La guerra in Ucraina ha profondamente diviso l’Italia, non fra chi appoggiava e chi condannava l’aggressione, ma fra chi avrebbe voluto un’iniziativa di pace promossa dall’Unione Europea e chi sosteneva l’invio delle armi come strumento necessario sebbene portasse Ue e Nato nel cuore del conflitto.
Lo stesso Papa Francesco, per aver cercato di comprendere le cause che hanno determinato la guerra e tentato di avviare un percorso che portasse alle trattative di pace, è stato accusato di subordinazione nei confronti di Putin.
Oggi, dopo oltre 500.000 morti, migliaia di disertori (di entrambe le parti) delle cui condizioni non sappiamo nulla, decine di milioni di ucraini costretti ad abbandonare il Paese e un territorio devastato, in una situazione di stallo del conflitto, diverse voci (in Russia e Ucraina, ma anche nel resto del mondo), seppure ancora timidamente, chiedono l’inizio delle trattative.
Secondo vari sondaggi, che propongono risultati simili, in Italia la maggioranza della popolazione è contraria all’invio delle armi, mentre in Parlamento quasi tutte le forze politiche hanno scelto la strada opposta.
In questo contesto alcuni intellettuali, in primo luogo Michele Santoro, Raniero La Valle e Ginevra Bompiani, condannando l’invasione russa e, nel contempo, la guerra della NATO, hanno riproposto l’unica soluzione che sembra a loro possibile, far tacere le armi e iniziare a lavorare per la pace.
Per raggiungere questo obiettivo, in vista delle prossime elezioni europee, lanciano l’idea di una lista che nel prossimo parlamento di Strasburgo possa rappresentare le ragioni della pace. Di questo progetto “in formazione” il 26 agosto scorso, alla Versiliana di Marina di Pietrasanta, Raniero La Valle ha “tratteggiato” gli elementi fondamentali in un discorso che trovate per intero a questo link e di cui riproduciamo alcuni passaggi.
“Siamo qui per dare voce a un sogno”, ha detto. Il sogno che finalmente appaia un Arcobaleno, un simbolo potente che può sorgere ovunque nel cielo e che vorremmo portasse con sé tre cose. Innanzi tutto la Pace, che è “la condizione di tutto”, poi la Terra, che è la nostra madre, da recuperare, difendere, salvare, e infine la Dignità delle persone che l’hanno perduta, a cui non viene riconosciuta, come accade ai migranti, ai quali – prima ancora di essere abbandonati al mare – viene negata la dignità al punto di essre scambiati per denaro (tanto che si va a Tunisi a dire: “quanti soldi volete per non fare arrivare i migranti da noi?”).
Per realizzare questo sogno La Valle e Santoro lanciano un preciso appello.
“Ai Pacifici, che sono una moltitudine. Ai figli di Dio che prendono la Terra per madre, Ai resistenti perché nessun volto sia oltraggiato e la Dignità sia riconosciuta a tutte le creature, Agli eredi di milioni di uomini e donne che hanno lottato per il lavoro, per l’emancipazione e per la libertà dal dominio pubblico e privato, A quanti si ribellano al sacrificio degli uni per il tornaconto degli altri. Ai giovani che abbiamo perduto, a cui non abbiamo saputo garantire il futuro.
Un appello che affidiamo agli organizzati e ai disorganizzati, ai militanti di tutti i partiti, agli elettori di tutte le liste e agli assenti dalle urne, agli uomini e donne di buona volontà e a quelli di deluse speranze, a quanti godono di buona fama e a chi soffre di una cattiva reputazione, agli inclusi e agli scartati.”
Quanto alla PACE – proseguono – tutti dicono di volere la pace nel mondo, ma noi sappiamo che LA PACE DEL MONDO è politica, imperfetta e sempre a rischio. “E sappiamo che l’antagonista alla pace non è semplicemente la guerra, ma è il sistema di guerra che ormai è diventato il vero sovrano e “padre di tutti”, tanto che comanda ogni cosa, pervade l’economia e domina la politica anche quando la guerra non c’è o non è dichiarata.” Come la guerra d’Ucraina, ben piantata nel cuore dell’Europa per rialzare la vecchia cortina sul falso confine tra Occidente ed Oriente, funzionale o addirittura necessaria al sistema di guerra.
