C’è stata una levata di scudi generale all’annuncio che la Regione aveva messo in vendita, insieme al altri beni demaniali, una parte del boschetto della playa.
Si sono dichiarati contrari cittadini, movimenti e partiti politici, associazioni ambientaliste, lo stesso sindaco.
Tutti a difendere a spada tratta il verde e a deprecare la dismissione di un bene comune, tutti alla ricerca di visibilità in questa gara di sollecitudine a favore degli interessi collettivi.
La stessa Amministrazione, tuttavia, procede nel frattempo, in modo ora palese ora mascherato, a cementificare il residuo verde cittadino, a tagliare alberi secolari, ad autorizzare in modo surrettizio progetti che consentono di costruire villette e supermercati in aree destinate a verde pubblico (Nizzeti), ad ignorare le sue stesse regole nella realizzazione di parcheggi che sono scambiatori solo di nome, e via discorrendo.
Il risultato della mobilitazione a favore del boschetto comunque c’è già stato e i quasi settemila metri quadri messi in vendita per il presso irrisorio di ventiseimila euro (poco più di tre euro al metro quadro) sono stati stralciati dall’avviso di vendita.
Il sindaco esulta, si dichiara soddisfatto che l’Agenzia del Demanio abbia accolto la sua formale richiesta di non vendere il lotto di boschetto per conservarne il carattere pubblico e garantirne la fruibilità (una intenzione, questa, tutta da verificare).
L’interesse del sindaco per la difesa del boschetto appare, tuttavia, tardivo e tutt’altro che spontaneo.
L’Agenzia del demanio ha infatti ricordato, in una nota, di aver chiesto – a maggio – al Comune di Catania di esercitare il “diritto di opzione per l’acquisizione del bene”, senza ricevere risposta. A maggio, quindi, quando attorno alla vicenda non c’era ancora clamore, Pogliese e la sua giunta non erano interessati.
Adesso, via via che sulla messa in vendita di parte del boschetto è cresciuta l’attenzione (a partire dalla denuncia fatta sul quotidiano cittadino dall’agguerrita avvocata Lina Arena e dopo la mobilitazione portata avanti da Catania Bene Comune), il sindaco si è scoperto ambientalista e difensore dei beni comuni.
Noi di Argo ci eravamo chiesti se, attorno a questa vendita, che rientra nell’orientamento di dismettere i beni pubblici per fare cassa, non si stesse facendo ‘molto clamore per nulla’.
I vincoli esistenti sull’area posta in vendita la rendono infatti sostanzialmente inedificabile e quindi non utilizzabile a scopo speculativo.
A questi vincoli bisogna aggiungere quelli ulteriori determinati (legge 353/2000) dall’incendio subito dal terreno, che non può quindi avere una destinazione diversa per 15 anni né vi possono essere realizzate, per almeno 10 anni, strutture e infrastrutture finalizzate ad insediamenti civili ed attività produttive.
Limitazioni che certo non contribuivano a rendere appetibile l’acquisto del lotto, nonostante la presenza di alcuni ruderi che non sono tuttavia catastati..
Non si discute invece sul fatto che l’area in questione dovesse essere inclusa dal Comune nel catasto dei terreni incendiati (legge 353 del 21 novembre 2000), ammesso che questo catasto venga realmente aggiornato.
La carta dei terreni incendiati reperibile nel sito del Comune alla voce “cartografie di protezione civile” è stata aggiornata nel 2012.
La domanda è: non viene aggiornato il catasto dei terreni incendiati o non è aggiornata la relativa pagina del sito del Comune?
Comunque un brutto segnale per noi cittadini.
Il fatto grave e preoccupante è un altro. Sull’area bruciata insistevano ruderi che al catasto, ( fatto strano ) non risultano annotati. Perchè? Per quale strano motivo? Per eludere la legge sui terreni invasi dal fuoco? La mala fede si raschia con il coltello.Devono essere cacciati via i funzionari del Demanio.Sui beni comuni e su quelli Demaniali, in particolare, bisogna fare una campagna per denunciare, difendere gli interessi comuni ed individuare i responsabili.
Pienamente d’accordo con Lina Arena. Specie nel denunciare i responsabili della caduta sociale, economico ed occupazionale che disastra tutti noi ed arricchisce fin troppi speculatori. Come nel caso del nostro porto definito in Commissione Nazionale Antimafia “porto delle nebbie”, luogo di lavori abusivi e devastanti a tutto vantaggio anche di utilizzatori sotto indagini e sequestri per mafia rilevati dalla DIA ma non da coloro che sono stati eletti al Comune da noi distratti cittadini tuttora silenti.
Ma occorre salvare il salvabile nella zona sottoposta all incendio, redigere, con l’aiuto di un forestale, un progetto di reimpianto/integrazione con specie adeguate, in maggioranza o nella totalità autoctone, contenere le specie invasive, eliminare piante morte o molto compromesse dallincendio, salvare le piante utili in difficoltà eliminare stralli e cavi del parco avventura che stanno soffocando le piante/alberi a cui sono collegati, diradare la pineta eliminando alberi deboli filifonrmi ecc.
Moltissimo lavoro che andrebbe fatto al più presto.
Non solo…l’area dove stanno costruendo l’eurospin in via Sabato Martelli Castaldi era stata incendiata nel 2010 come dimostrano le immagini di google street view ma non risulta nei terreni percorsi dal fuoco nonostante la mappa sia del 2012…e casualmente oggi ci stanno costruendo sopra