Oggi si insediano nelle Aziende sanitarie della Sicilia i nuovi direttori generali. Per il Governo regionale le nuove nomine sono frutto di una scelta rigorosa di competenza e rinnovamento; per chi non ha condiviso o concordato, come Cuffaro e il Pdl di Firrarello e Castiglione (vedi ad esempio le reazioni, apparse su Repubblica e Siciliainformazioni, all’indomani delle nomine: Nessun_litigio; Becera_lottizzazione; La_partita), si tratta di una lottizzazione che di nuovo non ha niente.
Attraverso i tanti articoli che commentano queste nomine è facile risalire infatti a quali padrinaggi politici risalgono le singole nomine e molti osservatori non hanno potuto fare a meno di notare che, in questo quadro, Lombardo si è ritagliato la fetta di torta più grossa, avendo piazzato persone di sua fiducia in almeno quattro delle nuove ASP e mettendo sotto il suo controllo quasi per intero la sanità catanese (il nuovo Direttore generale dell’Azienda etnea è addirittura un dirigente politico del MPA di Biancavilla).
All’interno della stessa maggioranza appare del tutto evidente la pesante penalizzazione subita dall’ala firrarelliana-castiglionese del Pdl che naturalmente sta lanciando in questi giorni una pesante controffensiva, arrivando addirittura a chiedere le dimissioni dello stesso Russo, accusandolo di aver vanificato la riforma da lui stesso tanto caldeggiata.
Si contestano in particolare le diverse incompatibilità di alcuni dei nuovi nominati: sempre il nuovo Direttore dell’ASP catanese, ad esempio, fino a pochi giorni prima della nomina era dipendente, anche se in aspettativa, della stessa ASL, essendo primario di anestesia all’ospedale di Biancavilla; in fretta e furia è stato trasferito per mobilità all’Ausl di Enna, dove peraltro era Direttore sanitario.
E’ sempre il nuovo che avanza! Ma non è che su questo versante, considerato che la sanità è un affare da otto miliardi e mezzo l’anno, ci si potesse aspettare nulla di diverso, con buona pace dell’assessore Russo che continua a sostenere che “questa riforma punta a valorizzare il criterio del merito professionale e non quello dell’appartenenza” e per questo chiede programmazione e risultati, mentre promette controlli e sanzioni. A nessuno può sfuggire che, finché i dirigenti saranno nominati con questi criteri, non si sentiranno mai del tutto autonomi e liberi nel momento in cui dovranno prendere decisioni importanti.
Rassegnati su questo, vorremmo tuttavia avanzare altre osservazioni. Si parla tanto infatti di manager e di aziendalizzazione ma non sempre si ha consapevole chiarezza della estrema complessità di un’azienda sanitaria, soprattutto quella di ambito territoriale. Il ruolo del manager comporta infatti non solo la definizione degli obiettivi di un’azienda e il coordinamento delle risorse disponibili, quelle umane in primo luogo, ma anche e soprattutto l’assunzione di decisioni di pianificazione, organizzazione, guida, gestione e controllo per garantire l’ottenimento di risultati in linea con gli scopi aziendali. E’ legittimo allora porre la questione, al di là delle persone, di quali competenze e di quali esperienze debba essere dotato chi è chiamato a svolgere tale ruolo?
Un articolo di Siciliainformazioni (Biografie) riporta infine i curricula dei nuovi direttori. A leggerli si nota che la maggior parte sono stati fino a ieri direttori sanitari o amministrativi di quei direttori generali che l’Assessore Russo non ha voluto, in blocco, confermare. E allora ci si chiede: perché confermare ad incarico ancora più prestigioso chi ha condiviso scelte della vecchia gestione dalla quale ci si vuole differenziare?
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