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La ricorrenze ‘patriottiche’ e le indebite appropriazioni da parte della Destra al governo

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Ettore Palazzolo, costituzionalista e collaboratore di Argo, ci propone un’articolata riflessione sulle recenti manifestazioni del 2 giugno e del centenario dell’aeronautica militare, e sul tentativo della destra al governo di affermare un’idea di patriottismo contraria ai valori della nostra Costituzione

In occasione di ricorrenze storiche del nostro Paese, come recentemente, l’anniversario dell’Areonautica militare italiana, a Pratica di mare, abbiamo assistito ad un’esibizione senza precedenti, di fronte a migliaia di spettatori, di tutti gli strumenti della più avanzata tecnologia militare ed aeronautica. Partendo dai primi biplano si è arrivati fino ai cacciabombardieri di ultima generazione, gli F35 con il coronamento della esibizione delle Frecce tricolori della pattuglia acrobatica, avvenuta domenica scorsa.

Si tratta di manifestazioni che tradiscono a malapena – come quella del 2 giugno, la festa della Repubblica, incentrata sulla parata militare in via dei Fori imperiali – un revival di retorica patriottarda davvero insopportabile, con un pizzico di esaltata celebrazione della tecnologia italiana e del made in Italy (su cui è stato creato un apposito Ministero).

Patria, Nazione e Tricolore, ripetute ossessivamente da tutte le emittenti radiofoniche e televisive,… Se questa coalizione di governo, e in particolare il partito di maggioranza relativa, cerca in questa maniera di ricreare una nuova egemonia nei riguardi dei cittadini italiani, credo che sbagli di grosso…

Ed allora, è possibile, pur tenendo a mente la lezione di don Milani (v. la Lettera ai Cappellani militari della Toscana), declinare questi concetti e simboli in chiave democratica e costituzionale e conseguentemente celebrare in maniera diversa alcune ricorrenze, a partire proprio dal 2 giugno?

La destra, questa destra, se n’è appropriata indebitamente e noi spesso cittadini di sinistra gliel’abbiamo consentito, al punto di ritenerli ormai acquisiti alla destra. Con la conseguenza di prenderne le distanze…

Occorre demistificare quest’appropriazione indebita, sottoponendola a radicale critica, mettendo in evidenza che questo tardivo e strumentale impossessamento rappresenta in realtà soltanto una finzione, o se vogliamo un guscio svuotato, che volutamente ne trascura, ignora e rifiuta il significato sotteso.

Prendiamo ad esempio il tricolore. Esso, com’è noto, appare per la prima volta a Reggio Emilia come simbolo delle nascenti repubbliche cosiddette giacobine, prima la Cispadana e poi la Cisalpina, sorte nel solco di quella Rivoluzione del 1789, che né gli epigoni della Repubblica di Salò, né gli scissionisti della Lega hanno mai amato, preferendo invece riferirsi al conservatorismo reazionario della Vandea…

Quanto all’inno di Mameli, il cui testo comunque, a parte la retorica, figlia del suo tempo, è opera di un patriota ligure, Goffredo Mameli, che morì combattendo nel 1849, a difesa della Repubblica romana di Mazzini e Garibaldi e per l’unità d’Italia, dopo aver combattuto nel corso delle cinque giornate di Milano del 1848.

Si tratta di simboli, in qualche modo, rivoluzionari, non certo espressioni di conservatorismo (né tantomeno di prossimità ideale al Fascismo).

Questa destra, neanche nella versione conservatrice (e ancor meno in quella del Fascismo storico) della quale vorrebbe ammantarsi adesso la Meloni, non ha niente a che vedere con gli ideali dell’unità nazionale e del Risorgimento. In particolare con la Destra storica risorgimentale, monarchica, ma non certo conservatrice e che, assieme ad altre forze, quali il cosiddetto partito d’Azione, ha avuto un ruolo fondamentale nel Risorgimento e nell’unificazione dell’Italia. Gli unici riferimenti culturali di questa destra possono essere rintracciati – se proprio vogliamo – fra i borbonici e i papalini (i difensori del potere temporale della Chiesa), quelli sì davvero conservatori e reazionari…

Quanto poi alla Resistenza e alla lotta di liberazione non c’è gran che da dire: la liberazione nazionale dall’occupazione nazifascista e il ripristino della democrazia – culminata con l’approvazione della Costituzione repubblicana – sostenute da un largo ventaglio di forze, di cui facevano parte – soprattutto nell’ultimo periodo – anche i monarchici e la destra liberale, essa non ha niente a che vedere con l’attuale Destra, che trae origine dai reduci della Repubblica di Salò.

