Porto di Catania, interrogativi inquietanti

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Catania, un porto sostanzialmente chiuso alla città ma con molti interrogativi aperti, continuamente riproposti da partiti e associazioni cittadine che manifestano dubbi sui proclami rassicuranti dell’amministrazione comunale.
Tre i nodi principali oggi sul tappeto: l’apertura del porto alla città con integrazione nel centro storico, la nomina del nuovo presidente dell’Autorità Portuale,  e il completamento della nuova darsena traghetti,
Abbiamo recentemente sentito il sindaco Bianco enfatizzare l’efficacia del proprio operato a favore dello sviluppo del porto, penalizzato dalle scelte della precedente amministrazione. Lo abbiamo sentito promettere il ritorno delle navi da crociera delle grandi compagnie, vantarsi di aver ridotto i costi che le avevano allontanate e sottolineare la “carta vincente” dell’accoglienza che la città può offrire ai propri ospiti.
Ma di quale sviluppo turistico parliamo, ribattono i Verdi-Catania se “il turista che arriva al porto di Catania in nave, dopo avere ammirato a distanza gli archi della marina, i tetti delle chiese barocche, il palazzo Biscari, l’Etna sullo sfondo, invece di arrivare in centro con una bella pista ciclo-pedonale, deve fare lo slalom tra i silos, i container, i Tir parcheggiati o in movimento”? E hanno promosso una petizione per chiedere a Bianco di rendere fruibile il porto anche per rivitalizzare le attività commerciali del centro storico.
Ma c’è qualcosa che inquieta ancor di più le Cosimo Indaco, Bianco, presso Lyons 1998associazioni ed è la ventilata possibilità che il sindaco Bianco segnali (o abbia già segnalato) al Ministro dei Trasporti, il nome di Cosimo Indaco come possibile futuro presidente dell’Autorità Portuale, attualmente commissariata.
Perchè il nome di Indaco, già presidente dell’Autorità Portuale di Catania negli anni 90, sempre su designazione di Bianco, viene visto come una minaccia? Su di lui peserebbe un conflitto di interessi di cui a lungo si è parlato anche in atti pubblici di rilievo.
Di una partecipazione societaria alla società ‘Sogese’, operante all’interno dell’area portuale, parlava già Nichi Vendola in un dossier presentato nel 2001 alla Commissione Antimafia con il titolo di “Il Porto delle nebbie?.
Successivamente nella Interrogazione parlamentare a risposta scritta (Atto Camera 4-03330) del giugno 2002 Vendola chiedeva conto della “incompatibilità dello spedizioniere doganale marittimo, Cosimo Indaco, a ricoprire la funzione di presidente della Autorità Portuale di Catania” e delle “anomalie di gestione accertate dalla Corte dei conti” per aver favorito imprese a lui direttamente o indirettamente collegate.
Nelle indagini svolte dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catania, il pubblico ministero Fabio Scavone non ravvisava, a proposito di Indaco, un ingiusto arricchimento patrimoniale, ma accertava l’esistenza del conflitto di interessi.
Nonostante, apparentemente, il signor Indaco avesse cessato la sua partecipazione alla Sogese srl, subito dopo l’insediamento nell’incarico di presidente dell’Autorita’ Portuale -leggiamo nella Interrogazione- “continuava ad ingerirsi nelle attività della società, partecipando, su mandato fiduciario del figlio, Mario Francesco Indaco, alle assemblee societarie (in specie quelle del 31 gennaio, 14 e 28 maggio 1996); anche in base alle stesse ammissioni del signor Indaco, rese in sede di interrogatorio, si è accertato che il figlio, Mario Francesco, non era presente in Italia in questi anni, essendosi trasferito all’estero per motivi di studio e ciò a dimostrazione del suo ruolo di «testa di legno», «in tutto e per tutto vicariato dal padre».
Una situazione che potrebbe non essere mutata visto che rileggiamo le stesse notizie nella Interrogazione presentata all’inizio di quest’anno (febbraio 2014) da alcuni senatori del M5S, prima firmataria Ornella Bertorotta.

