Un botto di soldi per la difesa militare iper-armata, qualche briciola per la cosiddetta “difesa non armata della Patria”, vale a dire il servizio civile.
Il 15 febbraio sono stati diffusi i dati dell’Osservatorio italiano sulle spese militari, con le cifre stratosferiche destinate agli armamenti. Esattamente cinque giorni prima era stato approvato il decreto legislativo che disciplina il Servizio civile universale in attuazione della legge 6 giugno 2016, n.106.
Un servizio civile ‘universale’ perchè aperto non solo ai cittadini dell’Unione europea ma anche ai giovani ‘stranieri’ residenti in Italia, anche se privi di cittadinanza, ai quali viene affidata “la difesa dei diritti di tutti e delle istituzioni democratiche italiane: una vera difesa civile fondata sulla convivenza”.
Lo scrive il Movimento non Violento, esprimendo apprezzamento, “sul piano dei principi” per una legge che si pone in contrasto con la “pedagogia” razzista che si sta diffondendo nel nostro paese, e non solo. Tutto bene allora? Non proprio.
“Il decreto non dice come trovare le risorse e quante siano quelle necessarie complessivamente”, leggiamo nell’articolo “Universale o residuale? Il servizio civile ossia la difesa non armata della Patria”, di Pasquale Pugliese
Nel comunicato stampa del governo – scrive Pugliese – si parla genericamente di una “programmazione triennale” e di risorse da reperire nel bilancio dello Stato, nei fondi comunitari e in quelli di soggetti pubblici o privati.
A scendere nel concreto è stato il sottosegretario al welfare Bobba ricordando che “per il 2017 è previsto l’avvio di 47.000 giovani volontari, per una spesa complessiva di 260 milioni di euro”. Una cifra irrisoria, sufficiente solo per un terzo dei giovani che aspirerebbero a fare questa esperienza, 150.000 nel 2015.
Ma il confronto schiacciante è quello con le somme che, solo nel 2017, il governo italiano spenderà per la difesa militare: 23.3 miliardi di euro, 64 milioni al giorno.
Le portaerei, i cacciabombardieri – tra cui i famigerati F35 – i carri armati, la parte più consistente della spesa, consentono di parlare davvero di difesa? Pugliese la definisce una ‘difesa’ fortemente offensiva, “per gli armamenti di cui dispone ( e simili) e per la Costituzione italiana che ripudia la guerra…”.
E osserva, inoltre, che la spesa in questione, finanziata con mutui onerosissimi (tassi del 30-40%, 310 milioni di interessi nel 2017), è cresciuta incredibilmente negli ultimi dieci anni di crisi economica e di tagli ai servizi pubblici e sociali.
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La cosa più grave è che tutta la stampa cartacea non ne parla e non ne paragona il costo a quante tasse noi dobbiamo pagare per tale “difesa” di territori che non ci appartengono. Ecco uno dei casi per i quali ad informarci resta solo la stampa on line, Argo in testa ancora oggi con orgoglio di tutti noi catanesi.
non sorprende che il nostro ” capitalismo” d’accatto richieda armi e soldi per incrementare l’armamentario di difesa. Mi diverte solo il pensiero che lo Stato che potremmo considerare alla pari ,possibilmente sullo stesso fronte, sia la Corea del Nord con la sua gente , ridicola e buffa, insediata nei posti di comando. Forse il nipote di Kim il sung sarà meglio organizzato. Ma siamo certamente eguali sul piano della follia.