De “La Sposa Yemenita”, avvincente graphic novel della Becco Giallo Edizioni, ci parla oggi Marina Mangiameli, docente di Storia e Filosofia nei licei e cultrice di storia medievale. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo “Catania medievale”, di cui si è occupato anche Argo.
Con la recensione odiena Mangiameli inizia la sua “avventura” con Argo. A lei un caldo benvenuto e a tutti voi buona lettura
Essere donna è un problema che può essere declinato in tanti modi, che può essere vissuto a tante latitudini ma che conserva comunque elementi in comune più di quanto si potrebbe pensare ad un primo superficiale approccio.
La condizione femminile è, nel bene e nel male, la cartina di tornasole di tutta quanta una società ed anche una prospettiva illuminante per conoscerne le problematiche più complesse e profonde.
E’ questa la riflessione che si impone al lettore chiudendo le pagine appassionanti del libro di una giornalista, Laura Silvia Battaglia, e della disegnatrice Paola Cannatella che illustra con un tratto forte e incisivo il racconto.
Con una prospettiva nuova e intrigante l’Autrice non presenta un mondo sconosciuto ma ce ne mostra, ne segue e cerca di guidarci al di là delle apparenze in un mondo segreto attraverso la sua diretta esperienza.
Così viviamo un matrimonio yemenita nei suoi riti e tradizioni ma non come se si trattasse di uno spettacolo barbaro visto dall’esterno, viceversa come se fosse una vicenda di cui si potrebbe essere protagonisti così come capita all’autrice.
Il racconto muove dalla descrizione di un matrimonio cui l’autrice è invitata e si conclude con il matrimonio della stessa narratrice. Senza alcun giudizio di valore assistiamo alle vicende che ci aprono la porta alla comprensione di una realtà lontana di cui, senza un filo di retorica, scopriamo il dolore e le amarezze ma anche la palpitante umanità fino a sorprenderci a pensare alle analogie col nostro mondo.
E così ci incuriosiamo sulla realtà di un paese sconosciuto ai più che da ben sette anni è teatro e vittima di un conflitto che ha generato ben 18.000 morti di cui moltissimi bambini.
Basterebbe questa osservazione a rilevare l’interesse di un testo che si segnala anche per l’originalità della forma: l’uso del fumetto, infatti, lungi dallo svilire i contenuti, li rende più appetibili e apparentemente più comprensibili ai più, con la conseguenza che poi le informazioni finiscono per stimolare la curiosità e l’interesse per una realtà dimenticata e misconosciuta.
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Con occhio giornalistico, grande sensibilità e attenta osservazione l’autrice, con un levità che dà forza al discorso ma senza preconcetti di sorta, ci porta con sé in Yemen e ci fa spettatori di matrimoni come di attacchi di droni con le loro funeste conseguenze, di discussioni teologiche con sacerdoti colti e curiosi nella moschea, ci mostra attacchi suicidi e traffico di bambini, donne velate e rapimenti, l’Isis e Sana’a con allegria, ironia, dolore profondo.
Non pronuncia, non suggerisce giudizi, descrive con occhio lucido e partecipe, con forza, senza mai che lo sdegno ne appanni la visione lasciando a chi legge piena libertà di giudizio.
Il taglio dell’opera è felicemente giornalistico, nel senso che se per un verso racconta, come avrebbe detto Tacito, “sine ira ac studio”, per l’altro ci fa vivere la stessa curiosità che ha animato il suo viaggio e ci introduce, con garbo, alle stesse possibili risposte.
Uno dei pregi del libro sta infatti nell’equilibrio, l’ironia, la distanza con cui sono descritte le cose, il pudore sincero con cui si racconta di sé, come se si citasse a testimonio un astante del cui giudizio ci si fida.
L’autrice, catanese di nascita, ha studiato e cominciato la professione nella nostra città divenendo una giornalista curiosa e seria, impegnata dapprima nella carta stampata ed ora anche in radio, a “Radio 3 Mondo”.
Se il pregio maggiore di un’opera è guidarci alla conoscenza di mondi sconosciuti, suscitare in noi inedite curiosità, chi leggerà quest’opera non resterà deluso.