“Un ufficio senza precedenti in Italia e non solo”, così l’arcivescovo di Catania ha presentato la nuova struttura diocesana dedicata al contrasto della dispersione scolastica. Una presentazione in grande stile, nella bella sala delle conferenze del seminario arcivescovile, gremita di operatori sociali, insegnanti, giovani e autorità.
La nascita di questo nuovo Ufficio conferma l’impegno di monsignor Renna verso la povertà educativa, una delle piaghe più profonde della nostra realtà. Una scelta di fondo che caratterizza la missione pastorale dell’arcivescovo venuto dalla Puglia. Fin dall’inizio, quando appena nominato, andò a visitare i ragazzi reclusi nell’Istituto penale per i minorenni di Bicocca. Era il suo modo di abbracciare Catania e indicare le priorità della sua missione.
Da quel momento sono seguiti altri “segni” e altre testimonianze, come egli stesso ha sottolineato nel suo discorso di presentazione dell’Ufficio. Dalla festa agostana di Sant’Agata nel corso della quale ha ricordato ai fedeli che “non basta mettere ai propri figli il sacco della santa ma occorre dare loro il grembiule e lo zaino per far sì che possano decidere chi e cosa essere e impedire che altri decidano per loro”. Fino alla recente lettera indirizzata agli studenti catanesi in cui l’arcivescovo racconta di un proprio sogno: l’incontro tra i tanti Rosso Malpelo della nostra realtà e don Milani affinché “l’I care del priore di Barbiana e dei suoi ragazzi diventi l’I care delle nostre famiglie e della nostra Chiesa”.
C’è come un’urgenza nelle parole e nei gesti dell’arcivescovo: la consapevolezza che non ci sia tempo da perdere e che l’aiuto ai poveri di oggi passi innanzitutto dal fornire loro strumenti di emancipazione, occasioni di crescita e che occorre “mettere le persone nelle condizioni di camminare sulle proprie gambe, perché solidarietà e sussidiarietà devono andare insieme”. L’istruzione diventa dunque il primo e più importante strumento di emancipazione.
Da qui dunque una chiesa catanese che scende in campo per dare il proprio contributo ad una battaglia decisiva e si dota di un ufficio dedicato al tema della dispersione scolastica. Non a caso monsignor Renna ha rivolto lo sguardo alla chiesa del cardinale Dusmet, “di quel magistero – ha sottolineato – non dobbiamo ricordare solo il pannittelo dato ai poveri, ma dobbiamo aver chiaro il suo straordinario impegno per la formazione, alle grandi istituzioni scolastiche cui ha dato vita”.
Ha così stabilito un ponte ideale tra la Catania della fine Ottocento, attraversata dalla nuova questione sociale dell’era industriale alla Catania di oggi, lancinata da mille diseguaglianze e da una impressionante crescita della povertà economica ed educativa. “Non abbiamo la potenza di mezzi dei tempi del cardinale Dusmet abbiamo però la convinzione della comunità” ha concluso l’arcivescovo. E con questo spirito la chiesa catanese intraprende il proprio percorso e intende partecipare all’Osservatorio metropolitano sulla dispersione e il disagio giovanile istituito dalla prefettura e dal tribunale per i minori.
I primi passi compiuti dall’Ufficio sono stati illustrati dalla responsabile, Agata Pappalardo, dirigente scolastica dell’Istituto Malerba di Picanello, che ha presentato innanzi tutto i componenti dello staff. Siamo impegnati – ha poi affermato – “ in un cammino, un viaggio che, partendo dalle aree più svantaggiate, marginali e difficili della nostra città, ci permetta di scoprire nuove strade, nuovi linguaggi, nuove pratiche sempre più rispondenti ai bisogni e alle aspirazioni delle ragazze e dei ragazzi, che ci renda più incisivi sulle condizioni delle famiglie e dei loro contesti di vita; un viaggio che ci permetta di dare fiducia, di costruire reti di sostegno e di solidarietà per i ragazzi ed i giovani gravati non solo dalla povertà educativa ed economica, ma anche dalla conseguente mancanza di progettualità e di speranza in un futuro migliore”. Un discorso appassionato di cui si possono leggere qui altri stralci
L’Ufficio ha già effettuato una indagine sull’abbandono scolastico coinvolgendo 61 parrocchie del territorio
Di grande interesse il video con il quale la dirigente ha accompagnato il proprio intervento. Nel video, le risposte che i ragazzi hanno offerto circa il loro fallimento formativo, rappresentano una testimonianza importante sull’inadeguatezza dell’attuale offerta formativa. Anche sulla base di queste riflessioni Agata Pappalardo ha indicato nei patti educativi territoriali e in nuove comunità educanti strumenti efficaci per combattere la dispersione scolastica e “rispondere alle sfide educative del nostro tempo”.
Il prefetto di Catania Maria Carmela Librizzi e il presidente del Tribunale per i minori, Roberto Di Bella, hanno invece sottolineato il significato dell’osservatorio metropolitano, l’attivazione dei “tavoli tematici”, e la sottoscrizione dei protocolli di pianificazione degli interventi rivolti a contenere il disagio giovanile. Il dirigente dell’Ufficio scolastico territoriale, Emilio Grasso, ha segnalato il cambio di passo che vi è stato nella segnalazione dei casi di abbandono scolastico: ora comunicate anche agli uffici del Tribunale e dei servizi sociali Gli interventi del procuratore aggiunto alla corte di Appello, Marisa Scavo e di Carlo Colloca, professore di sociologia e rappresentante dell’Università, hanno evidenziato la necessità di un efficace impegno comune di tutte le istituzioni e di interventi integrati di rigenerazione urbana.
La chiesa catanese scende dunque in campo ed è un grande bene per tutta la città. Un ufficio, quello voluto da Monsignor Renna, che può dare un contributo decisivo nella costruzione di reti educative a sostegno delle famiglie e dei ragazzi a rischio. Uno sforzo comune è in atto, esso vede impegnate istituzioni, cittadini, insegnanti e associazioni del terzo settore. Ma per combattere un “male” così radicato e così esteso come quello della dispersione scolastica e dei livelli intollerabile di devianza minorile che vede Catania e il suo hinterland in testa a tutte le graduatorie nazionali occorre fare un salto di qualità.
Occorre mettere a sistema tutte le energie in campo; concentrare e integrare grandi risorse in un piano straordinario contro la povertà educativa, in grandi progetti educativi. Le risorse economiche ci sono: dal Pnrr ai nuovi fondi europei 2021-2027. Sarebbe un errore imperdonabile disperderle in mille rivoli. E’ invece necessario concentrare e integrare gli investimenti per dare vita, così come ha sottolineato la dirigente Agata Pappalardo, a Patti educativi territoriali per costruire nuove comunità educanti che mettano al centro la scuola e attorno ad essa parrocchie, associazioni, famiglie e ragazzi. Per rafforzare il ruolo della scuola nella società, per ampliare l’offerta formative e didattica. Per togliere finalmente i nostri ragazzi dalla strada.