Un contratto scaduto dal 2018, la proposta di un aumento inferiore a 90 euro lordi in busta paga, la prospettiva di premiare i docenti in base “alla dedizione all’insegnamento e all’impegno nella promozione dell’attività scolastica”, una crescita esponenziale dei carichi di lavoro per il personale ATA. Ciliegina sulla torta, l’obbligo vaccinale per il personale scolastico dal 15 dicembre, pena la sospensione dal lavoro (e dallo stipendio).
Docenti e personale della scuola, che durante il lungo periodo della didattica a distanza avevano ricevuto un plauso generalizzato per essere riusciti a mantenere quantomeno una relazione umana, prima ancora che didattica, con gli alunni, anche da parte del governo Draghi continuano a essere trattati a “pesci in faccia”.
Di più, anche sui temi della sicurezza, non solo non è stato fatto nulla (classi pollaio, mancate assunzioni, trasporti impraticabili), ma addirittura si sono fatti passi indietro, visto cha la distanza di un metro fra gli alunni non è più inderogabile.
Come contro la cosiddetta “buona scuola” di Renzi, anche oggi i sindacati chiamano i lavoratori a uno sciopero generale.
In nome della dignità della scuola e di chi ci lavora e di una rinnovata centralità dell’istruzione, perché chi umilia la scuola cancella il futuro.
Diversi punti in comune nelle piattaforme dei sindacati “tradizionali” (CGIL. UIL, Gilda, Snals, orfani in questo caso della CISL che non parteciperà allo sciopero) e dei sindacati di base (COBAS, CUB).
Innanzitutto aumenti salariali a 3 cifre, nell’ottica di avere stipendi “europei”; percorsi per la stabilizzazione dei precari; conferma dell’organico Covid; riduzione del numero di alunni per classe; interventi strutturali per l’edilizia scolastica; presidi sanitari e sistemi di sanificazione nelle scuole.
A questi obiettivi, COBAS e CUB aggiungono: il ritiro di qualsiasi progetto sull’Autonomia differenziata con la quale si vuole regionalizzare l’istruzione e il ritiro dell’obbligo vaccinale. In particolare, su quest’ultimo punto secondo i sindacati di base “a fronte di una stragrande maggioranza di lavoratori/trici (intorno al 95%) che ha scelto di vaccinarsi, il governo, per nascondere incapacità e inefficienza, nonostante nelle scuole si stia lavorando regolarmente, impone la vaccinazione obbligatoria, che non tutela la sicurezza sul luogo del lavoro e di cui non si comprendono le motivazioni scientifiche. Determinando, così, una situazione paradossale per cui nelle aule sarà comunque presente una maggioranza di persone, gli alunni/e, non vaccinati, né controllati (per questi ultimi, sia chiaro, non si chiede la vaccinazione obbligatoria, che violerebbe il diritto all’istruzione). Al tempo stesso, riteniamo la campagna di vaccinazione e la sospensione dei brevetti strumenti indispensabili, anche se non unici, per combattere la pandemia”.
A Catania appuntamento alle ore 9,30 in piazza Roma.