Le troviamo ribadite nel recente Comunicato del Comitato Porto del Sole in cui si scrive che “dovrebbe riflettere Bianco sull’insanabile conflitto di interessi di Indaco quale operatore privato nello stesso porto del quale ambisce la pubblica rappresentanza anche se si mascherasse con ditte intestate ai propri figli, come già censurato dalla Procura delle Repubblica in seno al procedimento 3340/99”.
Della segnalazione di Indaco alla presidenza dell’Autorità Portuale parla in un Comunicato anche la Federazione catanese di Sinistra Ecologia Libertà, esprimendo dissenso sia sul metodo sia sul merito,
Per quanto riguarda il metodo, viene denunciato il mancato coinvolgimento dell’opinione pubblica, come avevano già fatto i Verdi in un precedente Comunicato.
Quanto al merito, SEL ricorda che proprio durante la sua precedente gestione e per sua decisione venne redatto e approvato dal comitato portuale quel Piano Regolatore del Porto che prevedeva “oltre 1.000.000 mc di cemento, con immobili alti fino a 20 metri, destinati a centri commerciali, stravolgendo aree riservate alle attività portuali e pescherecce.”

Si tratta del progetto di cementificazione delle banchine portuali di cui l’architetta Rosanna Pelleriti, dirigente del Servizio PRG Pianificazione Urbanistica, era riuscita a ridurre parzialmente la volumetria in occasione della firma della Intesa’ raggiunta nel settembre 2012 tra Comune (amministrazione Stancanelli) e Autorità Portuale, di cui pubblichiamo il verbale, con annessa descrizione dettagliata del progetto.
Il ‘fantasma’ di questo progetto, che Pelleriti considera ormai accantonato e che l’assessore Di Salvo ha dichiarato, anche ad Argo, di non voler più realizzare, sembra quasi sul punto di risorgere nel momento in cui si prospetta la possibilità della nomina di Indaco al vertice dell’Autorità Portuale.
La nomina del prossimo presidente dell’Autorità Portuale non è quindi una questione di poco conto.
Ma c’è una domanda ulteriore, non nuova in verità, che andrebbe riproposta: perchè non spostare ad Augusta il traffico mercantile scegliendo di potenziare il diporto nautico e la croceristica? L’Autorità Portuale, che si giustifica solo con il traffico merci, potrebbe essere abolita e Catania risparmierebbe sulle spese di un ente che non ha portato nessun vantaggio economico alla città, valorizzando al meglio la collocazione urbanistica del proprio porto.
Rimane ancora da affrontare la questione della nuova darsena, ormai in via di completamento nella zona sud del porto, alla quale ci riserviamo di dedicare presto un approfondimento.

8 Comments

  1. Argo è oggi la dimostrazione che non tutta Catania dorme e subisce. Una città di mare alla quale il mare è stato da lungo tempo sottratto, non può perdonare i responsabili di simile disastro economico ed occupazionale.

  2. Grazie al costante e chiaro vigile impegno del Comitato cittadino Porto del Sole non potremo dire, a danno subito, che non sapevamo.
    E’ bene essere vicino a chi si batte per i problemi del nostro porto e di tutta la città di Catania.
    Così facendo , alzando le nostre teste, valorizzando le nostre intelligenze, daremo un segnale civile per la legalità e un notevole ” input” al nostro desiderio di contrastare la disoccupazione.
    Un porto razionalmente organizzato può dare molto all’economia di Catania.
    Porgo i miei più sentiti ringraziamenti al Presidente dott. Marcello Di Luise, cristallina anima del Comitato cittadino Porto del Sole
    Pier Luigi Ciccarelli

  3. Finalmente oggi sappiamo quale fosse il progetto che consentiva “nuove edificazioni comprensive di parcheggi multipiano”, ma …con altezze non superiori a 12 metri… per carità…

  4. Dovrebboro aggiungere ai loro verbali, le pagine di Argo e le voci dei cittadini che amano la loro citta’ e sono preoccupati per la mancanza di trasparenza, di norme di legalita’, e di tutti quei danni ambientali irreversibili che stanno arrecando all’ambiente, perche’ oggi con l’internet, siamo noi i cittadini gli ispettori.

