Riprendiamo, e facciamo nostra, una riflessione di Graziella Priulla, che è stata docente stimata dell’Università di Catania.
Ci sembra molto significativa, in particolar modo nel momento storico che stiamo vivendo.
Abitavo a Torino quando si esponevano i cartelli “non si affitta ai meridionali”, quando si diceva che nelle vasche da bagno coltivavano il basilico.
Sfottevano mio padre, per la cadenza siciliana. Sfottevano anche me, per un nome che sapeva di sud.
Abbiamo fatto una fatica immane per decenni, nelle scuole, nelle associazioni, nei gruppi, nei partiti, nei sindacati, per sradicare la mala pianta della xenofobia, che ha radici così profonde nell’inconscio spaventato e arcaico degli esseri umani.
E’ bastato pochissimo tempo per farla germogliare di nuovo. Altri canali, altre sedi, altre voci hanno trovato spazi aperti, linguaggi elementari e tempi veloci per recuperare quel terreno.
Anche perché noi ci eravamo illusi: le battaglie culturali non devono smettere mai, nulla è per sempre.