Una sfilata di moda, con relativa premiazione, ha concluso -lo scorso anno- il laboratorio di sartoria organizzato al Gapa per le donne di San Cristoforo. Quest’anno il corso è alla sua seconda edizione, le donne che lo frequentano sono aumentate di numero e si ritrovano, per tre ore settimanali, attorno ad Antonella Motta, sarta del quartiere, che mette a disposizione le proprie competenze e la propria esperienza.
Ce lo racconta Marcella Giammusso, sul numero di aprile de I Cordai, in un articolo intitolato “Le ‘compagne’ della sartoria”, con foto di Paolo Parisi.
“Le signore vengono in sede, tirano fuori dalle proprie borse le stoffe, tagliano i capi, imbastiscono, cuciono, provano, riprendono le cuciture, allargano, stringono”, scrive Giammusso.
Con l’aiuto della loro ‘maestra’, le donne acquisiscono nozioni tecniche e pratiche utili per confezionare abiti per sé e per la propria famiglia o per iniziare una piccola attività economica lavorando per altri.
Fanno però, soprattutto, un’esperienza di incontro e di solidarietà. Hanno trovato un ambito accogliente in cui possono parlare di sé e dei propri problemi, raccontare le proprie esperienze, spesso difficili (“senza piangersi addosso” come scrive Marcella), ricevere consigli e sostegno.
Sono infatti donne che hanno “un ruolo pesante che non viene mai riconosciuto, ma che viene sempre portato avanti con responsabilità, forza, volontà”. Si occupano della casa, del marito, dei figli e spesso anche dei nipoti, si fanno carico degli anziani e -in caso di necessità- provvedono esse stesse a mantenere la famiglia sbracciandosi e facendo qualsiasi lavoro, anche il più umile.
Tra loro ci sono signore mature, giovani mamme e ragazze (due sono anche laureate).
Sono motivate dal fatto che potranno sfruttare -anche solo cucendo gli abiti per se stesse- le abilità che acquisiscono e sono contente di aver trovato altre donne come loro con cui “intrecciare rapporti di amicizia e solidarietà attraverso la concretezza di un’attività manuale”
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