Tutti soddisfatti, tutti gongolanti. Il governatore Musumeci, il sindaco Pogliese, il presidente della Corte di Appello Meliadò hanno assistito sorridenti, in prima fila, all’inizio dei lavori di demolizione dell’ex Palazzo delle Poste di viale Africa, dove è previsto che nasca la nuova Cittadella Giudiziaria.
E hanno espresso piena soddisfazione per una decisione che inquieta, invece, una parte non piccola della città.
Sono soprattutto due le domande che si aprono, non di poco conto.
Riguardano sia l’opportunità della scelta di collocare, lungo una direttrice di grande traffico con caratteristiche di circonvallazione di levante, una struttura che richiamerà un altissimo numero di persone sia la legittimità che avrebbe una costruzione destinata ad un uso ben diverso da quello previsto nel Piano Regolatore.
Sulla questione opportunità, convince poco la risposta di prammatica, “ci arriva la metropolitana”. Non solo la metropolitana serve soltanto una parte della città, ma su viale Africa insistono già un Centro Fieristico dove si svolgono periodicamente grossi eventi, una scuola con ampia utenza e conseguente congestione di traffico negli orari di ingresso/uscita e alcuni uffici della Questura. C’è da tenere presente, inoltre, che la cosiddetta Cittadella Giudiziaria ospiterà anche la Corte di appello a cui fanno capo i tribunali di Siracusa, Ragusa e Caltagirone e le ex sedi distaccate di Acireale, Giarre, Paterno etc, ognuna con il suo vasto bacino di utenza.
Qualcuno ha fatto uno studio sui flussi di traffico e sul loro impatto sulla viabilità cittadina?
Non si è chiusa troppo presto la valutazione di aree differenti da destinare agli Uffici della Giustizia?
Quanto alla questione legittimità, l’interrogativo che si apre è ancora più grave. Anche perchè sarebbe davvero paradossale destinare alla giustizia una struttura non in regola con le norme.
A noi risulta che l’area in questione sia collocata a cavallo tra una zona destinata dal PRG a “industriale portuale ferroviaria” ed una destinata a “verde pubblico”.
Alla fine degli anni ’70, il progetto dell’edificio delle Poste fu approvato dal Consiglio Comunale in variante alle previsioni del PRG, ai sensi di una legge che consentiva di approvare – purchè con delibera di Consiglio – progetti di opere pubbliche anche non conformi al Piano.
Essendo una parte dell’area ricadente in zona ferroviaria, veniva di fatto sfruttata l’interconnessione tra poste e ferrovie, segnalata anche da un binario che entrava dentro l’edificio.
Demolito quest’ultimo, il terreno non tornerà alla destinazione urbanistica precedente, verde pubblico lungo il viale Africa e zona industriale-portuale-ferroviaria nella zona retrostante?
Come può quindi quest’area essere destinata a Cittadella della Giustizia, con funzioni non compatibili con le destinazioni del Piano Regolatore?
Intanto, mentre la demolizione procede, Catania scopre che, dietro quel palazzone ormai degradato che ingombrava la visuale, si apre la vista del mare e diventa concreta la possibilità di un parco che sposi verde e azzurro, vegetazione e paesaggio marino. Una possibilità che il M5S ha colto preparando un ordine del giorno che il Consiglio Comunale dovrà esaminare nella prossima seduta del 3 marzo.
Nel frattempo è stato pubblicato il bando del concorso di progettazione in due gradi per realizzare il nuovo edificio, un primo grado aperto a tutti i soggetti interessati in possesso dei requisiti generali e di idoneità professionale, e un secondo grado riservato agli autori delle cinque migliori proposte, selezionate dalla commissione giudicatrice.
Anche se i tempi non saranno brevissimi, l’iter è partito. Ma i dubbi restano.
Come sempre Argo vuole innanzi tutto vedere le carte e, d’accordo con CittàInsieme, ha inoltrato via pec una richiesta di ‘accesso agli atti’ al Genio Civile, ente appaltante per conto della Regione.
Abbiamo chiesto copia della Convenzione del 2016 tra Ministero della giustizia, Comune, Assessorato regionale, copia dello Studio di fattibilità e del Verbale della Conferenza dei servizi (settembre 2019) nel corso della quale sono stati acquisiti pareri, autorizzazioni e nulla osta necessari per avviare i lavori, e – infine – copia della validazione del progetto, a firma del RUP.
Indubbiamente i firmatari dei documenti e dei progetti volti a realizzare una struttura destinata alle funzioni giudiziarie , non hanno capito o compreso che i loro nomi passeranno alla storia come responsabili del degrado della città. Catania ha subito, dal 1968 in poi una lenta devastazione ed il territorio è stato aggredito da strutture che hanno utilizzato il piano regolatore Piccinato ma per poi soverchiarlo ed invalidarne gli obbiettivi da perseguire.Gli standard urbanistici, una volta superati, non consentono interventi e sovrapposizioni che li vanifichino. Catania è diventata inabitabile proprio perchè gli stardard non esistono più e sono stati superati. Questi aspetti o profili giuridici della urbanizzazione sono ignoti ai muratori che hanno avuto via libera dagli uffici urbanistici della città.E non bisogna dimentaicare che solo pochi urbanisti sono in condizione di capire il significato ed il valore di limite degli standard urbanistici. I tecnici comunali che da qualche tempo sono insediati negli uffici urbanistici hanno una competenza, in materia,discutibile e rilasciano concessioni edilizie che se venissero sottoposte all’esame dei giudici amministrativi non avrebbero lunga vita.