Lotta ai trafficanti di esseri umani in tutto il globo terracqueo, piano Mattei, aiutiamoli a casa loro, parole “scarlatte” che nascondevano, e nascondono, il ragionamento comune prevalente in tutti gli stati dell’Unione Europea: delegare tutta la gestione della sicurezza e della sorveglianza dei confini ai Paesi del Mediterraneo meridionale.
Una politica confermata dal Nuovo Patto sulla Migrazione e l’Asilo. Approvato Il 10 aprile dal Parlamento europeo, tra l’altro prevede:
- Una procedura accelerata e generalizzata rispetto alla richiesta di protezione internazionale: invece che ricostruire la storia individuale delle persone, si procede velocemnte negando la possibilità della protezione a chi proviene dai cosiddetti “Stati sicuri”, che però tali non sono.
- l’introduzione del concetto di “finzione giuridica di non ingresso”, secondo il quale le zone di frontiera dei paesi di arrivo non sono considerate parte del territorio degli Stati membri. Nel tempo di attesa (12 settimane) dell’esito della richiesta di asilo, le persone sono considerate legalmente “non presenti nel territorio dell’UE”, nonostante fisicamente lo siano (ad esempio non potranno avere il patrocinio legale gratuito per la pratica amministrativa). In assenza di accordi con i paesi di origine (come quasi sempre avviene), possono essere espulsi verso i paesi di partenza
- La possibilità per gli Stati di scegliere se “accettare” un certo numero di migranti. In alternativa all’accoglienza possono fornire supporto operativo al paese d’arrivo inviando del personale o mezzi, oppure pagare una quota di 20mila euro per ogni richiedente che si rifiutano di accogliere. Somma da versare in un fondo comune dell’Unione Europea.
Questo patto, peraltro, ha di fatto rafforzato il Regolamento di Dublino: il paese di primo ingresso è l’unico responsabile di esaminare le richieste di protezione internazionale e di gestire e trattenere al suo interno le persone migranti. Un meccanismo che penalizza gli Stati di frontiera come l’Italia, sebbene la propaganda governativa abbia descritto il Patto come un successo e una ‘vittoria italiana’.
Tornando all’esternalizzazione della sorveglianza; coerentemente con il Patto, l’impegno dei paesi rivieraschi del Mediterraneo è “premiato” con aiuti finanziari e sussidi.
La linea dell’UE è chiara: accordi bilaterali con governi autoritari, nessuna creazione di vie di accesso legali, militarizzazione ed esternalizzazione dei confini.
Le notizie provenienti dalla Libia sono tremende, ma anche in Tunisia non c’è alcun rispetto dei diritti umani. Circa un anno fa il governo tunisino aveva denunciato la presenza delle persone migranti subsahariane come effetto di un complotto per modificarne la composizione demografica (ogni riferimento al dibattito italiano è puramente casuale).
Conseguentemente, la guardia nazionale marittima tunisina da un lato intercetta le persone migranti nelle acque territoriali nazionali, dall’altro, senza tenere conto degli accordi internazionali, spinge i migranti verso alcune aree del Paese dove le condizioni di vita sono proibitive. Si tratta, come hanno denunciato 36 organizzazioni della società civile “di una zona cuscinetto desertica, lungo il confine tunisino-libico e sotto il sole cocente”. Inutile dire che queste stesse associazioni si sono viste negare ogni diritto di accesso.
Come scrive Liliya Chorna su Melting Pot Europa, “Ciò che è certo è che il Patto non riuscirà a fermare le persone che si mettono in fuga. Secondo stime ufficiali, con l’aggravarsi delle conseguenze del cambiamento climatico, le migrazioni andranno ad intensificarsi. Come evidenziato dall’International Displacement Monitoring Center nel “Report on international Displacement 2023”, il numero delle persone sfollate e costrette a migrare nel 2022 a causa di disastri naturali è stato di gran lunga superiore rispetto al numero di persone in fuga da conflitti e violenze. Tale numero è destinato a crescere esponenzialmente. Nel 2022 il numero di persone sfollate a causa di disastri è aumentato del 45% rispetto all’anno precedente”.
Un disastro che dovrebbe far riflettere tutte le grandi potenze economiche, dai paesi del G7 al Brics, e che dovrebbe renderci tutte/i consapevoli del fatto che la via securitaria e della repressione non solo non può dare risposte positive, ma aggrava ulteriormente la negazione dei diritti di cui ogni essere umano dovrebbe “naturalmente” godere.
Sullo stravolgimento del diritto d’asilo europeo è prevista una tavola rotonda di approfondimento, organizzata da ASGI, Spazi Circolari e dall’Associazione CLEDU, “La finzione di non ingresso e l’alterazione di un intero sistema giuridico”. Lunedì 20 maggio 2024, nell’aula magna di Villa Cerami, a partire dalle ore 9.30