Mi vulissi accattari ‘n carrettu e nu sciccareddu, così confessava Biagio Apa a Pino Ruggieri quando ragionavano sulla esperienza che conducevano insieme nella parrocchia S. Croce del Villaggio S.Agata.
Un carretto e un somarello per andare a vendere verdure tra le strade del quartiere, incontrarne la gente e parlare con loro di Gesù Cristo.
Così voleva predicare il Vangelo don Biagio, non con ‘parole di sapienza’, con discorsi alti e raffinati, ma nel modo più semplice, stando vicino a quella ‘gintuzza’ (come amava chiamarla affettuosamente), di cui capiva e sentiva la sofferenza, la fatica, ma anche la gioia, gli affetti semplici e veri.
Era questo il suo modo di essere prete, in cui confluivano la sua origine contadina, la sua sfortunata infanzia senza i genitori, morti prematuramente, la sua salute cagionevole. Esperienze che lo avevano segnato dolorosamente ma reso anche particolarmente sensibile alla fragilità dell’uomo.
Proprio lui, cresciuto dai nonni, contadini dalla fede semplice e concreta, che lo hanno allevato assieme al fratello maggiore, divenne per i suoi parrocchiani e per tutti coloro che ha incontrato sulla sua strada, un vero padre.
Un padre particolarmente attento ai più deboli, ai più poveri, o – se vogliamo – alla piccolezza, alla fragilità presenti in ciascuno, anche nei ricchi e nei potenti.
Si è spento lo scorso 17 agosto, dopo un breve ricovero, essendo stato portato in clinica il giorno 15, ricorrenza della sua ordinazione sacerdotale, evento che era solito celebrare ogni anno con grande letizia spirituale e particolare solennità.
Biagio Apa non era un prete qualunque, è stato uno dei principali protagonisti del tentativo di rinnovamento avviato alla fine degli anni Sessanta, dopo la conclusione del Concilio Vaticano II, anche nella Chiesa catanese.
E vi ha partecipato a partire da alcune scelte, non certo scontate, in cui è scommesso di persona.
Già parroco in Cristo Re, parrocchia della buona borghesia catanese, dove pure, fra l’altro, animava una vivace e originale comunità giovanile, accettò senza pensarci due volte di andare a fare il parroco al Villaggio S. Agata, quartiere di case popolari, allora estrema periferia sud della città, in cui mancava persino la chiesa.
L’invito gli fu rivolto da don Pino Ruggieri, che stava progettando di avviare un’esperienza pastorale in un quartiere di periferia, inizialmente anche con la partecipazione di don Ciccio Ventorino.
Al Villaggio rimase per 25 anni, condividendo la vita di persone che sperimentavano quotidianamente la durezza e le difficoltà dell’esistenza, ed essendo per loro proprio un padre.
La sua condivisone era così viscerale che quando qualcuno andava a confidargli le sue pene o quando c’era da affrontare una situazione di ingiustizia, la sua pressione saliva pericolosamente.
Il brano evangelico delle Beatitudini, letto nella messa funebre. descrive di padre Apa il sentire e la fede.
Come ha ricordato Ruggieri nell’omelia, questo passo evangelico non è in sé una esaltazione della mitezza o tanto meno della povertà.
Le Beatitudini parlano di Dio, del suo amore, della sua predilezione per i poveri, i piccoli, coloro che hanno fame e sete di giustizia, dovunque essi siano, a qualunque fede appartengano.
Questo era Biagio, qualcuno che raccontava, attraverso la sua vita, l’umanità partecipe e solidale di Gesù figlio di Dio. Non a caso Ruggieri lo ha definito uomo del Vangelo più che uomo di Chiesa.
Dopo il suo decesso, per i funerali è stato portato a Viscalori, l’ultima parrocchia di cui è stato parroco e dove, dopo le sue dimissioni, avrebbe voluto restare per finire i suoi giorni in mezzo alla sua gente. In questo semplice e umanissimo desiderio non è stato accontentato, se non per il suo funerale.
Non riesco ad immaginare il paradiso senza Padre Biagio
Grazie di questo ricordo di questo testimone della fede che mi spiace non aver conosciuto.
E’ stato un “padre” davvero, Don Biagio per comunita’ del Villaggio S.Agata. Un punto di riferimento fermo nella mia infanzia, con la sua gentilezza e generosita’ d’animo. Grande uomo di fede e spiritualita’. Ci mancherai tanto!
Lo conobbi da bambino,e fú sempre uguale a se stesso. La Signora Bruno Maria, lo prese sulla sua ala materna e lo segui dalla parrocchia Cristo Re, dove lavorava come perpetua, ma per padre Apa fú una madre. Quella Madre che accudi fino alla morte. Quella madre dalla quale andava, per trovare qualche ora di sonno. Potrei dire tante cose, ma non voglio dilungarmi. Padre Apa viveva il Vangelo, ed il Vangelo era la sua vita. Non posso dire la stessa cosa di tanti Ministri del Signore. Lui viveva nascosto ai molti nella semplicità del Vangelo, e nell’umiltà Mariana.