  5. Spostare il traffico commerciale ad Augusta è una buona ipotesi, ma non bisogna dimenticare che con questa si apre immediatamente una questione attualmente silente, ovvero la questione del famigerato raddoppio del passante ferroviario che, seppur sospeso (si dice “sine die”) non ha chiarito come si voglia evitare lo scempio nell’area interessata.
    Secondo il mio punto di vista, visto anche l’inaugurazione di un Hub Ferroviario di privata proprietà avvenuto l’anno scorso, la pressione per la realizzazione del raddoppio non è cessata. Il centro nodale trova giustificazione (e remunerazione) proprio nel concentramento del traffico ad Augusta come evoluzione naturale del sistema portuale centro-orientale. Mi piacerebbe, anzi credo di averne il diritto come legittimo cittadino, che l’amministrazione giocasse allo scoperto mostrando per una volta l’intero progetto, è questione di onestà e credibilità di una intera classe politica. Vorrei anche segnalare che sia nel “Patto Simeto Sud” che nel “Piano Strategico Catania Città Metropolitana” c’è il seme dell’immensa speculazione sul territorio con l’uso di termini distorsivi e fumosi strumentalmente utilizzati come: la perequazione edilizia e la trasferibilità dei volumi edificati, etc… Se poi vogliamo mettere il tanto celebrato “fronte mare”, sarebbe il caso di affacciarsi dal terrapieno che porta al porto Rossi e vedere quale fronte mare si stia realizzando ed a beneficio di chi.

  6. @Salvatore Castro
    La mia opinione, da semplice cittadino, è che il raddoppio ferroviario sia necessario per la città, ma non nella modalità originariamente prevista da RFI, vale a dire il doppio tunnel Zurria, ma seguendo la proposta bipartizan Stancanelli-Bianco di un nuovo percorso sotterraneo lungo la Piazza Borsellino e via Tempio fino alla Stazione Acquicella.
    Mi sembra una buona proposta che evita la devastazione della zona della Pescheria e consente un uso diverso degli Archi della Marina.
    La sua posizione mi sembra invece contraria al raddoppio oppure ho frainteso il suo pensiero?
    Quanto all’hub privato, se fa riferimento a quello inaugurato dall’azienda DN Logistica si tratta semplicemente di un doppio binario che dalla stazione Bicocca devia verso i magazzini di proprietà dell’azienda, per consentirle un più rapido carico e scarico delle merci senza le attese imposte da Trenitalia a Bicocca.
    Sulla questione waterfront sono totalmente d’accordo con lei: era un tema molto caldo della politica anni ’90 e 2000, ormai abbandonato per far posto a paroloni come riqualificazione, valorizzazione e così via.
    Lei cita il Porto Rossi, io invece vorrei capire chi ha potuto autorizzare la realizzazione del complesso edilizio privato in Piazza Galatea, accanto al Palazzo Fastweb, un vero mostro di cemento che chiude definitivamente la vista del mare.
    La redazione di Argo è sempre stata molto attenta alle problematiche urbanistiche e di difesa del fronte mare, dal caso Tortuga a quello Tribeach, inviterei da cittadino a capire origini e passaggi burocratici di questo mostro di cemento spacciato come architettura di design.

  7. Gent.mo Sig. ANDREA, la ringrazio per le precisazioni, mentre la rassicuro sulla questione del raddoppio rispetto a cui non sono contrario in via di principio. Certo è che quando il Sig. Petit impose la cintura ferroviaria a Catania, mise una cattiveria senza paragoni nonostante le richieste delle autorità cittadine che avrebbero voluto, allora, un “passaggio a monte” che avrebbe portato la linea ferrata nella pianura, evitato archi e gli strangolamenti di oggi. La mia perplessità sta nel fatto che chi può, in questa città, opera delle scelte spesso poco ponderate (mi permetta di limitare l’aggettivazione).
    Dal terrapieno del “Porto Rossi” (su cui non voglio esprimere giudizi di sorta) ho invitato a volgere lo sguardo a giro d’orizzonte; da quel punto si gode una vista complessiva di tutte le follie realizzate, comprese quelle che lei cita e che rimangono avvolte dal mistero. Per ultimo ritengo che altri soggetti istituzionali e non la redazione di ARGO dovrebbero rispondere al suo e mio quesito; in tal senso ho chiesto che il “progetto” di sviluppo venga mostrato per intero e non a lotti microscopici.
    cordialmente
    Salvatore Castro

  8. dove sono i Verdi? Li cerco ma non li trovo. Lo scempio urbanistico della città e della sicilia intera è legato all’ignoranza ed alla pervicacia con cui i nostri attuali politici inseguono i loro stolti interessi. La mancanza di un Piano regolatore della città e di quello del porto provoca tante distorsioni che il recente COVID ci ha spiattellato. Invece di demonizzare il 2020. Apprezzatelo e denunciate per crimini contro l’umanità gli attuali briganti che occupano il potere comunale e regionale.

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