Occuparsi della cosa pubblica non è solo prerogativa dell’amministrazione, ma anche (e soprattutto) dei cittadini. Questa sembra essere l’idea che ha spinto alcuni catanesi under 30 ad aderire alla prima fase del progetto Catania Source, esperimento di democrazia partecipativa finanziato dall’Unione Europea nell’ambito del programma Youth in Action.
Il progetto, ideato da Mirko Viola, è stato avviato ad ottobre 2013 ed è nato dall’esigenza di coinvolgere in modo costruttivo i giovani catanesi nella vita della città, cercando un sistema che trasformasse il loro malcontento diffuso in un’occasione per partecipare attivamente al cambiamento di Catania.
Lo strumento utilizzato per consentire questo passaggio dalla protesta alla proposta è lo Statuto del Comune di Catania, uno tra i più innovativi d’Italia, quanto meno su carta.
Dal 2010 il comune si è dotato di un regolamento attuativo, su proposta del comitato ‘Noi decidiamo’, che rende operativi alcuni istituti di iniziativa popolare diretta per far sì che i principi sanciti dalla normativa non rimangano lettera morta: diritto di udienza e di istanza, diritto di petizione, diritto di referendum consultivo, propositivo e abrogativo, consultazione popolare e atto di iniziativa popolare.
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L’obiettivo di Catania Source è quello di studiare tali strumenti, sperimentarne l’efficacia e diffonderli tra la cittadinanza.
Durante la prima fase del progetto, conclusasi lunedì presso Zo – Centro Culture Contemporanee, i partecipanti, organizzatisi in gruppi di lavoro, hanno scelto quattro tra le più vaste e note problematiche della città di Catania (mobilità e urbanistica, rifiuti e ambiente, trasparenza dell’amministrazione pubblica, immigrazione e accoglienza) e hanno elaborato delle proposte volte a migliorarne alcuni aspetti particolarmente critici.
La conferenza di lunedì è stata un’occasione per presentare sinteticamente le proposte da avanzare all’amministrazione pubblica e per lanciare la piattaforma web creata dalla Cooperativa Paradigma: un mezzo di facile lettura che agevola la partecipazione dei cittadini.
Consente infatti di formulare autonomamente la propria istanza, compilando dei moduli standard da stampare e consegnare all’ufficio comunale competente, di creare una petizione o fare richiesa di udienza.
All’interno della piattaforma è stato inserito anche uno spazio di scrittura collaborativa, wiki+, in cui sono raccontate alcune esperienze di azione collettiva realizzate in città, una sorta di archivio che potrà essere arricchito anche grazie alla collaborazione degli utenti.
Video, foto e testi relativi ai workshop realizzati tra ottobre e dicembre sono visibili nell’area del Civic Training, o a questo link
All’incontro, oltre al sindaco Bianco e all’assessore D’Agata, sono intervenuti anche rappresentanti di alcune associazioni che hanno sperimentato casi di cittadinanza attiva di successo: ASud, Comitato San Teodoro, Kublai, Manitese, Youth Hub Catania.
Antonio La Piana, partecipante al gruppo di lavoro sull’urbanistica, ci racconta l’esperienza vissuta. Con l’obiettivo di capire come poter sfruttare gli immobili pubblici a vantaggio della collettività, il working group ha richiesto il censimento al comune e, una volta ottenuto l’elenco completo degli indirizzi, ha fatto un sopralluogo degli edifici, correggendo le eventuali incongruenze trovate nell’elenco e fotografando ogni proprietà.
Questa mappatura servirà come base di partenza per elaborare specifiche proposte di riutilizzo e rigenerazione di ogni immobile.
Tra le proposte elaborate all’interno degli altri gruppi ci sono anche: attività di compostaggio nei parchi della città, un sistema di bike sharing integrato con i trasporti pubblici, attività di recupero di oggetti altrimenti destinati a diventare rifiuti e altro ancora. Per ogni proposta è stato individuato l’utilizzo di uno degli strumenti di partecipazione previsti dallo Statuto comunale.
Anche l’idea di ‘liberare’ il lungomare dalle auto è stata lanciata da un partecipante durante la prima esperienza di ‘mercato delle idee’ e solo successivamente è stata recuperata e concretizzata.
Tutte le proposte avanzate sono apprezzabili, anche se sollevano numerose domande. Sarebbe stato interessante discuterne insieme, ma il ritmo serrato che ha scandito l’incontro conclusivo e il taglio piuttosto celebrativo degli interventi non hanno concesso spazi di approfondimento e di riflessione.
L’aspetto più significativo di tutta l’esperienza è stato forse il coinvolgimento di molti giovani e l’acquisizione di una maggiore consapevolezza dei diritti e degli strumenti per affermarli.
Resta ancora da capire quali saranno i passi successivi, come s’intenda procedere per realizzare i singoli progetti e come far sì che l’amministrazione pubblica accolga le proposte dando seguito a questo laboratorio di cittadinanza attiva.
Foto di Elena Privitera