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I nuovi orizzonti  della lotta alla mafia

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Oltre 260 partecipanti: studenti di Unict e di altri atenei, operatori della Giustizia, cittadini e terzo settore. Insieme a sessanta tra studenti e insegnanti dell’istituto De Felice – Olivetti e ai rappresentanti  della Geotrans, l’azienda confiscata agli Ercolano ed oggi gestita dalla cooperativa dei lavoratori.

Seppur in maniera virtuale, sotto il cielo del seminario dedicato a Scidà, promosso dal Dipartimento di Scienze Umanistiche e dalle associazioni cittadine si è ritrovata un pezzo della Catania migliore, di una città che non si stanca, nonostante tutto, di costruire un futuro più giusto.

Proprio il  futuro della lotta alle mafie è stato al centro del secondo appuntamento (Mafie oggi e legislazione antimafia) del seminario intitolato quest’anno “Dall’analisi del fenomeno mafioso alla cittadinanza attiva”, che ha visto come relatori  il professore Isaia Sales, docente napoletano  di storie delle mafie, e il magistrato Gaetano Paci, procuratore aggiunto a Reggio Calabria.

Un confronto vero, con uno sguardo lucido e tagliente:  nessuna concessione alla retorica e al compiacimento per la strada percorsa, mosso  dall’urgenza di indicare i passaggi decisivi di una nuova fase della lotta alle mafie che, secondo Paci “deve snodarsi sul piano della cooperazione europea e internazionale”.

“Senza questa dimensione internazionale rischiamo di fare un buco nell’acqua. Il contrasto alle mafie – ha sottolineato -  o si dota di strumenti efficaci  contro i  paradisi fiscali  e l’economia illegale transnazionale, o non è”.

Per Sales occorre “togliere alle mafie il monopolio  del traffico di droghe, un’attività economica che non ha pari per profitti con nessuna merce legale e illegale. Aver lasciato nelle mani dei mafiosi la gestione di un traffico del genere, a causa  del proibizionismo, ha radicalmente modificato la disponibilità economica  delle mafie. Sarebbe assurdo – ha aggiunto – non tenerne conto nelle soluzioni per sconfiggerle”.

Secondo Sales assistiamo a mutamenti di fondo del mondo mafioso: “A partire dalle nuove gerarchie che vedono un contenimento di Cosa nostra, una avanzata delle camorre partenopee e una fortissima ascesa della ‘ndrangheta, legittimatasi sul mercato globale della droga come una realtà di prima grandezza”.      Per lo studioso, inoltre, “il modello verticistico e centralizzato di Cosa nostra si è dimostrato inadeguato ad affrontare la stretta repressiva che si è abbattuta su di essa a partire dagli anni ’90 del Novecento, mentre più resistenti sono apparse  le strutture snelle e agili, meno centralizzate, di camorra e ‘ndrangheta”.

Cambiamenti profondi che secondo Sales devono “condurre ad una nuova definizione del fenomeno mafioso, ancora oggi troppo ancorata al modello di Cosa nostra”. Per Sales, infatti, con mafie oggi deve intendersi “quei gruppi o quelle associazioni  che usano o minacciano violenza, dotati di enormi disponibilità finanziarie e forti di relazioni con il mondo politico, con le istituzioni e, sopratutto ,con il mondo degli affari”. Mafie, dunque, non necessariamente dotate di strutture organizzative forti, ma ricche di relazioni e di potere economico.

Per Paci, invece, l’organizzazione, al di là della maggiore o minore strutturazione, “resta  l’elemento decisivo nella definizione di ciò che è mafia ( o non mafia)”.

Due visioni differenti.  Sales, il maggiore studioso della camorra, guarda alla più fluida  delle organizzazioni criminali, alle  scarse barriere d’ingresso che la caratterizzano e alla capacità di assoldare masse di sottoproletari che  l’ha sempre contraddistinta,  da Cutolo in poi.

Il magistrato Paci porta invece con sé la straordinaria esperienza investigativa maturata,  prima a Palermo e, negli anni più recenti, a  Reggio Calabria, nel contrasto a due organizzazioni criminali come Cosa nostra e la ‘ndrangheta. Diverse tra di loro, ma caratterizzate, a differenza di quanto accade per la camorra, da un certo grado di istituzionalizzazione.

Nell’insieme i due relatori hanno indicato, da prospettive diverse, a volte confliggenti, un  nuovo possibile orizzonte  della lotta alla mafia, mosso dall’urgenza di abbandonare la retorica e i personalismi, animato dalla volontà di andare oltre il pur indispensabile versante giudiziario e repressivo, per conquistare una dimensione civile e sociale, in grado di prosciugare l’acqua in cui nuota la mafia e liberare intere fasce di popolazione dal bisogno che le attanaglia, da insopportabili condizioni di degrado, da una gabbia di acciaio fatta di povertà economica ed educativa che rende i nostri ragazzi carne da macello per le mafie.

“E’ vero, ha affermato Sales in chiusura, abbiamo una legislazione avanzata e corpi dello Stato che oggi, a differenza del passato, riescono a colpire le organizzazioni mafiose. Ma sul piano sociale la lotta alla mafia è quasi tutta da inventare. L’azione repressiva deve accompagnarsi ad una politica di mutamento sociale”.

A questo punto il dibattito poteva ripartire. E’ mancato il tempo. Non l’interesse e la voglia di confronto, confermata dalle domande e dagli interventi provenienti  dal pubblico.   

E’ la dimostrazione che il seminario raccoglie una domanda di conoscenza,  vera e autentica, che sale dalla società civile. Alle  istituzioni, così come sottolineato da Sales e Paci, tocca dare nuove risposte.

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