Il secondo bene da salvare è la TERRA. La terra è in pericolo, essa non è un patrimonio da sfruttare, un ecosistema da aggredire, ma la casa comune da custodire, da tornare a rendere abitabile per tutte le creature, da arricchire con i frutti del nostro lavoro e le opere del nostro ingegno. Essa è oggi in attesa di una nuova nascita e soffre le doglie del parto.
Infine, LA DIGNITÀ, degli uomini, delle donne e di tutte le creature. La dignità da difendere è quella della libertà e della ragione, del lavoro e del tenore di vita, la dignità del migrante per diritto d’asilo e del profugo per ragioni economiche, del cittadino e dello straniero, dell’imputato e del carcerato, dell’affamato e del povero, del malato e del morente, della donna e dell’uomo e, nel loro ordine, di ogni altra creatura.
Dunque abbiamo tre beni da salvare, e sappiamo che i partiti e le loro personalità più eminenti,non possono affrontare la totalità delle sfide. Perciò senza ignorare i partiti, prendiamo partito. Il nostro è un PARTITO PRESO per la pace, la Terra e la dignità, e a queste vogliamo dare una rappresentanza, una presenza, in tutte le sedi.
“Non aspiriamo alla stanza dei bottoni – prosegue l’appello – ma la vorremmo più aperta e trasparente, non ci affascinano i Palazzi ma i Parlamenti. Vorremmo una scuola che non trasformi i ragazzi in capitale umano, in merce nel mercato del lavoro, in pezzi di ricambio per il mondo così com’è, ma in padroni della parola, coscienti e cittadini. Amiamo i valori dell’Europa e dell’Occidente ma congiunti a quelli di ogni altra tradizione e visione, non pretendiamo un mondo a nostra misura, tanto meno uniformato al modello di “democrazia, libertà e libera impresa”, che si è voluto esportare con le guerre umanitarie e per procura, consacrando così l’”economia che uccide” e la guerra che è incompatibile con la democrazia e che anche prima del nucleare devasta la Terra.
Il nostro è dunque un appello per dare vita a una grande
Assemblea permanente
il cui obiettivo sia una politica che prenda in mano il mondo non per farne un impero delle armi e del denaro ma per preservarlo e fare sì che la natura sia salva e che la storia continui.
Un’Assemblea permanente per rovesciare il corso delle cose presentI e preparare un altro avvenire per l’Italia e per l’ Europa.
Si avvicinano le elezioni europee e risuona per l’Europa la domanda gridata da papa Francesco: “Dove vai Europa?”. Essa ha tradito le ragioni della sua unione abbandonando gli ideali per cui è nata, che è il patrimonio di quanti hanno resistito all’idea di Europa voluta da Hitler, fino al sacrificio dei maquis in Francia, dei partigiani in Italia, dei ghigliottinati e impiccati in Austria e in Germania.
È materia di discussione se e come questo soggetto politico nascente dovrà avere un suo ruolo nel confronto elettorale, in ogni caso lo dovrebbe fare non vivendo le elezioni come una competizione all’ultimo voto, nella consueta logica dello scontro tra amico e nemico, ma avendo per obiettivo il cambiamento dell’Europa, perché si faccia protagonista dello stabilimento della pace sulla Terra.
Questo cambiamento implica anche l’aggiornamento delle culture e dei linguaggi, l’abbandono degli stereotipi e delle parole usurate, Bisognerà rovesciare le priorità, per essere credibili, bisognerà dire non “prima Noi” ma “prima gli ultimi”, perché se si salvano gli ultimi si salvano anche i primi, bisognerà dire che ogni straniero è cittadino, che ogni patria straniera è nostra patria, e ogni patria è straniera
L’appello si conclude con una poesia di Davide Maria Turoldo dedicata Rigoberta Menchù, un’india del Guatemala che ha lottato per i diritti del suo popolo maya e delle altre minoranze oppresse. La Valle cita questa poesia cambiando il nome di Rigoberta Menchù con quello di Alan Kurdi, il bambino siriano di tre anni con la maglietta rossa, di etnia curda, trovato morto sulla spiaggia di Bodrum, in Turchia. Simbolo di tutti e tre i beni che abbiamo perduto o stiamo perdendo: la pace, la Terra, e la dignità delle persone. La dignità di quanti sono rifiutati e diventano residui umani nel mare, ma anche di chi li respinge e li scambia per denaro.
