Liberato dalle erbacce e dai rifiuti di ogni genere che lo rendevano inutilizzabile, l’Anfiteatro di viale Castagnola è divenuto il contesto in cui si è svolto l’incontro con il procuratore aggiunto Sebastiano Ardita, organizzato qualche giorno fa dal CSVE, Centro servizi Volontariato Etneo, e dalla Rete sociale di Librino.
Una pulizia straordinaria che è stata definita “fatto simbolico” rilevante, non solo perché ha restituito al quartiere uno spazio di incontro, ma anche perché ha permesso ai ragazzi conivolti nella pulizia di capire che gli spazi pubblici, che spesso riteniamo “di nessuno”, sono di tutti, quindi anche nostri.
In realtà si è trattato di una pulizia dovuta da parte di un’amministrazione (e non solo questa) distratta che lascia un quartiere abbandonato a se stesso.
Anche la rilevanza data al fattore volontariato, indubbiamente presente a Librino in varie forme, non deve far dimenticare che si è trattato di un intervento svolto dalla Dusty e dalla Multiservizi, pur con la partecipazione di alcuni gruppi locali e di giovani del servizio civile. Apprezzato da tutti il ruolo attivo svolto dal capo di gabinetto del sindaco, Giuseppe Ferraro, presente nella funzione di supervisore, che si è letteralmente sporcato le mani collaborando allo scerbamento manuale delle erbacce.
Questi interventi non dovrebbero essere tuttavia realizzati in via eccezionale o all’interno di particolari progetti. Pulizia e scerbamento dovrebbero essere costanti e programmati, come ha poi esplicitamente richiesto nel suo intervento la rappresentante della Piattaforma per Librino.
Secondo alcuni è difficile definire quartiere un così vasto agglomerato di abitazioni che ospita 80mila abitanti sui circa trecento mila di tutta la città. Eppure, ha detto Ardita, quartiere deve essere considerato, non solo perché non ha un proprio consiglio comunale nè i servizi che caratterizzano una città autonoma, ma soprattutto perché solo così si può porre correttamente il problema del rapporto tra Librino e Catania, un rapporto che va ricucito sempre che la città abbia la voglia e la determinazione di farlo.
Sono di vecchia data, rileva Ardita, le responsabilità della Catania bene nei confronti di tutte le periferie ma in particolare di questa, pensata come espansione armonica della città ma progressivamente emarginata, a partire dal fatto che il progetto originario non è mai stato completato, facendo sì che criminalità politica e mafiosa si appropriassero, a danno degli abitanti, delle risorse pubbliche presenti.
Oggi Librino è sinonimo di illegalità, ma il primo atto criminale è stato quello della malversazione dei beni pubblici usati a vantaggio di pochi.
Politici, mafiosi, imprenditori, amministratori pubblici – ha affermato il magistrato – hanno piegato ai propri interessi qualunque regola, hanno agito in combutta a danno dei cittadini e sono i veri responsabili del degrado delle periferie.
E noi, che abbiamo chiuso gli occhi davanti a chi gestisce le risorse pubbliche a danno dei più fragili, siamo poi risoluti nel voler reprimere i fenomeni criminali compiuti nelle periferie e celebriamo l’antimafia che lo permette.
La periferia è diventata così il luogo del male e non ci accorgiamo più di sovvertire la realtà. Neanche le eventuali sentenze penali possono sanare questo circolo vizioso.
Chi vive a Librino porta su di sé uno stigma, quello della illegalità, della delinquenza, dello spaccio di droga, della appartenenza alla mafia, e per questo viene emarginato, come emerge dalle testimonianze degli intervenuti, che pongono ad Ardita anche domande sulle possibili soluzioni.
Il procuratore aggiunto risponde, però, con altre domande. Si chiede se chi vive ai margini abbia potuto sperimentare i vantaggi della legalità, considerato che la legge e il rispetto delle regole dovrebbero fungere da argine alla arroganza dei potenti e permettere a tutti di accedere ai diritti.
Ma come può un giovane che non trova lavoro e vede attorno a sé un “deserto di opportunità” sfuggire alla tentazione di lasciarsi arruolare nell’esercito della malavita che si offre di soddisfare le sue esigenze immediate? Eppure ce ne sono tanti di giovani e meno giovani che, con le loro famiglie, vivono con dignità la propria condizione di emarginati e la stessa povertà. E questa sì che è legalità, sostiene Ardita.
Quanto alle prospettive di integrare Librino alla città, una risposta seria – a parere del magistrato – sarebbe quella che le istituzioni, “il pubblico” venisse a Librino, gli uffici comunali, le facoltà universitarie, come già è avvenuto con le scuole superiori.
E se qualcuno ricorda il caso dell’istituto d’Arte, che ha respinto questa possibilità, ci sono altre scuole che la hanno raccolta, contribuendo ad un importante fattore innovativo per il quartiere, la presenza, in alcuni istituti comprensivi di Librino, di sezioni di scuola superiore che richiamano anche ragazzi da altre zone della città.
Ma c’è di più. Ardita non ha timore di dichiarare, come opinione personale, che a Librino vedrebbe bene la sede dei nuovi uffici giudiziari. Bene, quindi, allo sblocco di anni di immobilità e alla realizzazione di un nuovo palazzo di giustizia, ma perché non in questo quartiere che diventerebbe meta di qualificati professionisti e dei numerosi utenti?
Avevo intenzione di assistere all’incontro di Librino con Ardita. Non mi è stato possibile.Mi piace il fatto che ha denunciato le responsabilità della società bene per il degrado di quel quartiere ed ho apprezzato la dichiarazione che ha fatto sul tema del palazzo di giustizia.Su questo argomento credo che le dichiarazioni non bastano.Sono necessari interventi che abbiano risonanza all’esterno. Perchè non chiamare a raccolta i cittadini alle Ciminiere e con l’ausilio dei tecnici ribadire il nostro NO alla rovinosa edificazione del palazzaccio al viale Africa? In questo caso oltre ad Ardita potrebbero intervenire altri volti, altre firme, altri soggetti. Si potrebbero invitare soggetti importanti nel campo dell’architettura come Fuksass o lo stesso Renzo Piano , senatore a vita , che ha conosciuto Librino ed ha dichiarato di essere pronto al rammendo della città. Tentiamo di fargli rammendare anche il Viale Africa. Forse è il momento giusto.
L’impegno che il dott. Ardita mette nella difesa degli “ultimi” e pertanto dei quartieri degradati è antico, ampio, profondo, di altissima qualità etico-morale. Seguirlo è un piacere. Purtroppo in tanti, anzi solo in pochi, lo seguono a parole, nell’indifferenza dei tanti! Credo sia giunto il momento di affiancarlo seriamente, nell’interesse supremo di tutti.
Non sapevo dell’incontro, evidentemente manca la pubblicità, stampare manifesti o movimentare i social per tutti gli eventi a librino. Proposta:creare una piccola isola ecologica dove la gente possa depositare gli oggetti ingombranti che verranno poi prelevati dalla ditta preposta