Per essere presente, raggiungibile e contattabile, lo è di sicuro. Non sembra avere problemi di comunicazione Salvo Di Salvo, assessore all’urbanistica della Giunta Bianco e bisogna anche riconoscergli il merito di essere l’unico tra i nostri attuali amministratori ad avere indicato con chiarezza, sul sito del Comune, i propri riferimenti (telefono, mail, fax, nomi del personale di segreteria) permettendo di stabilire un contatto e prendere un appuntamento, cosa che Argo ha fatto.
Gentile senza affettazione, ci riceve nel suo ufficio di via Biondi. Primo argomento, il Porto
Argo ha studiato gli atti e conosce i termini della Intesa firmata tra Comune e Autorità Portuale in data 14/09/2012. La giunta Stancanelli era sostanzialmente favorevole al progetto invasivo dell’Autorità Portuale che prevedeva “la realizzazione di oltre un milione di metri cubi di cui una buona parte concentrata negli ambiti di interazione porto-città in contiguità al centro storico monumentale”, come osservato nella stessa ‘Intesa’ dall’architetta Pelleriti, dirigente del Servizio PRG Pianificazione Urbanistica, intervenuta con modifiche che comportavano un sia pur timido ridimensionamento.
Quando ci siamo rivolti a Pelleriti per avere alcuni chiarimenti sulle sue proposte di modifica, c’era già stato un cambiamento di Giunta e l’architetta ha troncato sul nascere qualunque richiesta di chiarimento. “E’ inutile parlare di un progetto ormai ‘congelato’, che la nuova amministrazione non intende fare suo perchè ha altri piani relativi al Porto” ci dice. Quali piani? “Nessuno può dirlo meglio dell’assessore”. Punto.
Eccoci quindi a chiedere conto a Di Salvo, che non ha ancora in mano nulla o forse nulla che possa o voglia mostrarci. Solo generiche dichiarazioni di intenti: non ci sarà nessuna cementificazione, il porto va ripensato in senso turistico e all’interno di una integrazione con la città che permetta di valorizzare la vicinanza con il centro storico, etc etc
Niente centri commerciali o alberghi, quindi, solo piccole attività ricettivo-turistiche (il ristorantino, la pizzeria), e molto verde. E i parcheggi? Quelli ci saranno, servono -a quanto ci sembra di capire- per i cittadini che andranno a prendere la pizza…
A che punto siamo, assessore? “Come Comune stiamo interloquendo con l’Autorità Portuale” risponde. Una interlocuzione non facile, visto che aggiunge “direi che è in corso un braccio di ferro”.
Oggi che siamo alle porte dell’insediamento del nuovo commissario all’Autorità Portuale, Giuseppe Alati, che sostituirà Cosimo Aiello, possiamo fare solo gli auguri all’assessore e alla città, nella speranza che l’ombra inquietante della cementificazione del porto si possa dissolvere e che l’assessore possa tener fede alla sua promessa.
Non c’è, del resto, a suo parere, nessun rischio che i catanesi si ritrovino un nuovo progetto bello e approvato, caduto dall’alto senza preavviso. Ormai il Comune è diventato ‘trasparente‘, “usa il metodo partecipativo”, afferma con orgoglio, “chiede la collaborazione dei cittadini, organizza incontri e apre forum di discussione”. E poi tutto quello che viene deciso è subito pubblicato sul sito del Comune.
Sulla tempestività della pubblicazione dei documenti abbiamo i nostri, motivati, dubbi e resta per di più il problema di andarli a trovare nei meandri del sito, ma lasciamo correre. Quanto al metodo partecipativo ci sembra più di facciata che di sostanza, come si può leggere nel recente contributo inviatoci da Andrea D’Urso.
Passiamo comunque al secondo argomento, il regolamento edilizio, su cui Argo ha già espresso le proprie perplessità.
Ma Di Salvo difende il regolamento a spada tratta, lo considera necessario per colmare un vuoto normativo di 70 anni e per procedere ad una semplificazione amministrativa che metta ordine tra le norme regionali e nazionali intervenute in questo lasso di tempo, talora con sovrapposizioni.
E su questa necessità possiamo convenire, ma cosa ci dice, assessore, sugli aumenti di cubatura previsti come premialità in caso di adeguamento sismico e risparmio energetico? Non le sembrano un modo surrettizio di scavalcare i vincoli presenti in centro storico? Niente affatto -risponde- nel testo definitivo approvato dalla Giunta non c’è nessuna premialità di questo tipo ma solo agevolazioni con riduzione dei costi.
E rivendica anche qui il metodo partecipativo con conseguente accoglimento di alcune indicazioni fornite da associazioni e cittadini. Dice che sarà così anche per la Variante del Centro storico.
Ecco che spunta la Variante del Centro storico, necessaria, a suo parere, perchè il centro storico va recuperato e riqualificato affinchè ci sia un rilancio economico della città. Purtroppo ormai i termini ‘riqualificare’ e ‘valorizzare’ ci appaiono forieri di pericoli e insidie, ma Di Salvo ci accusa di coltivare la cultura del sospetto ed è pronto ad individuare argomenti ‘convincenti’ per interlocutori che ritiene attenti alla legalità.
