Jeoshua Meyrowitz, grande studioso degli effetti sociali dei media in un bellissimo e attualissimo saggio (“Oltre il senso del luogo”) afferma che, a differenza di quanto avvenuto in passato, un politico dei nostri giorni non può sfuggire allo sguardo di giornali, radio, tv e social media.
L’eventuale assenza, anche per poche ore, dallo spazio pubblico scatena orde di giornalisti per ricostruire il perché, il come, il quando e il dove di una tale assenza. Il poveretto, il politico intendiamo dire, benché semplicemente malato oppure sommerso da guai familiari, a dire di Meyrowitz deve ormai rendere conto della propria momentanea “scomparsa” dalla scena pubblica.
La letteratura mondiale concorda unanimemente su questo punto: nessun uomo pubblico, dai presidenti di regione, ai sindaci, agli assessori, può ormai sfuggire all’inarrestabile setaccio dei moderni mezzi di comunicazione di massa.
Evidentemente però né Meyrowitz, né l’intera letteratura scientifica hanno mai frequentato Catania e il suo straordinario sistema informativo. Qui, per giorni e giorni, può scomparire una giunta intera senza che il giornale cittadino scriva un rigo. Senza che ci si chieda come, quando e se la città potrà contare su una giunta nel pieno delle sue funzioni.
Il vice sindaco col suo stile baldanzoso aveva promesso che “presto avremo i nuovi assessori”. Era l’1 maggio. Ma fino al dieci maggio il principale organo di informazione della città non sentirà alcun bisogno di ritornare sulla notizia, come se nulla fosse successo, come se le dimissioni e la mancata sostituzione di due assessori fondamentali come quelli all’istruzione e alle politiche sociali fosse il piu’ normale degli eventi.
Nè il facente funzioni viene mai chiamato in causa per chiarire come possa andare avanti una grande città in dissesto, senza sindaco e una giunta decimata. Occorrerà aspettare l’11 maggio perché La Sicilia decida di ritornare sulla crisi amministrativa con un pezzo contenente nuove assicurazioni del vice sindaco: “In settimana contiamo di avere i nuovi assessori, il confronto nel centro destra è in dirittura d’arrivo”.
Forse anche a La Sicilia qualcuno deve essersi accorto che lasciare all’oscuro una città intera su una crisi amministrativa di una tale portata mal si concilia con qualsiasi tipo di giornalismo. O forse, vogliamo immaginarlo, qualcuno in quella redazione ha sfogliato qualche pagina del libro di Meyrowitz. Ma già il giorno dopo (il 12 maggio) la crisi amministrativa, sul giornale cittadino, si inabissa nuovamente e scompare.
Nel frattempo la Lega, alleata di governo, chiede l’intervento dell’esercito, la città è letteralmente sconquassata, i rifiuti la invadono e vive, abbandonata a se stessa, una delle crisi sociali ed economiche più gravi della sua storia.
Sullo sfondo la grande opportunità rappresentata dal Pnrr rischia, per inerzia amministrativa, di diventare l’ennesima occasione mancata. Come se non bastasse il vice sindaco facente funzioni del sindaco sospeso si sottrae al confronto con la società civile per verificare lo stato di attuazione del Pnrr a Catania. Come se fosse un fastidio, un di più, un inutile fardello.
Ma siamo sicuri che la città possa reggere all’agonia di una giunta da operetta, dilaniata da mille contraddizioni, incapace di una qualsiasi visione della Catania di oggi e di domani?