L’ultima strage di migranti a sud di Lampedusa, è di pochi giorni fa. Duecento dispersi, hanno titolato agenzie e giornali, ma le speranze di trovar vivi quegli uomini che in genere non sanno nuotare, sono nulle.
Quando non annegano, i migranti approdano spesso proprio sull’isola di Lampedusa che è stata più volte al collasso. Il Centro di primo soccorso e accoglienza di contrada Imbriacola fu additato a simbolo di vergogna dopo il video delle disinfestazioni di massa. Allora si disse:”Chiudiamolo”.
Altro che chiusura, oggi si parla, invece, di ampliamento del CPSA, di esproprio dei terreni confinanti “onde realizzare canali, briglie e vasche per il deflusso e recapito nel vallone Imbriacola delle acque meteoriche, previste nel progetto di ripristino dell’agibilità del Centro”. Le opere che, peraltro, verrebbero ad essere costruite su un’area soggetta a vincolo paesaggistico, idrogeologico ed ambientale, sono state finanziate con un importo di 3.700.000 euro dall’Unione europea grazie al PON Sicurezza per lo Sviluppo – Obiettivo Convergenza 2007-2013. I proprietari non dormono sonni tranquilli visto che altri lampedusani che in passato hanno subito degli espropri attendono ancora l’indennizzo.
Tutto ciò è denunciato da Antonio Mazzeo nel suo blog (Il lager di lampedusa chiude? no, raddoppia!) e dal collettivo Collettivo Askavusa che ci ha inviato un comunicato, Ancora morti nel Mediterraneo. Vi si denuncia l’ampliamento del Centro e il disagio per abitanti, turisti e pescatori di Lampedusa ai quali è stata imposta la condivisione con i migranti della nave di linea che collega Lampedusa con Porto Empedocle, con conseguenti gravi ritardi e svalutazione del pregiato pescato locale.
Auspica una politica diversa il collettivo Askavusa che fra l’altro si chiede: “Perchè non si regolarizzano i viaggi di tutti? Perchè i fondi impiegati per costruire e gestire luoghi di reclusione e tortura come i CIE o altri centri del genere non vengono impiegati per costruire strutture nei paesi terzi per avviare le pratiche di richiesta d’asilo? Perché a fronte di viaggi pagati anche 10 mila euro per arrivare in Europa non si concedono più facilmente i visti per lavoro e turismo e si favoriscono viaggi regolari su navi e aerei di linea ?”
“Storicamente c’è un filo che lega lo schiavismo, l’invasione delle Americhe, il colonialismo, il razzismo, l’imperialismo e la gestione delle migrazioni contemporanee” conclude il colletivo, che propone di considerare la ineguale distribuzione delle ricchezze come base di analisi del fenomeno migrazioni.
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