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Bellini e la luna

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“Ieri sera ho vissuto un’esperienza veramente magica al Castello Ursino. L’occasione è stata lo spettacolo ‘Vincenzo e la luna’ realizzato nell’ambito del Bellini International Context”.

L’entusiasmo degli spettatori è dimostrato dal testo, inviatoci da Anna Maria Polimeni, che volentieri pubblichiamo ringraziandola di averci quasi ‘costretti’ ad occuparci di bellezza, di arte, di ragazzi coinvolti in un progetto di formazione e quindi di crescita.

“È andata così: – scrive Polimeni – poco tempo fa ho fatto una visita guidata al Laboratorio dei Fratelli Napoli e sono stata profondamente commossa nel constatare che, in questo nostro povero mondo perso, alcune persone, con tanto amore e in maniera del tutto disinteressata, avevano deciso di tenere in vita e tramandare l’antica arte delle marionette.

Per questo motivo, quando ho saputo che la Marionettistica dei Fratelli Napoli si sarebbe esibita, il 27 settembre, al Castello Ursino, mi sono precipitata senza indugio, affrontando traffico ingestibile, posteggiatore abusivo, paninari, locali in mezzo alla strada e immondizia, nascosta dietro l’angolo.

Ma quando, nel cortile del Castello illuminato fiocamente, la serata ha avuto inizio, tutto il contorno si è dissolto.

Lo spettacolo, accompagnato, in modo delicato, dalle letture dell’artista Lina Maria Ugolini, rappresentava, tramite le marionette, alcune vicende della vita del Cigno catanese con un commento musicale di composizioni belliniane.

La maestria dei Fratelli Napoli è per me inesprimibile a parole, capace di trasportare in un tempo senza tempo, ma quello che non mi aspettavo è stata la splendida esecuzione dei brani belliniani a cura dell’orchestra d’archi Musicainsieme a Librino Ensemble.

Un’orchestra composta da giovanissimi musicisti, una realtà attiva da dodici anni nel quartiere periferico di Librino a Catania. Ad essa partecipano ragazzi avvicinati alla musica con il metodo del Maestro venezuelano José Antonio Abreu, il metodo che ha permesso, nel mondo, a tanti ragazzi provenienti dai quartieri più emarginati di conoscere la musica imparando a suonare uno strumento”.

Il racconto spontaneo di Anna Maria Polimeni ben rende l’interazione dei linguaggi voluta dall’ideatrice dello spettacolo, Lina Maria Ugolini, scrittrice e musicologa. Si intrecciano, infatti, il linguaggio della poesia, quello della musica e quello del teatro dei pupi.

Così i versi composti e recitati dalla stessa Ugolini, accompagnati dalle arie belliniane e dalla musica eseguita dall’orchestra, spiegano e amplificano le azioni compiute dai pupi, tra i quali spiccano i due appositamente creati per rappresentare Vincenzo Bellini nelle diverse fasi della sua vita, stroncata comunque da una morte precoce.

Filo conduttore della ricostruzione delle varie tappe della vita, e dei viaggi, di Bellini è la presenza costante ma sempre diversa della luna, ora argentata, ora ‘morsicata’, ora nera, a rendere – con le sue trasformazioni – il sentimento dominante che ha caratterizzato i periodi della sua produzione musicale e della sua vita travagliata, dolce-amara.

Grande, quindi, l’ideatrice e scrittrice, grande anche la famiglia Napoli, custode della tradizione siciliana ormai riconosciuta come patrimonio immateriale dell’umanità, e grande tutto l’entourage dell’associazione MusicaInsieme a Librino, con i ragazzi impegnati a dare il meglio di sé, istruiti e accompagnati da insegnanti volontari che hanno scommesso se stessi in un lavoro di formazione che arricchisce e può anche cambiare la vita di tanti giovani. Un plauso anche alle organizzazioni che finanziano un progetto che non chiede ai ragazzi nessun contributo economico.

Così Anna Maria Polimeni conclude il racconto dell’esperienza: “Posso dire, per quanto ne capisco di musica e musicisti, che ieri sera i ragazzi hanno suonato in maniera assolutamente eccezionale, dolce, malinconica e forte nello stesso tempo.

Tutta l’atmosfera nel cortile del Castello Ursino sembrava fosse immersa in un’altra dimensione da cui tutte le cose spiacevoli erano bandite. La serata è stata reale, invece, e questo ci aiuta a credere o quanto meno a sperare in un futuro migliore.

Fino ad ora tutte le manifestazioni belliniane al Teatro Sangiorgi o al Teatro Massimo Vincenzo Bellini o alla Villa Bellini sono state intelligenti e fatte bene, partecipate anche da un gran numero di stranieri sinceramente entusiasti. Non mi torna, invece, il fatto che, per quanto riguarda il pubblico catanese, le persone che frequentano le serate, sono più o meno sempre le stesse. E tutti gli altri dove sono, davanti al televisore? E quelli che partecipano, ma partecipano passivamente, perché non si preoccupano di diffondere la bellezza? Qualcuno mi può dire che significa?”

Una domanda, quest’ultima, che ci riguarda tutti.

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