Una poesia che si conclude con questa strofa
A uno a uno, e insieme, a ondate
Ritmando solo il suo nome
“Mi chiamo Alan Kurdi”
Insieme, tutti, cantando
quasi fosse una cascata di acque
un fiume fresco di suoni e acque
a lavare ogni immondizia
e ristorarci di ogni avvilimento
e che doni a tutti la gioia
dei mattini che sorgono, la gioia
alla terra di essere terra
e di fiorire ancora.
La solita ipocrisia dei pacifisti, pseudo pacifisti, in sostanza anti-americanisti.
Mandatele a Putin le poesie che intenerito inizierà subito a intavolare trattative per la pace.
La Pace, l’unico che ha scatenato la guerra è quel dittatore, e quello pace non ne vuole, almeno una pace giusta.
Ma a voi che può interessare della Pace giusta.
Sarebbe utile fare esercizio di memoria per ricordare le iniziative portate avanti da tutti i leader europei, compreso il papa, prima dell’invasione e anche durante per semplificare la rappresentazione della realtà come divisa fra chi “avrebbe voluto una iniziativa di pace” e chi “sosteneva l’invio delle armi come strumento necessario”: possibile che non riaffiorino alla memoria le lunghe telefonate tra Putin e i capi governo e gli incontri ad un tavolo lungo quanto distante tra chi era seduto uno di fronte all’altro?
E certamente gli innumerevoli tentativi del papa per promuovere la pace non sono falliti per le armi che vengono inviate. Sono falliti perché Putin rivendica di veder riconosciuti come propri tutti i territori occupati e anche quelli annessi sulla carta.
Che vuol dire chiedere l’inizio delle trattative? Anche qui un esercizio di memoria per gli incontri che sono stati promossi (non solo in Turchia) e che continuano ad essere portate avanti.
Quale obiettivo dietro le parole che condannano “l’invasione russa” e – nel contempo – la fornitura di armi e sostegno della Nato all’ucraina, denominata “guerra della Nato”, se non rappresentare quello che sta accadendo come la guerra tra due opposte fazioni?
Cos’è accaduto quando nel 2014 la Russia ha invaso la Crimea? Gli interventi dell’Europa sono stati esattamente copia di quelli portati avanti in questi ultimi due anni, ad eccezione dell’invio delle armi. Si è riusciti in qualcosa? Devo dire di sì: Putin si è sempre di più convinto che poteva fare quello che voleva ed infatti ha continuato sulla stessa linea, tant’è che pensava di risolvere l’invasione dell’Ucraina in pochi giorni.
Non fornire le armi all’Ucraina oggi determinerebbe solo una sottomissione completa di tutto il popolo ucraino alla Russia.
Detto questo, sono convinto che purtroppo l’Ucraina non potrà – stante le forze in campo – riconquistare le sue terre e dovrà accettare di privarsi di alcune di esse. Credo che il nodo attuale sia questo.
Una persona che viene d’un tratto aggredita per strada per essere privata di qualcosa che gli appartiene può reagire d’istinto, senza rendersi conto dei rischi che sta correndo perché non conosce la capacità offensiva di chi lo vuole derubare, può reagire nell’illusione di opporsi validamente all’aggressore, può decidere di non opporre alcuna resistenza perché consapevole dei rischi che potrebbe correre e rinunciare ai beni che gli saranno sottratti. E se il bene che gli sarà sottratto sarà la sua stessa libertà, siamo ancora certi di chiedergli o suggerirgli di rinunciarci?