Il 13 di ottobre è ripreso il procedimento giudiziario nei confronti di Scapagnini e compagnia bella (!) per il buco di bilancio al Comune di Catania degli anni passati. Lungo e inquietante è l’elenco delle ipotesi di reato che vanno dall’abuso di ufficio al falso ideologico aggravato e continuato in concorso.
L’ultima puntata di Report su Catania ha aggiornato ulteriormente il quadro. La Gabanelli gongola e ormai sta per trasformare le inchieste sulle audaci imprese dei nostri amministratori in una rubrica mensile fissa. Dove la trova un’altra vacca da mungere con tale regolarità?
Intanto, anche il bilancio dell’anno in corso continua a veleggiare verso il porto delle nebbie. Il Consiglio comunale ha già lasciato trascorrere il termine del 30 settembre senza approvare la verifica degli equilibri di bilancio e la prossima, definitiva, scadenza del 30 novembre non è poi così lontana, col rischio che si vada alla nomina di un commissario ad acta.
Oltre al dissesto lasciato dalle precedenti Amministrazioni , ad aggravare la situazione attuale è interventuto il mancato arrivo dei favolosi e chimerici 140 milioni promessi da Berlusconi, mai arrivati e che probabilmente mai arriveranno. Questa promessa è stata infatti utilizzata come garanzia morale per andare avanti nel corso di questi mesi, ma la sua validità sta ormai per scadere e i numerosi creditori, che si sono ulteriormente fidati delle chiacchere di Stancanelli, quanto prima si stancheranno di attendere e si rivolgeranno in massa alla Magistratura per farsi riconoscere le legittime spettanze.
Nel frattempo la stessa Amministrazione, per coerenza, ha continuato a conferire negli ultimi mesi incarichi esterni e consulenze per un ammontare di 400.000 euro, come hanno denunciato in una recente interpellanza i consiglieri comunali de “La Destra-As”.
Se non ci saranno novità significative – leggasi iniezioni di liquidità – la situazione potrebbe precipitare da quì a qualche settimana, mettendo a rischio anche gli stipendi degli impiegati comunali e di tutte le realtà aziendali – società partecipate e cooperative – che forniscono servizi al Comune.
Quello delle Aziende partecipate dal Comune – Sidra, Multiservizi, Sostare, Asec, Asec Trade, Sviluppo e patrimonio, InvestiaCatania, Catania Ambiente – è uno dei capitoli più neri (sarebbe più corretto dire rossi) del bilancio del Comune. Da esse dipendono circa un quinto degli stipendi pagati dall’Amministrazione ma nel complesso, pur con qualche eccezione, riescono nella non facile impresa di conseguire una perdita annua ormai strutturale di 2,4 milioni di euro, come si legge nel “Piano di risanamento e riqualificazione delle Partecipate” predisposto dalla Ragioneria del Comune.
Né si tratta di un vizio solo catanese. Un’indagine disposta recentemente dalla Commissione Attività produttive della Regione Sicilia ha verificato la presenza di un congruo numero di Partecipate regionali che pagano più indennità a consiglieri di amministrazione che stipendi a impiegati, dimostrando indirettamente la loro perfetta inutilità.
Alcune di esse sono incaricate di svolgere funzioni duplicate rispetto a quelle già svolte da altri organismi regionali o sono addirittura indebitate dalla stessa Regione che non corrisponde le somme dovute e deve poi trovarle per ripianare i disavanzi.
Chi, meglio di noi siciliani, onora il principio olimpico: l’importante è partecipare? L’organizzazione delle Olimpiadi del 2020 ci spetta di diritto!
Su questo ultimo aspetto si può utilmente leggere l’articolo: Bilanci in rosso, più consiglieri nei cda che dipendenti. Il buco nero degli enti a partecipazione regionale, pubblicato da Siciliainformazioni il 15/9/2009.
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