Dopo il parere negativo del CRU (Consiglio Regionale dell’Urbanistica) sul PUA di Catania (il progetto relativo alla cementificazione di una parte importante della Plaia), il consiglio comunale della città etnea è chiamato, in questi giorni, a pronunciarsi nuovamente ed elaborare una nuova proposta da sottoporre al competente assessorato regionale.
Il Comitato catanese No Pua ha chiamato i cittadini alla mobilitazione, in un’agitata conferenza stampa tenutasi nei locali della Vecchia Dogana, scelta come simbolo del modo sbagliato di valorizzare le risorse presenti nel territorio, visto il fallimento del progetto originario.
Conferenza agitata perché, a un certo punto, è intervenuto il presidente della società che gestisce Vecchia Dogana impedendo le riprese televisive e invitando i presenti ad allontanarsi.
Al di là di tale intervento, gli organizzatori hanno sottolineato come ci si trovi innanzitutto di fronte a una prima, seppure parziale, vittoria di chi sin dall’inizio ha contestato il progetto PUA-Stella Polare, individuandolo come un tentativo speculativo, che avrebbe divorato il territorio, senza nessuna positiva ricaduta per l’economia locale.
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Un progetto, peraltro, promosso da una società che non sembra disporre -a detta del Comitato- delle risorse economiche necessarie per promuoverlo e gestirlo.
D’altronde, anche all’interno dell’Amministrazione comunale e dello stesso consiglio sembrano convivere impostazioni e prospettive diverse.
Insomma, gli entusiasmi che nel passato avevano caratterizzato il sindaco Bianco rispetto al patto Catania Sud (come tutti sanno, miseramente fallito) sembrano oggi, per l’appunto, nient’altro che un ricordo.
Così come sembrano fuori luogo le speranze degli edili della CGIL, convinti di un possibile sviluppo occupazionale qualora il PUA dovesse effettivamente ‘partire’. Speranza, quest’ultima, decisamente non credibile perché non è pensabile che un cattivo megaprogetto, del tutto avulso da un’idea sostenibile dello sviluppo, possa produrre buona occupazione.
Per il Comitato No Pua si tratta, ora, di bloccare eventuali colpi di coda da parte di chi vorrebbe far finta di niente rispetto al pronunciamento del CRU, ma anche di avviare una seria riflessione su un vero e condiviso recupero della Plaia, possibile solo se si ragiona nell’ottica della decementificazione del territorio. Tenendo, comunque, gli occhi aperti per evitare gli agguati sempre possibili.
Da questo punto di vista, preoccupa la richiesta dei gestori del palaghiaccio di trasformare i loro locali nell’ennesimo centro commerciale, di cui, sicuramente, Catania non ha alcun bisogno.
L’impossibile ed unico al mondo pattinaggio su ghiaccio in riva al mare e sottoposto ad elevate escursioni termiche al centro del Mediterraneo, che fu predisposto sotto la prima sindacatura Bianco e poi mantenuto da Scapagnini, Stancanelli ed oggi nuovamente da Bianco , è un triste esempio di come la “spirtizza” catanese faccia danno a Catania. Con gli stessi fondi ottenuti per il pallone “palaghiaccio”, che è anche un offesa paesaggistica alla spiaggia della Plaia, avremmo potuto fare opere di maggiore ed effettiva utilità pubblica e di grande attrazione turistica . Ma sono proprio queste utilità pubbliche che cozzano contro gli interessi privati che hanno ridotto Catania nelle condizioni attuali. Si appresta a seguire le orme di tale “palaghiaccio” la “darsena traghetti” su bassi fondali che non ne permetteranno mai l’uso oggi dichiarato e che saranno presto volturati a vantaggio dei soliti “sperti” arricchiti devastatori.
credo invece che debba crearsi in città finalmente un comitato del si e non sempre del no alle opere pubbliche. Occorre superare una volta per tutte il pregiudizio delle grandi opere pubbliche che devono essere valutate senza preconcetti come pure l’idea che in città non si posano realizzare ormai centri commerciali, frase ormai trita e ritrita che viene ripetuta anche per quelle aree che dali centri potrebbero ricevere uno sviluppo commerciale la cui assenza i commercianti lamentano nel centro storico di Catania