Per Fava la musica della Città Invisibile

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Parole e musica per ricordare Pippo Fava. Mai come quest’anno Fava è stato ricordato, commemorato, invocato, da istituzioni e da associazioni, da singoli e da gruppi. Così anche nel popolare quartiere catanese di San Cristoforo il Gapa ha messo su un evento, o meglio una serie di eventi. Tra questi il concerto dei bambini dell’orchestra Falcone Borsellino. Ce ne parla Alfia Milazzo, presidente della Fondazione La Città Invisibile, che ha dato vita -insieme a Liborio Scaccianoce- a questa esperienza di educazione musicale rivolta, in modo particolare, ai ragazzi dei quartieri emarginati
Suonano il primo pezzo; è Vivaldi. Li dirige Andrea La Monica, giovane maestro italiano che da alcuni anni segue la Scuola creata dalla Città invisibile e che ha formato a Siracusa la ‘sezione fiati’.
Sono i piccoli musicisti di San Cristoforo, Librino e Zia Lisa, di Adrano, Biancavilla e Santa Maria di Licodia, e ancora di Siracusa. E sono altresì un esempio vivente di applicazione efficace del metodo del Sistema venezuelano creato da Josè Abreu che sta alla base del percorso culturale della Città Invisibile. Un percorso che utilizza la musica come strumento culturale per insegnare il rispetto delle regole, di tutte le regole, anche a chi è fuori dalla scuola, vittima della dispersione scolastica.
La Città Invisibile fornisce gratuitamente gli strumenti, i maestri e ospita i maestri venezuelani volontari che applicano il metodo in modo fedele. Non riceve finanziamenti pubblici, anche se talora sarebbe la più idonea ad usufruirne, ed è sostenuta solo da donazioni volontarie,
Il direttore spiega l’importanza di questo progetto educativo: “L’orchestra è un corpo unico composto da parti diverse, che si armonizzano perfettamente se ciascuno impara a rispettare lo stesso tempo degli altri, se si impara ad ascoltarsi a vicenda”.
Poi l’orchestra dei ragazzi dei quartieri di Catania e della sua provincia cede il passo alle parole di Fava, “quel giornalista col giubbotto di pelle e la barba nera, che amava dipingere mentre ascoltava Chopin”. E’ un articolo del 1983, poco prima che lo assassinassero: I quattro cavalieri dell’apocalisse mafiosa. Lo legge un giovane del Gapa, mentre alcuni bambini tirano fuori dal blocco degli spartiti altri fogli: sono le fotocopie del testo di Fava, un testo che ha suscitato discussioni e domande.

Suonerò più forte per Giuseppe Fava – ha dichiarato M., 11 anni, di San Cristoforo, dopo aver preso parte alle discussioni sui tre livelli di mafia- perchè noi bambini spesso a scuola ci sentiamo come foglietti bianchi senza giustizia, e lui invece i foglietti li riempiva di parole vere”. Gli occhi di M. hanno visto violenze e maltrattamenti. Prima ogni gesto della bambina parlava di voglia di fuggire, per non soffrire più, per non dover osservare certe brutali regole di vita. Ora è invece determinata a restare, convinta dalle parole di un articolo e dalle note di uno strumento.
Al termine della lettura del testo di Fava, chiedo ai bambini se hanno compreso quale fosse il ruolo dei cosiddetti “pensatori” descritti nell’articolo. Si leva dall’ ultima fila il ditino di T., 8 anni e una prerogativa che è un dono, quello di fare tante domande. Stavolta però, non chiede; ha una risposta: “I pensatori sono quelli che si nascondono nell’ombra, hanno il compito di organizzare i traffici, riciclano il denaro e decidono chi deve essere ucciso, con l’aiuto degli uccisori e dei politici”.
I nostri bambini dell’Orchestra non suonano soltanto, ascoltano, leggono e ragionano, scrivono poesie, pensieri e messaggi, usando termini che alla maggior parte dei loro coetanei sono sconosciuti. Non hanno divise scintillanti con marchi trend. E’ vero. Ma la musica prodotta dai loro poveri strumenti è come le parole di certi grandi maestri, come quelle di Fava; il lavoro e l’impegno per il raggiungimento di un risultato inaspettato , rappresentano la voce eccellente degli invisibili.
Sono loro che ogni giorno “suonano e lottano” come recita il nostro motto (tradotto da quello di Abreu, tocar y luchar). Sono loro che riusciranno davvero a cambiare in meglio la nostra città, il nostro Paese. Sarà a loro, agli invisibili della nostra scuola che prima o poi la coscienza di uno Stato rozzo, colpevole e disattento, dovrà riconoscere il merito di essere il nuovo libero modello di civiltà. L’unico che riuscirà a resistere alla barbarie e a ricostruire sopra le macerie.

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