Ma come si fa a chiamarle case? La documentazione fotografica parla chiaro e illustra un articolo a firma Sonia Giardina, pubblicato sul numero di luglio-agosto de I Cordai. Vi si parla di abitazioni della parte bassa di via Barcellona dove la fanno da padroni i topi; dai tetti cadono calcinacci e i muri sono scrostati dall’umidità. Ratti e zecche aggrediscono l’uomo dentro case fatiscenti, dai soffitti cadenti, i muri intrisi di umidità, le travi spezzate. Cantinati senza acqua né luce dove donne e bambini – ché gli uomini sono quasi tutti “dentro”- vivono e dormono insieme ai parassiti e ai roditori. Intorno degrado, edifici sventrati, cumuli di rifiuti, macerie. L’autrice non ha fotografato gli esterni; le famiglie si vergognano, non vogliono che si sappia in giro che loro abitano lì. Da anni aspettano l’assegnazione di un alloggio popolare. Le autorità sanno; ci sono stati dei sopralluoghi. Nel 2007 il Comune, dopo il crollo di un muro portante perimetrale, dichiarò gli stabili inagibili ed emise un’ordinanza di sgombero. Alcuni vennero alloggiati all’Hotel Valentino, vicino al mercato. Due giorni dopo, però, furono di nuovo senza tetto. La permanenza non si poteva prolungare oltre e case vuote non ce n’ erano. La prospettiva, l’unica, fu di nuovo via Barcellona.
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