Sulla costa dell’agrigentino l’occhio può spaziare libero per chilometri, beandosi delle perfette proporzioni dei templi greci che dominano la valle e allungandosi sulle spiagge dorate che, dopo Porto Empedocle, si fanno più selvagge e cedono man mano il posto alle falesie.
Tra di esse spicca per il candore e le forme sinuose la Scala dei Turchi, imponente roccia di calcare ed argilla ormai nota e frequentata da molti.
In realtà la Scala è stata chiusa alla fruizione del pubblico nel dicembre del 2017 perché proprio nelle immediate adiacenze una frana ne ha di fatto reso pericoloso l’accesso.
Il 19 febbraio di quest’anno La Sicilia apre le cronache locali annunciandone l’imminente riapertura: il presidente della regione Musumeci, in veste di commissario dell’Ufficio contro il dissesto idrogeologico dell’isola, comunica l’inizio dei lavori necessari per la messa in sicurezza dell’area in modo da garantire un accesso sicuro alla falesia.
I lavori, affidati alla ditta Sjles di Matera per una spesa di 181mila euro, consistono nella bonifica del costone roccioso, nella collocazione di reti paramassi in acciaio, nell’inchiodatura di una rete corticale e infine nell’attuazione di un sistema di drenaggio dei filoni idrici presenti.
La riapertura è finalmente annunciata per la fine di aprile di quest’anno.
Il 14 aprile La Sicilia riporta questa incoraggiante dichiarazione del sindaco Zicari di Realmonte: “Siamo in perfetto anticipo sull’apertura della stagione estiva”.
Viene inoltre annunciato che, nelle prossime settimane e per 75 giorni, 12 volontari divisi in due turni per sei, saranno dislocati per vigilare sulla zona e che a questo scopo è stata stanziata la somma di 14 mila euro.
La bella Proserpina ha ancora una volta lasciato il mondo degli inferi per ritornare in superficie e sua madre Demetra, pazza di gioia, ancora una volta ha ricoperto il mondo di un manto fiorito. Dovunque c’è un briciolo di terra ad aprile germoglia la vita, persino nelle fessure delle rocce, tra le pietre dei muretti a secco, sulle dune di sabbia.
Nella campagna costiera, tra il verde smeraldino si aprono fiori dai colori accesi ed il vento trasporta il profumo di un mare che già si può definire africano.
Dopo aver percorso a piedi la bella spiaggia di porto Empedocle avvistiamo infine la Scala dei turchi: è domenica 28 aprile.
Dei lavori previsti non c’è traccia, tutto quello che si vede è lo smottamento avvenuto un anno e mezzo fa, cartelli con divieti d’entrata, il cartello per l’appalto dei lavori e una transennatura in plastica arancione che le persone hanno già provveduto a bucare per passare dall’altra parte ed arrampicarsi sulla falesia.
Nessun vigilante controlla l’area. Tanti i turisti del nord Europa che in barba ai divieti si lasciano scivolare tranquillamente dall’altra parte, commettendo di fatto un’infrazione che mai si sarebbero permessi nel loro paese.
Una trentina di chilometri in direzione di Palma di Montechiaro visitiamo un altro luogo incantevole, una Scala dei Turchi più piccola e meno frequentata che si allunga come un’enorme zampa bianca dentro il mare.
E’ Punta Bianca, uno sperone candido tra le colline che si ammira dall’alto e sul quale l’uomo non ha potuto fare a meno di lasciare la sua impronta costruendovi una casermetta della Guardia di Finanza ormai del tutto in rovina.
Anche qui nessuna gestione pubblica del luogo, né un parcheggio, né uno sbarramento che impedisca alle macchine di avanzare oltre, nessuna segnaletica e servizi per la raccolta dei rifiuti.
Il pomeriggio sta per finire, ritorniamo, il vento soffia forte facendo alzare le onde mentre un sole enorme aspetta di annegare nel mare.