Da tempo il Comitato cittadini attivi di San Berillo, attraverso una serie di proposte di recupero e riutilizzo del territorio, lavora per difendere il quartiere dagli assalti speculativi e dall’emarginazione.
Tante iniziative hanno dimostrato non solo che è possibile ricostruire spazi di incontro e socialità, ma che tale recupero permette a tutti di vivere in modo nuovo, e condiviso, un importante spazio pubblico.
Di una di queste iniziative, la “Tavolata di Quartiere“, proponiamo le
riflessioni sviluppate dal gruppo organizzatore.
Una lunga tavolata di 10 metri, imbandita di pietanze portate da abitanti e “ospiti”, 50 sedie posizionate ai margini, una cucina di quartiere mobile, musica e balli, questa è l’immagine plastica dei pranzi sociali che ogni mese vengono organizzati lungo le strade di San Berillo.
alcuni articoli correlati su argocatania.org
La tavolata di quartiere è però molto di più, una maniera inedita di dare significato e qualità allo spazio pubblico della nostra città, a conferma che San Berillo pian piano rappresenta un laboratorio di nuove pratiche sociali legate all’uso e alla produzione di spazi di socialità.
Giunta oramai al quarto appuntamento, la Tavolata nasce dall’incontro e dalla relazione che il Comitato e gli abitanti del quartiere hanno costruito con Radio Matria dell’Arci Catania, e si arricchisce, di volta in volta, di nuove collaborazioni e nuove idee.
È indubbio che stiamo vivendo un momento storico nel quale la qualità degli spazi pubblici della nostra città regredisce progressivamente. Ciò è dovuto alla radicale trasformazione negli usi e nel significato che ad essi si attribuisce.
Lo spazio pubblico subisce un opera di svuotamento di senso, involvendo verso processi di “disneyficazione” (vedi il futuro parco avventura del boschetto della Playa), o di spettacolarizzazione, come avviene con i tour di San Berillo, esempio di racconto posticcio di fenomeni complessi.
Lo spazio pubblico dovrebbe essere utilizzato dal “cittadino impegnato” per riempirlo di contenuti che riguardano la collettività, ma oggi rischia di diventare spazio del consumo soggetto a mere logiche di mercato, spesso in forme abusive (vedi i numerosi ristoranti che occupano i marciapiedi).
Le tavolate hanno l’ambizione di essere generatrici di nuovi spazi pubblici attraverso forme di riappropriazione e di costruzione di relazioni tra il dentro (il quartiere) e il fuori (il resto della città), un momento aggregativo che oscilla tra il ‘profano’ della quotidianità e l’eccezionalità dell’evento.
Un’occasione per affermare che è possibile una convivenza tra le diversità e smontare l’immagine fortemente stereotipata e stigmatizzata del quartiere.
Scenario naturale è la strada, spazio pubblico, a San Berillo, per antonomasia, sia nel passato, dove le attività artigianali si riversavano davanti alle botteghe a causa della modesta estensione dei locali, che nel presente, dove avvengono la maggior parte delle relazioni sociali.
Proprio la strada e più in generale l’impianto viario sono minacciati dai futuri interventi urbanistici del programma PRUSST, che in nome di una migliore connessione con il resto della città prevedono piccoli ma significativi sventramenti di alcune parti del quartiere, una nuova umiliazione dello spazio pubblico della città e dei significati che esso ha generato e continua a generare.
Dei nuovi piani urbanistici e di tanto altro si parlerà, domenica 19 aprile tra via Pistone e Via Opificio, nel corso della prossima tavolata di quartiere.
A tutti/e viene chiesto di contribuire con una pietanza e di partecipare al non concorso “racconta San Berillo” a cui è possibile partecipare fino al 3 maggio. Il pranzo è completamente gratuito
Il gruppo organizzatore della tavolata di quartiere
Per info:
San Berillo (facebook)
e sul sito del Laboratorio di Documentazione Territoriale.
Foto dal web
Le buone pratiche fanno strada e quelle del comitato “cittadini attivi di San Berillo” hanno fatto e continuano a farne, sia sulla strada che no.
Seguiamo le iniziative e vogliamo aggiungere che la differenza sta nella genuina convivialità: sedersi a tavola per stare insieme e non viceversa come avviene purtroppo in moltissimi altri casi dove l’unica pulsione pare essere quella eno-gastronomica, spesso spiccatamente “eno”.
S. Berillo è una realtà che deve ancora ottenere il riconoscimento di tutto il male che le è stato inferto per placare gli istinti speculativi di gruppi di potere che nulla hanno portato a beneficio di una città che allora non ebbe modo di capire e che spesso, anche oggi, rifiuta di capire. Come avesse paura di riconoscere una colpa di cui ci si è macchiati. Vedere e capire il quartiere S. Berillo non è “passeggiare” lungo le sue stradine alla ricerca della forte emozione o per vedere “le bambole nella confezione originale” e S. Berillo non è solo un quartiere, è soprattutto una storia. E’ qui che la città ha rinunciato alla propria anima, è qui che ha distrutto se stessa ed è pronta a farlo nuovamente, altrove, sempre a Catania.
Comitato Popolare Antico Corso
[…] fonte: http://www.argocatania.org […]