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Un’emergenza chiamata casa

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Un Assessorato delle politiche abitative e un Osservatorio con un programma biennale capace di dare risposte e soluzioni ai bisogni delle famiglie in difficoltà, coinvolgendo i sindacati del settore e le associazioni che conoscono molto bene il territorio,. E’ questa la richiesta avanzata dal Sunia al nuovo sindaco che si insedierà a breve al palazzo comunale. Se ne fa portavoce Agata Palazzolo, che del Sunia è segretaria provinciale, a conclusione dei 35 minuti di intervista condotta da Antonio Fisichella sul problema dell’emergenza abitativa e pubblicata sulla pagina Fb dell’associazione Memoria e Futuro.

Un’emergenza aggravata dal Covid, dalla crisi economica ed energetica, dalla guerra, dall’inflazione galoppante, che hanno fatto crescere in modo allarmante il numero di famiglie in povertà assoluta (cioè senza lavoro) e in povertà relativa, famiglie monoreddito che non riescono a pagare canoni d’affitto che, a Catania, variano da 400 a 700 euro mensili.

Il 90% degli sfratti è, infatti, dovuto proprio a morosità incolpevole, per il venir meno o per la riduzione di reddito. A Catania secondo l’ultima graduatoria pubblicata dall’IACP nel giugno 2022 ci sono 6.000 famiglie con sfratti in corso e in grave disagio economico, ma il numero potreebbe essere di gran lunga superiore, circa 15.000 secondo la sindacalista.

Per fronteggiare queste situazioni nel passato si ricorreva a due Fondi. Uno per il sostegno all’affitto, previsto dalla legge N 431 del 1998, che aiutava l’inquilino nel pagamento del canone di affitto registrato. Un fondo, però, che quest’anno non è stato rinnovato. L’altro fondo, per la morosità incolpevole, era basato su un meccanismo così farraginoso e contorto da scoraggiare i proprietari, molti dei quali non lo hanno più richiesto. Di questo secondo fondo sono rimasti alla Regione ben 32 milioni di euro che il sindacato ha chiesto di poter utilizzare come contributo per le famiglie che hanno difficoltà abitative per l’anno 2022. Si attende ancora una risposta.

Per quanto riguarda la questione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica, la segretaria ricorda che da circa 30 anni a Catania non si costruiscono nuovi edifici e quelli attualmente esistenti versano in precarie condizioni per mancanza di manutenzione ordinaria e straordinaria. L’edilizia pubblica, suddivisa tra alloggi dell’Istituto Autonomo Case Popolari e alloggi di proprietà del Comune, conta un totale di 7.000 alloggi. A questi vanno aggiunti ben 51.000 abitazioni sfitte a Catania. Tutte che necessitano di essere recuperate e risanate.

In presenza di questo quadro, il Sunia propone

  1. La costruzione di nuovi alloggi con il meccanismo del riuso e della riqualificazione dell’esistente, attraverso una programmazione quinquennale;
  2. La concessione, ai proprietari di immobili, di mutui agevolati per riqualificare l’immobile con l’obbligo poi di locarlo nel sociale con canoni calmierati;
  3. La stipula di un contratto di comodato d’uso gratuito tra il proprietario dell’immobile e il Comune, il quale lo riqualifica a proprie spese e lo da in locazione nel sociale, per restituirlo al proprietari nel futuro.
  4. L’utilizzo degli immobili sequestrati alla mafia con requisiti abitativi.

Tra le proposte avanzate per sostenere le famiglie nel pagamento del canone di affitto c’è la richiesta di istituire un Fondo di garanzia statale a sostegno degli inquilini morosi incolpevoli e il ripristino della riduzione dell’Imu per i proprietari che affittano a canoni calmierati, una riduzione già esistente in passato e poi eliminata.

La sindacalista lamenta, inoltre, lo scarso interesse dimostrato fino ad oggi dalle istituzioni nei confronti sia dell’edilizia popolare sia delle agevolazioni delle locazioni. La politica regionale degli ultimi 30 anni ha favorito l’acquisto dell’immobile piuttosto che agevolare il reperimento di alloggi in affitto. Molti in questi anni hanno acquistato grazie a mutui agevolati, che non sempre sono riusciti a pagare. La strada da seguire che viene indicata è quella di favorire l’immissione sul mercato di edilizia pubblica, da reperire utilizzando il gran numero di edifici dismessi, soprattutto ospedali o scuole, ristrutturati e riqualificati.

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