Ma dietro la finanza c’è l’economia. È lì che bisogna andare a guardare per capire perché ci si trova esposti finanziariamente e come è possibile evitare di trovarsi di nuovo in quello stato. Un soggetto economico che si ritrova indebitato, con debiti che non riesce a pagare, è un soggetto che sta vivendo al disopra delle sue possibilità. Ciò accade perché non riesce a generare i redditi che dovrebbe o potrebbe generare oppure perché spende troppo e male. A volte sono le sue possibilità ad essere poco esplorate e/o attivate; a volte si spreca denaro o si spende in modo da generare scarsi benefici. Un sano percorso di risanamento richiederebbe un’attenta analisi delle possibilità (le entrate), per sfruttarle tutte ed in modo efficace, e una attenta analisi delle spese, per evitare sprechi e impieghi inutili o dannosi.

Le possibilità dell’ente, ossia le risorse cui può accedere, dipendono da una molteplicità di fattori: le leggi, lo stato dell’economia locale, la capacità di riscossione dei tributi, la capacità di accedere alle fonti finanziarie competitive, lo stato dell’economia del paese. La capacità di spendere bene dipende dall’efficienza degli uffici, dalla loro capacità di scegliere i fornitori, dal tasso di corruzione, dall’efficienza degli organismi e degli enti strumentali di cui il Comune si serve. Ma più di ogni altra cosa la qualità della spesa dipende dalla sua capacità di soddisfare i bisogni dei cittadini. Le priorità sono spesso mal concepite; i benefici sono spesso mal distribuiti.

Se tutti i fattori sopra descritti operassero in modo virtuoso il Comune di Catania avrebbe le risorse necessarie per servire la città nel modo migliore e per contribuire alla sua crescita nel tempo. Non è così, nei tempi che viviamo. Una cattiva economia ha generato una cattiva finanza che rischia di distruggere il patrimonio materiale ed immateriale di cui il Comune e la città dispongono.

Serve uno sforzo collettivo, lucido, lungimirante e solidale per ritrovare un percorso di sviluppo virtuoso. Non è alle viste. Ma non possiamo non sperare.

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