Anche quest’anno, grazie all’impegno di Assopace Palestina, Libera, Pax Christi, UDI e Cinestudio, farà tappa a Catania il Nazra Palestine Short Film Festival.
Il festival itinerante di cortometraggi dalla e sulla Palestina che si svolge in parecchie città italiane, e sarà ospitato quest’anno anche in Spagna, è giunto alla sua terza edizione.
Il Nazra (in arabo “sguardo“) ha l’obiettivo di promuovere le eccellenze artistiche e cinematografiche di giovani autrici ed autori, palestinesi ed internazionali, che usano il linguaggio del cortometraggio per trattare temi quali la libertà, la giustizia, i diritti umani, l’autodeterminazione, la condizione della donna, nel delicato contesto israelo-palestinese.
Promosso dalle organizzazioni Restiamo Umani con Vik (Venezia), Ecole Cinéma (Napoli) e Centro Italiano di Scambi Culturali – Vik (Striscia di Gaza – Palestina), il festival è stato già presentato a Venezia e a Cannes.
Alcuni dei 15 cortometraggi finalisti, selezionati per la qualità artistica e per l’efficacia con cui sono trattati i temi socio-politici del festival, saranno proiettati a Catania in lingua originale e con sottotitoli in italiano.
L’appuntamento è per il 13 gennaio 2020, alle ore 19:00, al cinema King che ha collaborato sin dall’inizio all’iniziativa.
I cortometraggi in programma
Bloody Basil di Elia Ghorbiah (Palestina 2017, 15′)
Una lucida denuncia della nuova schiavitù delle lavoratrici palestinesi che, a causa dell’occupazione militare e della confisca delle terre, sono costrette a lavorare nelle colonie israeliane senza diritti, in condizioni estremamente difficili. Il corto ha ricevuto la menzione d’onore “Gender look”
Coffee Pot di Thaer Al Azzah (Palestina 2018, 10′)
In un campo profughi palestinese, ogni mattina Jum’a si guadagna da vivere vendendo caffè caldo. Avrebbe bisogno di un secondo lavoro, ma l’unica possibilità che gli viene offerta è demolire la casa di un altro palestinese, prima che lo facciano le forze di occupazione addebitandone i costi al proprietario. E’ una scelta che va contro i suoi princìpi, ma per chi si trova nelle sue condizioni di estrema precarietà la scelta è davvero difficile.
Journey of Waves di Linda Paganelli (Palestina-Germania 2018, 5′)
Il gommone in avaria, in mezzo al mare immenso, diventa estensione emozionale di Wisam, un ragazzo gazawi costretto dalle circostanze a scegliere l’unica strada possibile per emigrare, tra senso di impotenza e rabbia di fronte alle ingiustizie, verso un finale circolare che lo riporta all’inizio.
Roof Knocking di Sina Salimi (Portogallo-Regno Unito-Messico-Estonia 2017, 12′)
Nei continui attacchi di Israele contro la Palestina, l’esercito israeliano ha inventato una particolare tattica, il roof knocking: prima di bombardare un’area civile chiama al telefono gli abitanti e intima loro di andarsene. E’ quello che succede alla protagonista mentre prepara da mangiare per sè e la sua famiglia in vista della rottura del digiuno del Ramadan.
Made in Palestine di Mariam Dwedar (Palestina-USA 2016, 7′)
Documentario lineare e di stile classico con interviste ai proprietari e ai lavoratori dell’ultima fabbrica di Hebron e dell’intera Palestina che produce la kufiyya, simbolo nazionale e della resistenza politica-culturale di intere generazioni.
Window di Ali Okeh (Palestina 2017, 7′)
Basta poco a un ragazzino del campo profughi di Askar per sognare: un motorino, un’esplorazione fuori dall’unica strada circolare, un vecchio aereo, arrugginito e con una sedia di plastica al posto dei sedili ma, chiudendo gli occhi, si può sentire risuonare la voce dell’hostess. Premio “Gli sguardi dei ragazzi”.
The crossing di Ameen Nayfeh (Palestina 2017, 11′)
Shady e sua sorella Maryam si preparano a far visita al loro nonno malato dall’altra parte del muro. Il fratello maggiore Mohammed è finalmente riuscito ad ottenere un lasciapassare dalle forze di occupazione. Ma basterà questo per attraversare il check point?
Checkpoint 300 di Ahmad Al Bazz, Anne Paq, Haidi Motola (Palestina 2017, 4′)
Migliaia di lavoratori palestinesi fanno la fila ogni giorno, prima dell’alba, per passare attraverso il checkpoint 300, a Betlemme. Per molti questo significa uscire da casa nel cuore della notte per raggiungere in tempo il luogo di lavoro. Il film mostra chiaramente come i posti di blocco non siano un controllo di frontiera, ma piuttosto mezzi di controllo sulla popolazione palestinese.
Tour de Gaza di Flavia Cappellini (Gaza – Regno Unito 2019, 19′)
Alaa Al Dali, campione di ciclismo già qualificato per le Olimpiadi di Tokio del 2018, rivendicava i suoi diritti presentandosi in divisa e con la sua bicicletta alla Marcia del Ritorno del 30 marzo. Un cecchino israeliano gli ha sparato colpendolo alla gamba destra che gli è stata amputata. Tre mesi dopo è diventato il primo ciclista paraolimpico di una terra dove quasi il 7% della popolazione – circa 30.000 persone – è disabile. Premio “Vittorio Arrigoni”
Vik – Restiano umani di Giulia Cacchioni (Italia 2019, 3′ 52″)
Un omaggio ad un atto estremo di coraggio che ci ricorda come il “Restiamo umani” sia appello sempre più necessario e universale. Menzione speciale “Vik Utopia”