Inquinamento e cambiamenti climatici, la questione dell’acqua, la perdita di biodiversità e altro ancora. Non sono i capitoli di un trattato ecologista sul deterioramento ambientale, ma alcuni dei temi affronatti nel primo capitolo della Laudato si’, l’enciclica di papa Francesco “sulla cura della casa comune”, la terra.
Se ne è parlato due giorni fa a San Vito, là dove si riunisce il gruppo che ruota attorno al teologo don Pino Ruggieri, che ha programmato una lettura attenta del testo, capitolo per capitolo.
Questa lettera enciclica, salutata con entusiasmo più dal mondo laico che dagli ambienti ecclesiastici, rischia di cadere nel vuoto.
Disturbano le affermazioni dure in essa contenute, vero e proprio atto di accusa nei confronti del modello di sviluppo dominante, basato sul primato del profitto a tutti i costi e sulla esclusione di coloro che sono considerati ‘scarto’, i poveri ed i deboli non utili alla società dei consumi.
In questa ‘casa comune’ in cui tutto è interconnesso, le responsabilità del degrado sono diversificate, essendo le minoranze ricche a violentare la terra per trarre beneficio dallo sfruttamento delle risorse di tutti.
Di più. Coloro che detengono il potere economico-politico “sembrano concentrati soprattutto nel mascherare i problemi o nascondere i sintomi”.
Ecco che la mancanza di accesso all’acqua, in modo particolare quella potabile e sicura, uccide soprattutto nei paesi africani.
Ecco che enormi interessi economici internazionali mettono in pericolo gli equilibri di alcuni luoghi fondamentali per l’ecosistema mondiale, come l’Amazzonia e il bacino fluviale del Congo, che vengono depredati e inquinati.
Quanto ai cambiamenti climatici, hanno ricadute pesanti anche sull’aumento delle migrazioni: costringono alla fuga dai luoghi desertificati uomini e donne che “non sono riconosciuti come rifugiati nelle convenzioni internazionali e non hanno alcuna tutela normativa”.
E avanti così con un’analisi puntuale e documentata.
L’accesso ai beni di cui è ricca la terra dei poveri del Sud del mondo è precluso a coloro che dovrebbe usarli per le proprie necessità vitali, a causa di un “sistema di rapporti commerciali e di proprietà strutturalmente perverso”.
Da qui la cultura dello scarto, rappresentato non solo da oggetti continuamente buttati via dalla imperante smania consumistica, ma anche da esseri umani, esclusi perchè non funzionali agli “interessi del mercato divinizzato”.
Il “potere collegato con al finanza” ignora gli sforzi per prevenire e risolvere le cause dei nuovi conflitti, “mascherati con nobili rivendicazioni”.
Il messaggio di questa enciclica si distingue dalle generiche esortazioni contenute nei documenti dei papi precedenti e ci chiama tutti in causa, invitandoci a modificare scelte e comportamenti.
Tutti noi, infatti, pur consapevoli della gravità della situazione del pianeta, “cerchiamo di non vederla, rimandiamo le decisioni e facciamo come se nulla fosse, allo scopo di mantenere invariati i nostri stili di vita, di produzione, di consumo”.
Quanto alla Chiesa, sul degrado ambientale non ha “motivo di proporre una sua parola definitiva”, deve piuttosto “ascoltare e promuovere un dialogo onesto”.
All’interno di questa ‘riflessione’, che lo stesso Francesco definisce “gioiosa e drammatica”, la gioia è legata alla speranza che un “cambiamento rivoluzionario” sia possibile.
Noi siamo più pessimisti e temiamo che resti inascoltato il richiamo di Francesco ad un “approccio integrale per combattere la povertà, restituire dignità agli esclusi e nello stesso tempo prendersi cura della natura”.
Ad imprimere un inversione di rotta, sull’ambiente e sulla “inequità planetaria”, non saranno certo sufficienti i consensi che questo papa sembra continuare a mietere. Ci vuole ben altro.
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L’Enciclica “LAUDATO SI'” di Papa Francesco è certamente giudicata “sovversiva” da quell’ un x cento di individui che detengono su questo nostro pianeta la ricchezza pari al totale del rimanente 99% di persone, tra le quali poi una “fetta”, poi non così tanto esigua di abitanti, pari a circa tre miliardi di persone, vive in assoluta indigenza o sulla soglia di povertà!!! E che dire poi di quelle 62 “persone” al mondo, 53 uomini e 9 donne (tra le quali un’italiana – la vedova del sig. “Nutella” Ferrero -) la cui potenza economica è stratosferica rispetto al resto dell’umanità (ed in questo “resto” c’è gente che vive diciamo agiatamente…)
Amici, non rimane altro da fare a questo nostro 99% di donne e uomini che prendere coscienza, “convertirsi” (nel senso laico, ma non solo, di Cambiamento) rimboccarsi le maniche, dandosi da fare per portare a equilibrio ‘sta bilancia che pende tutta dal lato dei “più forti”, ma a cui, purtroppo, stanno appesi, in precario equilibrio, in tanti (speranzosi di saltare sul piatto dei ricchi, ahinoi!)”abbacinati” da falsi valori.