Il Risorgimento, la lotta di Resistenza e la Liberazione, ma soprattutto la Costituzione repubblicana hanno dato vita ad un nuovo concetto di patria. Occorre allora promuovere e difendere questo nuovo patriottismo che non potrà che essere un patriottismo costituzionale, nel senso proposto dal filosofo Jürgen Habermas.

La Patria, cioè vissuta come legame collettivo corrispondente a un senso di appartenenza ideale, culturale, sociale – che precede l’appartenenza politica, inevitabilmente di parte – e basato su una comunanza di valori che sono riassunti nella Costituzione repubblicana e particolarmente nei Principi contenuti nella prima parte. La Costituzione repubblicana e antifascista deve pertanto costituire l’oggetto, ma anche il progetto di questo nuovo patriottismo, sia per ragioni storico-politiche evidenti, ma anche per ragioni simboliche: essa è, e deve essere, il simbolo dell’identità e dell’unità nazionale.

I valori della costituzione, in particolare quelli inseriti nei primi 12 articoli della stessa delineano infatti anche un progetto di società: libertà, democrazia, centralità del lavoro, uguaglianza, diritti umani, tutela delle formazioni sociali, partecipazione, cultura, ambiente, apertura alla Comunità internazionale, ripudio della guerra, ecc. Il tutto nel quadro dell’Unità e dell’invisibilità della Repubblica, sia pure nella più ampia promozione e tutela delle autonomie. E non a caso, anche il tricolore repubblicano rientra fra i principi fondamentali degli articoli della Costituzione.

Occorre allora dire di sì a questo sentimento di patriottismo costituzionale e chiediamo che anche la Destra al governo lo faccia proprio. A differenza di altri, non ritengo prioritario né pregiudiziale un atto di fede sull’Antifascismo da parte di questo Destra, che ritengo del tutto improbabile (almeno nei tempi brevi), ma su questo concetto di Patria dobbiamo tutti essere intransigenti, anche perché chi sta al governo ha giurato sulla Costituzione.

E allora va detto un chiaro NO a chi oggi vuole mettere le mani sulla Costituzione, manomettendone o occupando gli istituti di garanzia, Magistratura, Corte dei conti, Presidenza della Repubblica, Autorità indipendenti, RAI, Alte cariche militari, ecc., oppure preparando la distruzione dell’unità nazionale con il creare tante repubblichette, cui attribuire la gran parte delle risorse erariali dello Stato. E occorre dire: giù le mani dalla spartizione delle risorse dell’Erario statale, fra le Regioni, in particolare quelle ricche. Le risorse del’Erario non sono delle Regioni e neanche del Governo, ma dei cittadini italiani che pagano le tasse.

Questo va ribadito nel momento in cui si profila un grande scambio all’interno dell’attuale maggioranza di governo, fra declinazione autoritaria dello Stato in chiave presidenzialista e frantumazione dell’unità nazionale. Vedremo allora chi è davvero per l’unità nazionale e per la Patria, così come delineate nella Costituzione repubblicana e chi è invece pronta a svenderla per un piatto di lenticchie.

Quanto poi alla celebrazione del 2 giugno, l’Italia recita l’art. 1 della Costituzione repubblicana: “è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”. Che allora il 2 giugno sia la festa della democrazia e del lavoro, visto che, oltretutto, la Festa delle Forze armate c’è già.

1 Comments

  1. Ho cercato di resistere, ma cedo, devo proprio dirvelo: ma quale destra? Ma quale sinistra? Finzioni fatte stare in piedi solo per auto legittimarsi squalificando l’altra, indistinguibili agli occhi dei mortali, entrambe fasulle. Non essendo giurista e manco troppo interessata non ho ben capito cosa significa patriottismo costituzionale ma, capisco, questo Dio intoccabile, la Costituzione, che la sinistra adora, e se la sbandiera quando le fa comodo , ritoccandosela anche un po’!
    In quanto al 2 giugno: ma quale democrazia? ( valore supremo e di comodo occidentale , come la costituzione ecc ecc…) Ma quale lavoro? ( tanto a cuore alla sinistra, ma non fatemi piangere!) Invece, amici le Forze Armate ci sono: eccome!!

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