Molte le reazioni all’ordinanza del nuovo sindaco di Catania, Salvo Pogliese, “in materia di Tutela della Sicurezza Urbana e Decoro del Territorio comunale”, detta anche ‘anti-bivacco’.
Scegliamo oggi di pubblicare la lettera aperta di un avvocato penalista, Enzo Guarnera, impegnato da anni in politica e nel sociale, che pone la questione di chi abbia realmente infangato il decoro, non solo apparente, della città. Coerentemente con il suo impegno antimafia, Guarnera ha difeso collaboratori e testimoni di giustizia, ha assistito in giudizio chi denunciava usura ed estorsione.
Oggi si rivolge, da credente, non al sindaco ma al Vescovo di Catania, da cui si aspetta interventi fattivi a favore degli ‘ultimi’, un cambiamento di rotta dopo i troppi silenzi della Chiesa.
Monsignore,
il Sindaco di Catania ha deciso di “ripulire” la città, cominciando dai barboni e dai senzatetto.
Come cittadino e come cristiano trovo discutibile che si parta dai più deboli, dagli ultimi, per restituire “decoro” alla città.
Il decoro di Catania e’ stato ampiamente compromesso, negli anni, dalla politica malata e corrotta, dalla mafia, dagli imprenditori collusi, dai pubblici funzionari infedeli. E potrei continuare.
Pertanto, se vogliamo il decoro di Catania, occorre cominciare da costoro.
Qualcosa e’ stata fatta, ma per esclusivo merito della Magistratura e delle Forze dell’Ordine.
Ma, caro Monsignore, dove è stata la Chiesa catanese, in questi lunghi anni?
Tranne alcune realtà ecclesiali, che segnali ha dato al popolo di Dio e ai cittadini?
Quale messaggio di cambiamento, nei valori e nello stile di vita?
Quale monito e’ stato levato nei confronti dei tanti poteri, che hanno impedito che Catania avesse un vero decoro?
O forse la stessa Chiesa e’ stata oggettivamente complice, con i suoi colpevoli silenzi?
O talora, essa stessa, ha fatto parte del “sistema” Catania, godendo di privilegi e favori temporali?
Ma vengo al dunque.
Il Vangelo innanzitutto, il magistero della Chiesa e Papa Francesco, poi, indicano, con assoluta chiarezza, la strada dell’accoglienza nei confronti dei diseredati.
Non devo essere io a ricordarle questo.
Pertanto avanzo una richiesta precisa.
Individui, subito, tutte quelle strutture di proprietà della Diocesi che sono vuote o parzialmente utilizzate.
Le attrezzi, ove occorre, del necessario, e accolga i senzatetto della città.
Attivi una rete di volontariato solidale, affinche’ presti la propria opera a sostegno di questi nostri fratelli.
Monsignore, vorrei tanto che la Chiesa desse concreta testimonianza della virtù della Carità. E che, come S. Francesco, vendesse i beni per aiutare chi ne ha bisogno.
Altrimenti, mi creda, che senso ha la festa di S. Agata, senza la testimonianza quotidiana che l’Amore può cambiare il cuore dell’uomo, e quindi la realtà?
Confido che da parte Sua giunga un segnale.
Non deluda con il silenzio.
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