Sovrapposizioni, equivoci e chiacchiere di stampa.
Due detenuti, uno in carne ed ossa; l’altro – a quanto pare – immaginario. Il secondo acquista, però, improvvisa concretezza con il suicidio del primo. Gli danno vita, con un nome, un volto e una storia, le pagine dei giornali e le voci dei cronisti radiofonici e televisivi.
Tutto comincia nell’estate del 2008 quando l’avvocato nonchè sovrintendente del teatro Bellini di Catania, Antonio Fiumefreddo, in un intervista a Klaus Davi su You tube, racconta una storia terribile, maturata – dice – due anni prima, tra le mura del carcere di piazza Lanza. Narra di un giovane detenuto mafioso, stuprato da otto appartenenti al suo stesso clan perchè ritenuto gay, o comunque effeminato, in quanto autore di poesie. Per la violenza di gruppo il ragazzo sarebbe finito in infermeria con nove punti di sutura all’ano.
Qui finisce la storia. Per il momento.
L’avvocato non rivela, nemmeno alle autorità, il nome del ragazzo. Si pronuncia invece, il garante dei diritti dei detenuti, Salvo Fleres, dopo aver chiesto dettagliate notizie al provveditore regionale dell’amministrazione penitenziaria per la Sicilia: “Nessun episodio di violenza sessuale, con le caratteristiche descritte dai servizi stampa, si è mai verificato, nel periodo di tempo indicato, nel carcere di piazza Lanza”.
Ma ecco che un altro episodio si sovrappone e dà vita al primo. E stavolta la storia, purtroppo, non è smentibile. Siamo nel dicembre 2008. Un detenuto di 25 anni, che stava scontando una condanna a 12 anni e sette mesi di reclusione per alcune rapine, si suicida nel carcere di alta sicurezza di Bicocca.
Non è un mafioso e non è mai stato a piazza Lanza. A Palermo, a Sollicciano e infine a Bicocca, ma non a piazza Lanza.
Anch’egli, però, pare abbia subìto lo scorso anno un tentativo di violenza da parte di un -soltanto uno- compagno di cella. E’ bastato questo a fare sovrapporre le due storie. Non importa che il suo legale, l’avvocato Eleonora Baratta, escluda “categoricamente che si tratti della persona violentata nel carcere di Catania da mafiosi perchè scriveva poesie”. Arrivano inesorabili i titoloni a sensazione, “Suicida il detenuto gay violentato dai membri del suo clan”.
Del giovane suicida a Bicocca si sono occupati tutti i giornali. Anche, ma correttamente, il Corriere della sera. Ecco l’articolo di Felice Cavallaro:morto-in-cella-era-stato-violentato
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Linko -di cosa è fatta una ragnatela, se non di collegamenti?- una discussione che mesi fa si fece a proposito della presunta violenza a Piazza Lanza. Da bravi ehm filosofi abbiamo parlato in astratto, senza porci domande sulla veridicità della notizia.
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