Riflettori puntati sull’Africa, il continente dimenticato da tutti tranne che da multinazionali e speculatori che ne sfruttano le ricchezze. E’ il CoPE (Cooperazione Paesi emergenti), una ONG nata a Catania ad opera di volontari, a tenere accesi questi riflettori sin dal 1989 e ad essere presente con alcuni progetti in Madagascar, Guinea Bissau, Tanzania.
Proprio in Tanzania, precisamente nello sperduto villaggio di Nyololo, dal 2004 il CoPE gestisce un ospedale che fornisce servizi essenziali per la persona (ambulatorio, reparti di degenza, maternità), svolge attività di prevenzione e sensibilizzazione sui temi della salute, della nutrizione e delle principali norme di igiene sanitaria e familiare, e contrasta la diffusione del virus dell’HIV.
Un progetto avviato perchè potesse poi camminare sulle proprie gambe, anche mediante accordi con il governo locale, che trova -tuttavia- più comodo lasciare la gestione nelle mani della ONG. Il costo della struttura e del personale è quindi a tutt’oggi sulle spalle del CoPE, che non vuole chiuderlo per senso di responsabilità ma deve combattere ogni anno una battaglia per fare quadrare il bilancio.
Il Ministero degli Affari Esteri ha infatti tagliato i finanziamenti, resistono quelli provenienti da varie diocesi d’Italia e dalla Cei (il CoPE aderisce infatti alla “FOCSIV – Volontari nel Mondo”, Federazione Organismi Cristiani di Servizio Internazionale Volontario), e soprattutto le donazioni di molti privati.
Ma non c’è solo l’ospedale nell’impegno del CoPE in Tanzania. Una volontaria, Valentina Quaranta, allena, con ottimi risultati, la squadra nazionale femminile tanzaniana di hockey su prato, un’attività che non ha solo un risvolto agonistico.
L’obiettivo generale è diffondere l’hockey nelle scuole, far giocare bambini e ragazzini, che saranno istruiti ed allenati proprio dalle ragazze della squadra nazionale, dietro un piccolo compenso che non solo le gratifichi ma le aiuti nel quotidiano.
Si pone anche un problema di lavoro per queste ragazze e infatti alcune delle giocatrici del nucleo originario hanno momentaneamente sospeso la preparazione atletica per poter seguire le piccole attività economiche con le quali si sostengono.
Collegata all’hockey c’è un’altra importante attività appena iniziata, la produzione dei bastoni in loco da parte di artigiani tanzaniani. Ci si propone anche di avviare una produzione dei bastoni in carcere.
Non è tutto. Il CoPE è presente in Tanzania anche con il proprio supporto alla cooperativa Mkomanile Craft che permette alle donne del villaggio di Msindo di diventare sarte professioniste.
Opera anche in altri paesi africani, come il Madagascar, dove, ad Ambanja, attraverso un Centro Polifunzionale Diurno cerca di garantire un’istruzione ai bambini di strada.
Da qualche tempo il CoPE, oltre che occuparsi di cooperazione internazionale, sta cercando di radicarsi maggiormente nel nostro territorio.
Dopo aver contribuito a campagne di educazione a comportamenti più equi e sostenibili, tra cui Spegni lo spreco, accendi lo sviluppo di cui Argo ha già parlato, sta attualmente partecipando ad un progetto, finanziato dal Fondo Sociale Europeo, volto alla formazione di persone immigrate.
Da febbraio, come scrive il CoPE, “dopo i mesi trascorsi in aula tra i banchi e in cucina con il cuoco che svelava loro i misteri di alcuni piatti tipici della nostra cucina ma anche le basi necessarie per la preparazione delle pietanze, i 12 migranti beneficiari del progetto hanno iniziato la fase della work experience, entrando nelle cucine di alcuni ristoranti e trattorie di Catania, fase che terminerà a Novembre 2014”.
Contemporaneamente, presso l’altra sede di progetto a Vittoria, “i 12 migranti che hanno seguito la fase d’aula hanno iniziato la work experience presso una struttura che si occupa del confezionamento dei prodotti agricoli, attività ideata sulla base della vocazione produttiva del comparto agricolo della zona.”
Un’esperienza molto positiva per i giovani stranieri immigrati, ma che ha presentato alcuni aspetti problematici nel rapporto con i partner locali. Non sempre, quindi, lavorare in Africa è più difficile…
Il CoPE cerca oggi di essere più visibile e di partecipare maggiormente, insieme ad altre associazioni, a momenti unitari che possono andare dalla manifestazione dell’otto marzo contro la tratta delle migranti provenienti da Africa e America Latina e a sostegno delle Mamme No Muos di Niscemi, alla Settimana della Salute organizzata a fine marzo al Palazzo Platamone, al ‘risveglio culturale’ del Centro Contemporaneo.
Rimane comunque da risolvere, in Africa, il grave problema dell’ospedale di Nyololo. Se qualcuno volesse potrebbe dare il proprio contributo, o destinando all’associazione il 5×1000 della propria dichiarazione dei redditi (codice fiscale del CO.P.E.: 93009320875) o con una donazione intestata a CO.P.E.- Cooperazione Paesi emergenti presso Banca Etica, IBAN: IT79C0501804600000000135148 oppure Banca Agricola Popolare di Ragusa, ag. 2 Catania, IBAN: IT73I0503616902CC2451756049 – Causale: Sos farmaci Tanzania
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