Più crisi uguale più furti, in tutta Italia ma non nelle regioni in cui la criminalità organizzata è più presente, tra cui la Sicilia, dove sarebbe operante una sorta di monopolio dell’attività illegale.
Lo sostengono Guido de Blasio e Carlo Menon, due economisti della Banca d’Italia che hanno studiato la relazione tra il rallentamento dell’attività economica in Italia nei primi due anni di crisi (2008 e 2009) e l’intensificazione di episodi criminosi.
Incrociando le “informazioni provenienti da un archivio di dati sui bilanci sulle imprese (CERVED) e le notizie di reato pervenute all’autorità giudiziaria da parte della polizia di Stato”, sono pervenuti alla conclusione che la crisi economica ha effettivamente avuto un impatto significativo su alcune tipologie specifiche di reato.
Sono aumentati i reati che non richiedono particolari abilità criminali, come i furti, ma non quelli che richiedono maggiori competenze criminali come le rapine.
Nullo il legame tra l’andamento dell’attività economica e la diffusione di reati di tipo non economico, quali gli omicidi, i crimini violenti e quelli di natura sessuale.
Ma per noi Siciliani è interessante soprattutto la parte finale della relazione, quella che illustra l’ultima delle tabelle elaborate dai due studiosi, la tabella 8, dedicata al legame tra crisi e criminalità nelle regioni dove è più netta la presenza della criminalità organizzata, Sicilia, Campania, Calabria e Puglia.
Menon e de Blasio, pur riconoscendo, infatti, che ormai Mafia, Camorra e ‘Ndrangheta sono presenti su tutto il territorio nazionale, ritengono che il controllo sul territorio sia più pervasivo nelle regioni in cui le mafie hanno le loro “sedi tradizionali”.
E che proprio questo controllo non permetta che la crisi generi una crescita dei reati economici. Scrivono infatti:
“Dove il crimine organizzato è pervasivo, non troviamo alcun effetto della crisi economica sui crimini a carattere economico. L’assenza di effetto potrebbe essere dovuta al fatto che il peso del settore pubblico nelle regioni con criminalità organizzata è più rilevante che altrove: pertanto il settore pubblico potrebbe agire da ‘buffer’ (ammortizzatore) che riduce l’impatto della crisi sull’attività criminale”.
Questa prima ipotesi viene successivamente scartata perchè i risultati restano uguali anche dopo aver escluso i dati relativi ai ‘Mercati del Lavoro Locale’ in cui è più alta l’incidenza del settore pubblico (pubblica amministrazione, istruzione, sanità).
La seconda ipotesi avanzata dagli studiosi è che “il crimine organizzato agisca come un monopolio illegale che pone sostanziali barriere a nuovi arrivati: in aree controllate da Mafia, Camorra e ‘Ndrangheta è difficile (e pericoloso) ripiegare su attività illegali quando la riserva di ricchezza disponibile per le opportunità di guadagno legale diminuisce.”
Leggi la relazione completa in lingua inglese, “Down and out in Italian towns: measuring the impact of economic downturns on crime”
Leggi la sintesi della relazione in lingua italiana
Alla redazione del sito internet “Argo”
Gentile redazione, potreste informare i vostri lettori sull’esito amministrativo di questa vicenda descritta dal giornale “sud”, di cui non si è saputo piu nulla?
questo è l’indirizzo che contiene l’articolo, cliccare per aprire:
http://www.sudpress.it/old/politica/ennio-virlinzi-e-la-concessione-negata-anzi-no/
Vi faccio notare che l’iniziale diniego riteneva assentibbili solo interventi di carattere manutentivo o conservativo e la successiva concessione ha autorizzato il cambio di destinazione d’uso, con contestuale intervento edilizio.
Vorrei sapere se il cambio di destinazione d’uso rientri o meno negli interventi di carattere manutentivo o conservativo.
Vorrei che fossero pubblicate le valutazioni e determinazioni conseguenti dell’amministrazione, successive alla uscita dell’articolo sul giornale, suindicato.
Osservo che i lavori della palestra di via messina non sono mai stati sospesi, neppure per il tempo per verificare la regolarità amministrativa, a seguito dei rilievi del giornale “sud” (basta un vizio di rilievo amministrativo per la revoca della concessione).