“Non ci saranno aumenti di volumetria, però -sostiene- nelle zone che sono centrali ma degradate (San Cristoforo, tanto per fare un esempio ..a caso) il recupero degli edifici abbandonati e/o fatiscenti è necessario “anche per contrastare la criminalità organizzata che è maggiormente presente dove c’è più degrado”.
Questo non vuol dire che si potrà fare quello che si vuole, prosegue. Saranno possibili interventi di demolizione e ricostruzione (con aumento di cubatura) solo nel caso in cui l’edificio da ricostruire (es. una casa terrana) sia già inserito tra edifici ad uno o due piani. La possibilità di sopraelevare sarà, infatti, concessa sulla base del rispetto delle alzate e delle sagome circostanti.
E’ una possibilità che farebbe diventare conveniente la riqualificazione di edifici fatiscenti abbandonati a se stessi e covo di attività illecite. Il primo passo sarà quello di realizzare degli studi accurati, isolato per isolato.
Forse possiamo davvero stare più tranquilli per quanto riguarda
il porto. Ma dobbiamo aprire molto di più gli occhi sul centro storico, degradato o meno che sia. La nuova partita potrebbe giocarsi lì.
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L’Assessore Di Salvo ed il Sindaco Bianco che lo ha nominato, se vogliono veramente salvare Catania dall’attuale disastro economico, urbanistico ed occupazionale, devono soltanto prendere atto delle passività rilevate dal Ministero sulle gestioni della Autorità Portuale e chiedere la riconsegna del porto alla città che sopporta in silenzio tali gestioni dal 1994.
Solo così una Catania ricca di monumenti, al centro del Mediterraneo, sotto il vulcano più alto d’Europa e con porto ed aeroporto attaccati, potrà avere un futuro sottraendosi dal concreto pericolo di manifestazioni popolari o peggio di rivolte.
ma non avete capito che la città è ormai rovinata? Nel 1981 è stata dichiarata ” città a rischio sismico ” ma non risulta che vi sia stata una sola denuncia per violazione delle norme poste a tutela del rischio sismico. Il rischio sismico è regolato da norme facilmente eludibili perchè basta una relazione di un ingegnere strutturista per attestare che l’edificio non corre alcun rischio sismico. Il Genio Civile rimane solo a guardare. L’ente pubblico interviene solo quando si verificano crolli e la città deve piangere i morti. Un’altra situazione grave riguarda il regolamento edilizio che si vorrebbe stravolgere per fare edificare su una casetta ad un piano un palazzo a più piani.La lotta alla burocrazia si vuole condurre in modo da eliminare ogni controllo sull’ambiente.L’approvazione di provvedimenti destinati a regolare l’ambiente, il territorio ed i beni comuni in generale non possono essere affidati al procedimento del silenzio-assenso perchè se manca il controllo democratico della collettività saranno sempre gli interessi dei cementieri a prevalere. Gli speculatori delle aree edificabili hanno fretta di riempire tutti i vuoti e di impedire che si parli di standard urbanistici.
ho seguito la conferenza dell’assessore Di Salvo sul regolamento edilizio e non credo che ci sia spazio e tempo per ben sperare. L’edilizia è l’argomento ed il settore preferito dai politici in carica e sono certa che tra ” conferenza dei servizi” ed altri marchingegni la città vecchia e quella nuova saranno devastate ancora di più per fare posto ad inutili casermoni. E’ grave poi un altro fatto e cioè la difficoltà per il cittadino di adire il TAR e fare invalidare concessioni illegittime perchè i costi sono tali e tanti da impedire che la giustizia amministrativa possa salvare il salvabile.Il Parlamento attuale ha poi ideato norme aventi carattere deflattivo della giustizia per cui il cittadino ha le mani legate e non può invocare l’intervento del giudice per impedire che concessioni illegittime vengano attuate in violazione delle leggi urbanistiche.Il carattere deflattivo delle norme dovrebbe essere denunciato dagli avvocati e dagli operatori del diritto. Ma chi interviene? Avete visto un avvocato che denuncia la incostituzionalità delle nuove norme? Avete letto di qualche avvocato che ha denunciato il Comune di Catania per non aver chiesto la demolizione di una struttura edificata da privati su una scogliera di Ognina? Non mi risulta anche se il Comune di Catania in quel caso è stato trascinato a costituirsi parte civile. Ma anche dopo la vittoria, coadiuvato da privati e da Lega ambiente , non ha mosso un dito e non ha diffidato il privato , pluricondannato a demolire ed a risarcire il danno, a dare esecuzione alla sentenza. E poi, signori impegnati nel settore dell’edilizia, avete mai seguito la giurisprudenza compassionevole della Corte di Cassazione ? E il decorso del tempo dove lo mettete? La prescrizione del reato non dovrebbe compromettere o impedire la demolizione di un manufatto abusivo edificato su area demaniale . Purtuttavia, tanti manufatti su area demaniale , realizzati su scogliere di pregio , rimangono intonsi per favorire gli interessi di volgari speculatori cui dovrebbero essere revocate le autorizzazioni non solo dal Comune ma soprattutto dal Demario Marittimo. Ma in questo settore chi ci mette piede? La DIA o l’antimafia nazionale avrebbero financo scarsi poteri.